Ero in cima alla stessa collina dove, ieri, ero stata con Chris. Il paesaggio era il medesimo. Meraviglioso.
Ma, questa volta, non eravamo seduti ad ammirarlo. Davanti a me si presentava una scena a dir poco agghiacciante: mia madre spingeva giù dal burrone Chris, e lui moriva.
E lei, invece di scusarsi o cominciare a piangere, si metteva a ridere. Una risata cattiva e colma di malvagità.
E, quella risata, riecheggiava nelle montagne, portata dal vento forte di Scozia, e nella mia testa come un martello pneumatico.
Quella risata. E io urlavo, urlavo, urlavo fino a quando la mia voce non scomparve e si esauri'.
Sussultai e mi rizzai a sedere sul letto, inspiegabilmente, sudata dalla testa ai piedi.
Il mio respiro era terribilmente irregolare e, il mio viso madido di sudore.
Ero consapevole che tutto ciò fosse stato solo un incubo, eppure era sembrato così terribilmente reale.
Mia madre, ne ero convinta, non sarebbe mai stata capace di compiere un'azione del genere. Era davvero troppo anche per lei.
Un batuffolo dal pelo grigio salto' sulle lenzuola e, prese a far le fusa.
Così lo accarezzai sul pancino e le orecchie piccole e soffici.
Lui, in tutta risposta, mi leccò il naso ed io gli baciai il musetto affettuosamente.
Adoravo il mio gattino Shawn.
Lo avevo chiamato così quando avevo sentito per la prima volta, la canzone "Stitches" di Shawn Mendes e, da quel giorno, lui era diventato il mio cantante preferito.
- Scema, sbrigati, non voglio arrivare tardi alla festa organizzata dal ragazzo piu' figo di tutta la scuola!- urlò irritata, Emily.
- Ok, okay, arrivo!- mi affrettai a rispondere.
Mi feci una calda doccia, mi acconciai i capelli in un'alta coda di cavallo ed indossai un vestito rosso con scollo all'americana, lungo fino alle ginocchia, e un paio di décolleté rosse dal tacco basso.
Applicai una leggera sfumatura di rossetto color fiamma.
Quando scesi le scale, trovai Emily già accanto alla porta, pronta nel suo vestito viola con lo scollo a cuore e nelle sue scarpe con i tacchi spessi e neri. Aveva in mano una pochette che si abbinava perfettamente al colore delle scarpe e, solo in quel momento, mi ricordai di dover prendere anch'io la mia.
Dopo poco uscimmo, e dopo una mezz'ora passata a girovagare per la città, trovammo il fantomatico pub dove si sarebbe tenuta la festa.
Entrammo e tutti gli sguardi dei presenti si posarono, all'improvviso, su di noi. Dovevamo essere eleganti, pensai, perché mai nessuno mi aveva guardata così intensamente.
Poi, persi mia sorella in mezzo alla folla e, dopo parecchi minuti passati a cercarla, mi arresi definitamente.
Mi feci spazio tra la folla di ragazzi diciassettenni, di cui molto già ubriachi, con molta fatica, ma poi riuscì a trovare una sedia libera davanti al bancone delle bibite.
- Un Martini, grazie- ordinai al cameriere e lui, in men che non si dica, mi portò un minuscolo bicchierino con all'interno un leggero strato di liquido rossastro.
Lo bevvi tutto d'un sorso.
Ad un tratto mi vennero in mente tutti i momenti passati insieme a Chris, tutti i sorrisi e le risate, ed ora lui mi aveva dichiarato il suo amore, ed io ero stata zitta.
Non avevo detto nulla, né che lo amavo anch'io, né che non lo amavo.
E lui aveva tratto le sue conclusioni, autonomamente: lui era convinto che, per me, il nostro rapporto era solo una grande amicizia e che io non provassi nessun sentimento che andasse oltre a ciò.
Ma, non era vero. Io lo amavo.
Ma lui questo non lo sapeva, ed ora stavo male nel vederlo avvinghiato ad una delle solite oche, mentre si baciavano in modo poco casto.
Ma, come al solito, era tutta colpa mia. Ero stata io a non dire nulla.
E ora, era giusto che soffrissi.
In quel momento desiderai così ardentemente di essere al posto di quella ragazza. Purtroppo, non era possibile, però.
Una voce familiare mi riscosse dai miei tristi pensieri, proprio in quell'istante.
- Hey, Maddie, ti sta piacendo la festa?-
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Like A Flame (My Original Story)
FanfictionMadison McGregor era una ragazza dimenticata da tutti. La sua più grande passione era osservare, che osservasse persone o oggetti poco importava. Madison sorrideva spesso, ma sotto quel meraviglioso sorriso, nascondeva misteriosi e terribili segreti...