Eppure Amy non era una precaria, una di quelle che si sentono alla tv. Lei un lavoro ce l'aveva, ma con quel lavoro non poteva andare da nessuna parte. Con quel misero stipendio da 250€ al mese non poteva permettersi di prendere il volo e diventare indipendente: sì, poteva comprare quella maglia o quella gonna che aveva visto in una vetrina in centro; sì, non chiedeva più i soldi ai genitori; sì, poteva fare cosa voleva, ma ciò che desiderava davvero non poteva farlo.
Lei sognava un appartamento e un gatto, una macchina e la libertà di scegliere l'arredamento che voleva: lei sognava in grande avendo il portafoglio stretto. Non si sentiva molto appagata lavorando solo in quel soffocante centro commerciale, in quei pochi metri quadrati recintati da finte nuvole alte un metro e ricoperti di tappeti di gomma e un playground per i bambini, e in mezzo a colori e bambini e "maestra, quel bambino mi ha detto che..." e i genitori che non vogliono pagare la permanenza dei loro figli, per quell'euro che chissà che differenza vuoi che faccia nei loro portafogli. Lei nell'Area Bimbi ci stava bene, certo, ma non era con quel lavoro che sarebbe andata avanti con la sua vita. Amy voleva di più.
E non si aspettava che quel "di più" sarebbe arrivato dopo pochi mesi che era entrata nel mondo del lavoro.
Era da un mese ormai che spulciava ogni tipo di offerta di lavoro che trovava sui siti internet e consegnava curriculum in mani di chi le avrebbe detto l'ennesimo 'no'. Sembrava sconsolata davanti alla situazione in cui si trovava: con un lavoro poco retribuito e una gran voglia di evadere da casa.
Un giorno arrivò in area Paolo, il padre di un bambino che veniva con piacere a giocare con Amy, e spesso si fermava a chiacchierare con la ragazza.
-Ma hai solo 'sto lavoro?- chiese Paolo ad Amy, con uno sguardo curioso e firmando il foglio d'entrata del figlio.
-Sì, anche se sto cercando altro. Sono qui solo per tre giorni a settimana e ho così tanto tempo libero che vorrei fare anche qualcos'altro...
-Sai fare la cameriera?
Quella domanda lasciò dubbiosa Amy:- No... Ma so imparare in fretta ogni tipo di mansione!
Paolo tirò fuori dalla tasca della giacca un foglietto e glielo porse, lasciando la ragazza senza parole. Sopra solo un nome, un numero e una parola: "catering".
-Chiama questo numero, digli che hai bisogno di lavorare e che non hai esperienza. Ha bisogno di cameriere, ti prenderà di certo!
La sicurezza di Paolo era spiazzante ed Amy non poteva fare altro che sorridere e ringraziare, e rigirava tra le mani il biglietto da visita con gli occhi luccinanti.
-Grazie davvero!
Amy nascose il biglietto nella borsa e un paio d'ore dopo, alla chiusura dell'area, lo tirò fuori e compose il numero sul suo telefono. "Chiama".
Biiip... Biiip...
-Pronto?
Un breve sospiro e la ragazza prese fiato per iniziare con la sua parlantina sciolta e il suo piccolo discorso preparato poco prima.
-Signor Enzo? Salve, mi chiamo Amy... Ho saputo che ha bisogno di cameriere e...
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Nessuno come me.
General FictionQuesta è la storia di Amaranta, chiamata anche Amy, una ragazza che porta sulla testa una storia particolare, avventure e disgrazie, dubbi e risposte concrete. Amy affronta la vita tra un bivio e una scelta ben pensata, affiancata da un'amore da rom...