Pensieri in fumo.

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Amy sembrava una clandestina in casa sua.

Era sul balcone della cucina con la sua Camel tra le dita, accesa e fumante, lì per lei. La portava alla bocca, aspirava con gusto e rilasciava una nuvoletta di fumo. Sapeva bene che non poteva fumare, non in casa almeno, ma era un pomeriggio noioso e i genitori erano usciti. Scrutava la strada sotto ai suoi occhi, a destra e a sinistra, sperando che non sarebbero rientrati così presto. E intanto pensava, perché le piaceva fumare e pensare, erano due vizi che non potevano esistere separati. Iniziò a pensare alla sua vita, a che punto era arrivata: 21 anni, con una bella relazione sul cuore, ancora a casa dei genitori e con un futuro incerto e nebuloso. Un po’ come quel fumo che le usciva dalla bocca, così velocemente i suoi pensieri le correvano per la mente, scappando l’uno dall’altro e lasciando posto a considerazioni nuove dallo stesso punto di vista. E una sola domanda: come avrebbe potuto cambiare la situazione?

"Le opzioni ci sarebbero" pensava con lo sguardo rivolto al cielo azzurro "ma ne ho così tante e così incerte che non saprei se buttarmi o meno." Un sospiro fece abbassare il suo sguardo verso il balcone e il caos che regnava su esso: piante, piantine, fiori, spazzatura, giornali vecchi e chi più ne ha più ne metta.

"Che casino!" era il suo unico pensiero sconsolato davanti a quel magazzino vedre di suo padre, un uomo col pollice verde e la poca capacità organizzativa per quel piccolo spazio in cui era difficile passare senza calpestare qualcosa. "Prima o poi metterà in ordine?"

La sigaretta, sua fedele amica, stava per finire. Le ultime boccate di vizio se ne andarono rapidamente e dovette fare i conti con la realtà: il suo tempo per pensare con calma era terminato. Così buttò il mozzicone dal terzo piano, che cadde sulla strada, prese il profumo e le lo spruzzò sul collo e sulle mani, poi prese un cicles dalla tasca e iniziò a masticarlo: era così che copriva la puzza di fumo, che nascondeva il suo piccolo vizio. Raccolse ciò che aveva lasciato in giro e rientrò in casa.

Lasciò il profumo e l’accendino nella sua borsa nera e si diresse a passi svelti verso il bagno. Si guardò allo specchio: gli occhi marroni e stanchi, alcuni capelli raccolti in una mezza coda e quelli che rimanevano liberi se ne stavano sulle sue spalle, sfumando da un castano scuro in punte sempre più chiare. Non si piaceva molto, voleva cambiare ogni volta che guardava il suo riflesso. Ma come si fa a cambiare se nella vita non hai ancora trovato la tua strada e sei bloccato nel limbo dei ‘precari’?

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