Il cerchio sta per chiudersi

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Un nuovo giorno era iniziato nell'incantevole paesaggio innevato. Il lago appariva come una perla opaca incastonata tra le Alpi, imponenti e immacolate. Il dottor Alessandrini si apprestava a festeggiare il suo compleanno in quel luogo fiabesco. La notte appena trascorsa non era stata tranquilla: nella sua mente i drammatici discorsi della sera precedente si erano rincorsi tempestosi, turbando sonno e pensieri. 

Una passeggiata nella neve, forse, avrebbe sortito un effetto calmante e gli avrebbe permesso di riordinare le emozioni che lo avevano assillato notte tempo. Liberarsi di quel pesante fardello, di quel ricordo sovrastante, era stato l'epilogo di una lunga attesa.  Si sentiva finalmente prosciolto, sollevato da un peso divenuto quasi insopportabile. Doloroso. Ed  era giusto che l'unica parente  in vita fosse stata messa al corrente di quell'episodio.

Il bussare alla porta lo distolse dai pensieri, e da quel piccolo progetto mattutino ancora da attuare.


- Buongiorno dottore. Per colazione cosa desidera? Ho preparato dei croissant alla marmellata oppure gradisce un tè con biscotti fatti in casa? 

- Buongiorno a lei... Tè e biscotti, grazie.

Il volto di Marina appariva stranamente sereno, il tono della voce gentile, suadente. La persona che gli stava di fronte non aveva nulla a che fare con la donna che la sera prima gli si era scagliata contro, lanciando un piatto e urlandogli in faccia tutta la sua rabbia, il suo disprezzo.


- Finisco di vestirmi e scendo... ehm... Marina, dopo colazione vorrei fare una camminata. Questa notte non ho chiuso occhio, ho ripercorso attimo per attimo, cercando di ricordare anche un solo piccolo particolare di quella sera, e mi è venuto in mente una cosa che mi era sfuggita. Credo possa essere importante per chiudere il cerchio.

Scese al piano terra, un buon profumo di tè, caffè e biscotti lo accolse assieme ai miagolii di Iris.

- Questa mattina la vedo più rasserenata, ne sono lieto...

Marina abbassò lo sguardo, un lieve rossore animò le sue guance.

- Le chiedo scusa per ieri sera, mi sono lasciata prendere dalla rabbia, credo, spero, lei possa capire il mio stato d'animo...

- Ma certo che capisco! Marina, la sua reazione è stata del tutto comprensibile. Mmm... questi biscotti sono davvero deliziosi; ho fatto molti chilometri ma ne è valsa la pena, naturalmente, non solo per i biscotti.

- Grazie, sono felice siano di suo gradimento... Alessandro, oggi è il giorno del suo compleanno. Tanti auguri.

Avrebbe voluto posare le sue labbra sulla guancia rasata di fresco e profumata da un ottimo dopo barba. Verso quell'uomo provava sentimenti contrastanti. 

Marina, calmati.

- Grazie, un compleanno devo dire un po' strano.  La mia confessione è stata molto sofferta, naturalmente mi aspettavo una reazione forte da parte sua, ma era giusto che sapesse cosa fosse successo a sua sorella. Senta Marina, come le dicevo vorrei fare una camminata, le va di accompagnarmi?

- Veramente avrei da riordinare e scendere in paese per fare la spesa ma... sì, va bene, così potrà raccontarmi di quella cosa che non l'ha fatta dormire.

Il cielo grigio prometteva ancora neve. L'uomo e la donna camminavano uno di fianco all'altro nel silenzioso, incontaminato, candido, paesaggio lacustre. Una spessa lastra di ghiaccio copriva la superficie del lago avvolto dalla natura silente. Immobile.
I loro passi sulla neve lasciavano immacolate impronte.

- Dove stiamo andando? - Chiese Alessandro

- Mi segua, la porto a vedere un posto...

Il sentiero che costeggiava il lago era stretto, a tratti ghiacciato. Alessandro seguiva Marina cercando di mettere in ordine le parole che aveva in mente.

La strada sterrata e ghiacciata iniziava a inerpicarsi sul fianco della montagna. L'uomo, non abituato alle salite, con il fiato corto, iniziò a rallentare il passo. 

- Manca ancora molto? Ehm... non sono molto allenato...

- Forza, siamo quasi arrivati, mi dia la mano.

Marina aveva una presa sicura, la mano, nonostante la temperatura attorno allo zero era calda, Alessandro avvertì la pelle morbida e un senso di benessere lo pervase.

- Ecco, siamo arrivati. Guardi che panorama! Mia sorella amava salire fin quassù, mi diceva che da qui le sembrava di toccare il cielo con un dito. Era felice.  A lei piaceva guardare il lago da lontano. Non ha mai fatto il bagno, diceva che l'acqua le sembrava torbida e ne aveva quasi timore.

Alessandro ebbe un fremito.

- Marina, perché "era"? Mi sembra di avere capito che di Elisa non avete saputo più nulla. Quindi perché ne parla come se Elisa fosse morta? Un rapimento non è un omicidio.

La donna lo guardò con un'espressione che Alessandro non riuscì a definire. In quello sguardo chiaro vi lesse un profondo smarrimento. La donna iniziò a tremare. A balbettare.

- Io... io la ricordo bene mia sorella, lei... lei era buona con tutti. Solo con me era cattiva e allora la picchiavo ma... ma ... la mamma mi sgridava se... sempre...

- Marina, sono un medico, lei non sta bene, è pallida. Forse è meglio se rientriamo.

I segreti del LagoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora