Jisung aveva intrappolato il ponte del naso tra due dita, per la frustrazione.
«Non finché non mi dici cosa c'è» dal canto suo, Minho era tranquillamente appoggiato al muro, con le braccia incrociate al petto e gli occhi fissi sulle spalle dell'altro ragazzo, che invece camminava inquieto per la stanza.
«Ti ho già detto che non è niente» aveva ripetuto il biondiccio, ma era come parlare al vento. «Se non fosse niente non mi staresti evitando da una settimana?»
«Dio, non ti ho mai evitato, è una tua impressione» sospiró Jisung. Il maggiore lo guardó ancora, pensando per un lungo istante.
Non era un'impressione di Minho, e lo sapevano benissimo entrambi. Ma Jisung non avrebbe parlato, perché nemmeno lui sapeva davvero giustificare il perché era da una settimana che cercava di stare lontano dal più grande. Cioè lo sapeva, ma non poteva spiegarlo, non ne sarebbe stato capace.
«Guarda, se è perché ti ho battuto alla challenge di Mnet, non devi prenderla così sul pers-»
«Minho, che cazzo, non c'entra nulla, vattene»
Il suo tono era diventato più duro, questo per un decimo di secondo fece stringere il cuore del moro. Ma soppresse subito quella fitta.
Un gioco di luci che filtravano dalla strada notturna, era tutto quello che illuminava la stanza del minore. Riflettevano sulla parete e su Minho, quel raggio azzurro che rendeva la visuale di Jisung surreale: Minho ai suoi occhi era fin troppo bello per esistere, in quel momento in particolare.
«Oh, all'improvviso dimentichiamo gli onorifici?» eccolo, quel mezzo sorriso schietto. Il moro aveva lasciato le braccia cadere lungo i fianchi, ed il biondo gli aveva lanciato un'occhiataccia, tornando subito a dare attenzione alla finestra.
«Esci e finiscila» sbuffò quest'ultimo.
«Dai, non è una novità che io sia più bravo di te a ballare» il moro si avvicinó tranquillamente a Jisung, facendo per posargli una mano sulla spalla «non serve ch-»
«Minho fottiti»
Non ci vide più. Jisung si girò di scatto, interrompendo il suo hyung e spingendolo con forza contro la parete. In meno di un attimo, gli bloccó i polsi al muro, e fiondó le labbra sulle sue.