Chapter three

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LOUIS

La cena stava procedendo al meglio: sapevo che Harry non aveva delle grandiose condizioni economiche, ma sua mamma aveva fatto di tutto per rendere l'atmosfera il più gradevole possibile ed io lo apprezzai tanto, così come anche Harry. Probabilmente lui aveva già accennato qualcosa alla madre riguardo a noi o comunque a quello che fino ad adesso c'è stato, mentre io avevo rifilato ai miei una delle mie bugie più innovative per permettermi di essere qui. Mio padre sapeva del mio orientamento, anzi, fu proprio lui a scoprirlo, senza che io gli dicessi niente e non l'aveva mai accettato. Aveva sempre cercato di farmi star lontano dai 'riflettori' per evitare che uscisse questo dettaglio: quand'ero piccolo la gente non si interessava molto di me, mentre adesso tutti volevano sapere o conoscere il figlio del 'mitico Tomlinson' e facevano a gara per riuscire a farmi un intervista o per farmi partecipare a degli eventi; ma finora nessuno c'era riuscito. Mio padre mi comandava e mi proteggeva come se fossi qualcosa di suo, esclusivamente suo: aveva paura che la gente sapesse di questo mio orientamento sessuale, aveva paura di rovinare la sua carriera; insomma, si vergognava di me.
-Vuoi ancora qualcosa da mangiare?- La voce di Anne risuonava per tutta la piccola stanza; era così graziosa.
-La ringrazio, ma ho davvero mangiato troppo e la cena è stata davvero ottima.- Sorrisi.
Anne arrossì, per poi accarezzarmi una guancia: gli creava imbarazzo avere un Tomlinson in casa.
Appena Harry mi presentò a lei, sbiancò, chiedendomi di ripeterle il mio cognome più e più volte; ciò mi fece capire che lui non le aveva detto praticamente niente di me e non so se sia più un bene che un male. Quando finalmente accettò il fatto di avere il figlio di Alexander a casa sua, iniziò addirittura a darmi del lei, come se fossi una specie di divinità scesa in terra; ma ovviamente gli dissi subito di trattarmi come una persona normale, anche perché io ero normale; mio padre era famoso, io non ero niente. Oltre alla madre, c'era anche Gemma alla cena ed anche lei era veramente gentile, inoltre sembrava una versione di Harry al femminile; il padre era assente e, da quel poco che ho saputo riguardo all'idea che Harry aveva di lui, penso che sia stato solo un bene.
-Ti va di venire in camera mia, Lou?- Fu Harry questa volta a parlare ed io ovviamente annuii: era da tutta la sera che aspettavo di stare un po' da solo con lui. Ringraziai nuovamente la madre e mi alzai dal tavolo, salutando anche la sorella che mi sorrise, arrossendo leggermente. La casa di Harry non era assolutamente grande, così dovetti solo attraversare un piccolo corridoio per raggiungerla. Appena entrai notai subito il grande caos presente: vestiti, libri ed altri oggetti erano posti a caso per tutta la piccola superficie della camera mentre in ordine c'erano solo una serie di modellini di aeroplani, poste sopra a delle mensole di legno vecchio.
-Ti piace volare?- bisbigliai non appena Harry si buttò sul letto, invitandomi a sedermi accanto a lui.
Appena mi accolse tra le sue braccia, riuscì a darmi una risposta.
-Ho sempre amato volare.- Un sorriso comparve sul suo viso, mostrandomi per la prima volta le sue fossette che lo rendevano ancora più carino.
-E riesci a pilotare un aeroplano?- chiesi continuando a fissare i vari aeroplanini ed inclinando leggermente la testa di lato.
La sua presa si fece ancora più forte e con un dito condusse il mio viso all'altezza del suo, in modo da riuscire ad incontrare i miei occhi.
-Sai, io so farlo da quando avevo nove anni.- sorrise -sembrerà strano, ma fu proprio mio padre ad insegnarmelo. Abbiamo un piccolo aeroplano nel campo e ci passo delle ore sopra a quel coso, mi fa sentire libero.-
Non avevo perso nessuna parola del suo discorso; ma lo spettacolo delle sue labbra che si muovevano sotto i miei occhi, mi aveva portato ad avvicinarmi a lui, accorciando sempre più le distanze. Ora millimetri ci dividevano, eppure nessuno faceva quel passo in più.
-Sto studiando per diventare un Marines, per guidare un aereo di guerra; per salvare le persone.- bisbigliò tra le mie labbra, lasciandomi alquanto stupito. Amavo il fatto che Harry si stesse confidando con me, che mi stesse raccontando le sue passioni mentre le nostre labbra si sfioravano dolcemente; ma l'idea di un Harry in guerra, mi spaventava.

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