La casa in riva al lago

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Il documento, lasciato alla reception dall'affascinante viaggiatore e in attesa di essere regolarmente registrato, aveva svelato alcune importanti informazioni: l'uomo brizzolato, seduto di fronte a lei, arrivava da Roma, era un medico e si chiamava Alessandro Alessandrini. Il dottor Alessandrini era l'unico cliente presente nella struttura; infatti, durante la stagione invernale, il B&B rimaneva chiuso.

Nei mesi di gennaio e febbraio, Marina non accettava prenotazioni. Aveva così modo di accordare a Luisa, la ragazza che le dava una mano nella bella stagione, un periodo di meritato riposo. Le due donne si sarebbero riviste alla riapertura della struttura, solitamente prevista per le festività pasquali. Lei, Marina, non avvertiva il bisogno di spostarsi da nessuna parte, preferiva starsene tranquilla a godersi la pace della stagione che più amava. Per lei, l'austero inverno, significava quietudine interiore e serenità. Lunghe passeggiate sulla riva del lago, ammirando lo spettacolo del paesaggio che la circondava, era una sensazione talmente piacevole da farla sentire come un palloncino. Leggera. Un'armoniosa unione con se stessa. Riusciva anche a dimenticare il passato e tutto quello che il vortice degli eventi le aveva procurato.  Amava rincasare con il volto arrossato dal freddo, togliere le scarpe pesanti e sistemarle vicino alla stufa a legna, posizionata in cucina, per asciugarle e riscaldarle. 

Passava le giornate pigramente, di mattina a camminare, il pomeriggio a deliziarsi davanti al caminetto con il calore corporeo di Iris sulle ginocchia. Ecco perché non permetteva a chicchessia di disturbarla in quei due mesi che considerava sacralmente intimi e incontaminabili. 

Da quando Iris aveva assunto il dominio assoluto ed esclusivo dei cuscini, delle sedie e delle comode poltrone in velluto, quelle sensazioni si erano amplificate, con conseguente soddisfazione di entrambe. 

 Quello stato di cose, riassumibile alle sue percezioni emozionali, non le aveva impedito di rispondere alla e-mail ricevuta qualche giorno prima, nella casella di posta elettronica del sito dedicato al suo Bed & Breakfast. Nella breve missiva, il dottor Alessandrini, richiedeva, con garbo e gentilezza, di poter soggiornare presso la graziosa località turistica per motivi di salute. 

A Marina, in molti anni di attività, non era mai successo di avere rinunciato a quel periodo di meritato riposo. Nemmeno quando alla porta si erano presentati avventori di passaggio, infreddoliti e affamati aveva concesso una, seppur breve, sosta. La sua non era scortesia o inospitalità, semplicemente voleva starsene sola e in santa pace. Ma, leggendo le parole perfettamente allineate e composte della lettera, istintivamente aveva provato simpatia per lo sconosciuto che le scriveva da Roma. Adorava la capitale. Confermò, senza indugi, sospinta da piacevoli percezioni, la prenotazione per il giorno 21 gennaio 2018. Una domenica.

Quell'uomo la incuriosiva, il suo stare solo, la sua elegante postura, il modo di cambiare espressione, quello sguardo magnetico e intelligente. Quell'insieme armonioso, visibile ai suoi occhi, aveva sortito su di lei un inaspettato, quanto gradevole, stato d'animo. Ne era attratta. Da molto tempo non le succedeva di sentirsi così frivola.

La donna, dopo una lunga e tormentata storia d'amore, aveva giurato a se stessa di non volere avere più nulla a che fare con gli uomini. Si era ritrovata infine sola ma, fino a quel momento, non aveva  sentito il desiderio di una nuova passione, di una nuova relazione. Si era abituata ai silenzi e alla solitudine: tutto sommato stava bene così. Non era più una ragazzina, si era trovata a condividere le sue giornate con una maturità arrivata quasi all'improvviso, una vecchiezza che l'aveva raggiunta precocemente quando i suoi genitori erano volati in cielo lasciandole quella casa rustica sulle sponde del lago. Una posizione incantevole. Da allora si era completamente tuffata nel lavoro. Con anima e corpo aveva ristrutturato la cascina di sassi ricavando nel sottotetto due spaziose camere matrimoniali. Aveva così scoperto in lei attitudini imprenditoriali da accostare alla passione per la preparazioni di dolci e marmellate: focacce, torte e altre prelibatezze da offrire ai suoi ospiti.

 Basta uomini, si era detta un giorno, mentre osservava le acque calme del "suo" lago. Basta soffrire per amore. Ma doveva ammettere che Alessandro era riuscito a scuoterla da quella specie di letargo sentimentale. 

Stavano seduti uno di fronte all'altra, quel pomeriggio di una fredda giornata di gennaio. Il bagliore del caminetto acceso si confondeva con le pennellate rossastre di un tramonto da ammirare oltre la finestra. 

- Dottor Alessandrini, le andrebbe un tè con una fetta di torta alle mele?

L'uomo abbassò il giornale riservando a Marina un sorriso complice.

- Se è opera sua non posso rifiutarmi e, la prego, mi chiami Alessandro.

La sera, improvvisa, era scesa a oscurare ogni cosa, fuori, nel gelo immobile di un inverno più freddo del solito. Marina, dopo avere aggiunto qualche ciocco per ravvivare il fuoco, lasciò Alessandro dirigendosi nell'accogliente cucina a preparare la bevanda, l'acqua era già pronta nel bollitore collocato, fin dalla mattina sulla piastra della stufa. Nel prendere la zuccheriera rimase a fissare il barattolo di pillole. Piccole pastiglie che avevano il compito di tenerla tranquilla. Una al giorno era sufficiente. L'intero flacone sarebbe stato letale. Tornò poco dopo con il vassoio, il tè profumato alla vaniglia e due fette della torta che meglio le riusciva: mele e pinoli!

 Iris, nel frattempo, si era acciambellata ai piedi dell'uomo espandendo con grande generosità le sue fusa. L'atmosfera, resa particolarmente accogliente e suggestiva dal calore del fuoco, era adatta per interrompere ogni formalità. Marina voleva sapere cosa avesse spinto Alessandro a percorrere più di seicento chilometri per raggiungere le Dolomiti, e il lago di Santa Croce.

 In pieno inverno. Con parecchi gradi sotto lo zero, molti negozi chiusi e nemmeno un'anima viva in giro.

- Domani festeggerò il mio compleanno. Ha preparato questa deliziosa torta per me?

Marina rise talmente forte che Iris si svegliò guardandola con disapprovazione.

- Lo confesso, sapevo del compleanno, controllando il suo documento non ho potuto non notarlo. Le chiedo scusa per la mia sciocca curiosità.

Marina sorrise maliziosamente sorseggiando il tè. Abbassò lo sguardo, forse arrossì.

Tra loro scese nuovamente un silenzio ovattato, pregno di attese. 

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