Essere diversi è sempre stata vista come una cosa da nascondere, da condannare, se un individuo era diverso allora quell'individuo era un reietto della società. Non era più una persona, era un essere al di sotto di un animale, un non-umano.
Ma quando ciò che conosci come "diverso" diventa differente, in un'evoluzione che porta il mondo a modificarsi, la paura si fa sempre più opprimente.
La paura conosciuta diventa paura sconosciuta.
A volte mi fermo a pensare come da bambina mi sedevo all'ingresso della foresta che si trovava davanti a quella che per i primi anni della mia infanzia ho chiamato casa e, giocando con i riccioli d'erba verde, osservavo l'oscurità che si annidava nella profondità degli alberi, dove il silenzio faceva da padrone ad una vastità infinita.
A quell'età quello era il mio concetto di paura, così semplice ed elementare che a volte mi domandavo se quello che sentivo davvero era realmente paura o curiosità, mi domandavo come qualcuno potesse essere così pietrificato dalla paura da dimenticare completamente sé stesso. In quella parte della mia vita, il luogo buio era per me, l'unica espressione concreta della paura e che a quel tempo sembrava insignificante.
Un luogo oscuro e indefinito non sembrava tanto terrificante rispetto al mondo esterno.
Da bambina avevo paura del buio. Da grande ho imparato che il buio non è un luogo, ma è ovunque e che i veri mostri sono quelli che riflessi nello specchio.
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