occhio di zaffiro

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Dopo aver perso Claire, Damien non aveva più voluto riprendere il mare; nelle lunghe notti vagava con i suoi tormenti per le taverne di Adeà.
Camminando per un vicolo, illuminato da un opaco riflesso di un malandato lampione, sentì un miagolio disperato che proveniva da un angolo. Fece spallucce e stava andando via quando ebbe l'impressione che quel miagolio fosse un pianto.
- Claire... - scosse la testa, - è un'illusione.
Ma rassegnato perché non riusciva a sottrarsi a quel richiamo, si addentrò nella penombra.
Era un gatto che raccolse e che lo fissò con un occhio color zaffiro e l'altro grigio, - il colore dei suoi occhi... - non concluse il pensiero che si materializzò un'ombra dalla forma umana.
Damien era incapace di muoversi mentre gli veniva  incontro, così fece un sospiro pensando che finalmente era arrivato il momento tanto anelato. Erano uno di fronte all'altro, il capitano si perse nel vuoto nero di quelli che dovevano essere i suoi occhi. Il sangue rallentò il suo percorso, mentre il gelo lo invadeva lentamente, sentiva se stesso svanire, la sua anima veniva risucchiata in quel vuoto senza tempo e spazio. Percepiva il suo corpo come un tronco di un albero maestro spezzato; era allo stremo, nulla aveva più senso. Non poteva ribellarsi, in fondo non voleva.
Poi in un attimo gli eventi precipitarono: un tocco leggero sulla spalla e una voce, a tono di ordine che lo chiamava, distolse una parte di lui dal vuoto, mentre un'altra vide al suo fianco Claire.
" Strano", pensò, " l'ho tanto cercata e ora che sto per morire, eccola! Allora è proprio giunto il mio momento".
Osservò che non era più come la ricordava: i lunghi capelli avevano una colorazione azzurrognola, anche se i suoi occhi grigi erano gli stessi e risaltavano sul viso scarno come le sue labbra cremisi.
- Claire de Marì, - sospirò - dove sei stata in tutto questo tempo?
- Sempre vicino a te.
Damien sorrise sardonico.
- Allora devo essere proprio cieco perché non ti ho mai vista.
- Hai sentito il richiamo del gatto.
- Claire de Marì non sei cambiata...
Una fitta dolorosa alla tempia gli fece perdere il filo del discorso; la toccò e la mano passò attraverso il cranio. Si concentrò per un attimo su quello che stava accadendo davanti a lui.
- Cosa stavo dicendo?
- Che non ero cambiata e la puoi dire quella parola, - sorrise al suo sgomento, - è vero mi è rimasto quel senso ironico di vedere la vita, ops! La morte.
- Ma se sei morta e ti vedo, questo vuol dire che sei venuta a prendermi...
- Sei solo preda di un cacciatore di anime. Si sta nutrendo della tua disperazione. Quando avrà finito, sarai come un fiore avvizzito.
- Se è il prezzo da pagare per ricongiugerci, va bene.
- Damien se ora muori, saremo separati per sempre... c'è una possibilità...
Gli sfiorò le labbra con le dita ossute.
Il capitano sentì un urlo nascergli dalle viscere che disitegrò l'ombra, insieme al lampione.
Nel vicolo scese il buio.
- Ti aspetto al castello...
Il gatto miagolò.

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