Capitolo 4: Pensieri alla griglia

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- Jo
 
“Che il primo barbecue di questo ritiro abbia ufficialmente inizio!” gridò il coach Ukai, brandendo la paletta per girare la carne come se fosse una spada “Mangiate quanto volete, c’è cibo per un intero esercito” 
 
Non appena l'allenatore della Karasuno diede il via libera, i ragazzi si avventarono sulla griglia come se non mangiassero da settimane. 
 
“Santo cielo, un po’ di contegno, ragazzi!” li riprese Takeda, venendo bellamente ignorato. 
 
“Tu hai già preso due costine e quattro pezzi di bacon, ti devi levare!” gridò Nishinoya, cercando inutilmente di scacciare un irremovibile Bokuto dalla griglia. 
 
Il capitano della Fukurodani fece un sorriso sornione, riempiendosi il piatto con altri pezzi di carne e contorni vari: “Io sono il triplo di te, Yuu-chan. Ho bisogno di mangiare parecchio per rimanere in forze” 
 
Noya stava per rispondergli a tono con delle frasi poco carine, quando Akaashi fece il suo provvidenziale ingresso nella conversazione. 
 
“Bokuto san” disse placidamente “Rimetti giù quei pezzi di carne in più. Va bene che il coach Ukai ha detto che c’è cibo a volontà ma se tutti iniziassero a prendere tanta roba quanto te, in pochi minuti non ci sarebbe più niente”
 
Bokuto inclinò gli angoli della bocca verso il basso in un’espressione esageratamente drammatica: “Ma se non mangio a sufficienza rischio di svenire, Akaashi-kun. Lo sai che soffro di pressione bassa, IO-” 
 
L’alzatore della Fukurodani scosse la testa irremovibile: “Inizia a mangiare quello che hai nel piatto e se poi avrai ancora fame potrai fare il bis. Nel caso in cui non avanzasse nulla, ho comunque portato dietro io degli snack che potrai mangiare una volta rientrati nel dormitorio” 
 
Sentendo l'ultima frase, gli occhi di Bokuto s’illuminarono e il ragazzo si fiondò sull’alzatore, stringendolo in un caloroso abbraccio: “Ahhh, Akaashi, come farei senza di te?!” 
 
Quello scambio di battute e il generale chiacchericcio dei ragazzi fu interrotto improvvisamente da una voce femminile molto energica proveniente dall'ingresso della struttura in cui tutti alloggiavano. 
 
“Ehi, bella gente!” una ragazza sulla venticinquina, alta, dal fisico ondulato e i capelli rosso fiammante avanzava spedita in direzione del prato in cui si stava svolgendo il barbecue, reggendo tra le mani due borse della spesa colme di qualcosa dall'aria pesante “Scusate il ritardo, ma in strada questa sera c’è un vero delirio” 
 
“E questa specie di dea chi sarebbe?” domandò Yamamoto, facendole una vera e propria radiografia con gli occhi, seguito a ruota da Tanaka e Nishinoya. 
 
“È bella quasi quanto la nostra Shimizu, però è più vecchia” replicò il pelatino, beccandosi una pacca sulla nuca da parte di Daichi, il quale gli ricordò che non era affatto carino dire che una donna era vecchia. 
 
“Anche perché probabilmente avrà solo qualche anno più di noi” rincarò serio Sugawara. 
 
La ragazza misteriosa si avvicinò al coach Ukai e gli stampò un bacio sulla guancia, lasciandogli il segno del rossetto rosso fuoco perfettamente in tinta con i suoi capelli. 
 
“Ragazzi, permettetemi di presentarvi la mia ragazza. Lei è Naoko Hayashi” 
 
“Ciao a tutti. È un piacere conoscervi!”
 
Oikawa storse il naso con aria di superiorità, biascicando: “Tsk, da quando i coach ossigenati come lui riescono ad accalappiarsi delle ragazze così belle?” 
 
Naoko lo fulminò con lo sguardo: “Da quando i marmocchi viziatelli come te aprono la bocca solo per fargli prendere aria…ovvero dall'alba dei tempi, CARINO”
 
Oikawa sbuffò, non aspettandosi una risposta velenosa tanto quanto la sua domanda e se ne andò. 
 
“EEEEHHH??? QUINDI LEI HA LA FIDANZATA, COACH?!” domandò Hinata, profondamente scioccato. 
 
Ukai scrollò le spalle: “Beh, sì. È una cosa normale, insomma” 
 
“E perché voi due non siete sposati?” rincarò il piccoletto. 
 
Ukai per poco non si strozzò con la sua birra. 
 
“Già, Keishin. Come mai?” lo canzonò Naoko, facendolo diventare paonazzo. 
 
“Beh, ecco... insomma, io...”
 
“Sto scherzando, stai tranquillo” concluse la ragazza, tirandogli una pacca amorevole sulla spalla “Meglio una sana convivenza come la nostra che un matrimonio!”
 
“Convivenza?” domandò Hinata, inclinando la testa di lato. Non ci stava capendo un tubo. 
 
Naoko annuì, strizzandogli una guancia con fare materno: “Ma quanto sei carino tu! Comunque sì, convivenza. È quando due persone adulte vivono insieme senza essere sposate. Io e il tuo coach viviamo insieme a Tokyo durante i weekend, a casa mia” 
 
Hinata sembrò aver appena scoperto l'acqua calda: “Ohh, ecco perché il coach Ukai non c'è mai durante il fine settimana! Io pensavo andasse a pescare, non immaginavo di certo che avesse una fidanzata. E per giunta così bella!”
 
“È così difficile immaginarmi con una donna al mio fianco?!” bofonchiò Ukai, incrociando le braccia al petto. 
 
“Ahhh, Naoko san!” la voce del vecchio coach Nekomata s’intromise nella conversazione -Finalmente sei arrivata, cominciavo a temere che Ukai si fosse inventato la tua esistenza per fare bella figura davanti a Takeda” 
 
L'allenatore della Karasuno sbuffò. 
 
“E senti un po’, hai portato... quelle cose?”
 
Naoko fece l’occhiolino, mostrando all’uomo l’interno del contenuto delle borse: “Ne abbiamo a sufficienza per una bevuta coi fiocchi per tutto il weekend, stia tranquillo” 
 
Il coach Nekomata sorrise sornione, strofinandosi le mani: “Non vedo l'ora di darci dentro, appena i ragazzi saranno a letto. Ukai dice che prepari dei cocktail ottimi e utilizzi un sakè strepitoso” 
 
Naoko si strofinò le nocche sulla giacca: “Direi che me la cavo, sì” 
 
Vedendo che la conversazione con il coach Ukai e la sua compagna stava prendendo una piega per lui incomprensibile, Hinata decise di tornare a mangiare insieme ai suoi compagni. 
 
“Chibi-chan!” la voce squillante di Oikawa catturò la sua attenzione “Che fai lì tutto solo? Vieni qui con noi”
 
Hinata aveva già constatato che l’Oikawa amichevole e sorridente era decisamente meglio dell’Oikawa infido con cui aveva avuto a che fare in passato, così accettò di buon grado il suo invito e lo raggiunse. 
 
Insime a lui c’erano anche Iwaizumi, Bokuto, Akaashi e Kenma, così il piccoletto si mise a chiacchierare con loro del più e del meno, gustandosi la deliziosa carne alla griglia gentilmente offerta dal coach Ukai. 
 
Hinata però si rese ben presto conto che le parole dei suoi amici arrivavano alle sue orecchie in modo distante, come se l'ambiente intorno a lui fosse ovattato. 
 
Ogni volta che metteva gli occhi su Oikawa o su Iwaizumi, le immagini di quel pomeriggio facevano capolino nella sua mente, provocandogli una sensazione di tepore a livello del basso ventre. 
 
Che sensazione bizzarra pensò Hinata Somiglia a quella che provo quando Kageyama mi alza una super veloce.
 
DI NUOVO.
 
E ADESSO COSA C’ENTRA KAGEYAMA? 
 
Il piccolo centrale scosse leggermente la testa, cercando di scrollare via quegli strani pensieri. Insomma, era venuto al ritiro per giocare a pallavolo e divertirsi con i suoi amici, non di certo per farsi venire strane idee su Bakageyama. 
 
Una voce sottile, una sorta di sussurro, pareva tuttavia intenzionata a rimanere fissa nella sua testa, come un vero e proprio tarlo. 
 
Chissà come sarebbe baciare Kageyama?
 
Quel pensiero che lo aveva sorpreso nel pomeriggio, dopo aver visto Iwa-chan e Oikawa avvinghiati l’uno all’altro sul lavandino del bagno, non dava segno di volersene andare. 
 
Probabilmente, pensò Hinata, perché era l’unica domanda a cui non era riuscito a trovare una risposta valida. Quando aveva pensato a Yachi, Kenma, Bokuto e gli altri spalmati sul suo corpo e intenti ad amoreggiare con lui, era stato colto da un senso d’inquietudine, come se tutto ciò fosse profondamente sbagliato o assurdo. 
 
Quando aveva pensato a Kageyama, tuttavia, quell’ansia non era sopraggiunta. Anzi. Più ci pensava, più la curiosità di scoprire di cosa sapessero effettivamente le labbra di Kageyama si faceva sempre più forte. 
 
Sono sicuro che saprebbero di curry. Lui adora il curry
 
Hinata non se ne accorse, ma sul suo viso si formò un tenero sorriso.
Si guardò intorno alla ricerca dell’alzatore, ma quando i loro sguardi s’incontrarono, il neonato sorriso sul suo volto si spense. 
 
Kageyama se ne stava in disparte, intento a mangiare la sua porzione di cibo con aria furente in viso. E i suoi occhi infiammati puntavano proprio il piccolo centrale. 
 
E adesso che cavolo ho fatto?
 
Il barbecue era ormai iniziato da un po’ quando Kaoru e Hikari fecero la loro comparsa, tutte trafelate. 
 
“Oh, finalmente siete arrivate anche voi!” disse la manager della Fukurodani, agitando la mano. 
 
“Dove vi eravate cacciate?” domandò Yachi. 
 
“Scusateci” rantolò Hikari, cercando di riprendere fiato “È successo un casino con le docce. I ragazzi hanno finito tutta l'acqua calda e noi dell'ultimo turno ci siamo beccate quella gelata. È stato terrificante” 
 
“Se scopro chi tra gli idioti qui presenti ha consumato tutta l’acqua calda giuro che lo disintegro con le mie mani” borbottò Kaoru, facendo scrocchiare le nocche. 
 
Alla vista dell’espressione furente sulla faccia della giovane dai capelli rosa, Yachi sentì un brivido scorrerle lungo tutta la schiena. La personalità così forte di Kaoru la intimidiva non poco. 
 
“Vi conviene correre subito al barbecue. Quelle bestiacce avranno mangiato quasi tutto, ormai” disse Shimizu, indicando la griglia con il pollice. 
 
Kaoru fece spallucce “Se non è avanzato nulla andrò a rubare qualcosina a Kuroo, tranquilla” 
 
“Kaoru-chan!” gridò il capitano della Nekoma, attirando l’attenzione della sua manager “Ho visto che eri in ritardo, così ti ho tenuto da parte un po’ di roba da mangiare. Vieni qui, così te la scaldo!”
 
“Ecco, appunto. Ora capite cosa intendevo dicendo che è davvero un bravo ragazzo?” 
Kaoru salutò le ragazze e corse da Kuroo. 
 
“Kaoru-chan è davvero una ragazza fortunata” sussurrò Yachi, quasi commossa. 
 
Hikari sospirò, incamminandosi verso la griglia “Quindi l'unica a rimanere a stomaco vuoto sono io, come al solito” 
 
Una volta giunta davanti al barbecue, la manager dell’Aoba Johsai si rese conto che Shimizu non aveva esagerato. Sulle griglie erano rimaste giusto alcune cucchiaiate di verdure e un paio di costolette quasi completamente prive di carne. 
 
“Meglio di niente, dai...” 
 
“Non è rimasto quasi nulla, vedo” osservò Tsukishima, palesandosi all'improvviso. 
 
Non appena lo vide, Hikari spalancò gli occhi per la sorpresa, pregando di non diventare tutta rossa com’era successo quella mattina: “Ehm, già. Colpa mia, ho fatto tardi e ora mi devo arrangiare” 
 
Tsukki le porse un piatto stracolmo di ogni tipo ti carne e contorni vari: “Prendi questo. Bokuto san era convinto che avrei mangiato una seconda porzione e mi ha rifilato tutta questa roba. Non l'ho nemmeno toccata, giuro” 
 
“O-oh, no non ti preoccupare. A- anzi, ti ringrazio. Sei davvero gentile” perché cavolo balbettava come una bambina di cinque anni?! 
 
Tsukishima accennò un sorriso impercettibile: “Ottimo, allora ti scaldo tutto quanto”
 
“Ma sei sicuro?” domandò Hikari “Avete giocato molto oggi, non sei affamato?” 
 
Il centrale più alto della Karasuno scosse la testa: “Diciamo che non sono affatto come Bokuto san, Hinata e gli altri. Ho un appetito molto scarso, a dire il vero. E poi, come ti ho detto, questa era una seconda porzione. La mia parte l’ho già mangiata, tranquilla” 
 
“Capisco” Hikari era ormai certa che le sue guance fossero diventate viola. Non era affatto abituata a vedere un ragazzo comportarsi in modo così gentile nei suoi confronti. 
 
“Comunque, non credo che ci siamo presentati ufficialmente. Sono Kei Tsukishima, molto piacere”
 
Il ragazzo le porse una mano e Hikari gliela strinse timidamente: “Io sono Hikari Kunimi, il piacere è tutto mio” 
 
Senza rendersene conto, Hikari trascorse l'intera serata a chiacchierare del più e del meno con quel centrale spilungone, scoprendo di avere molte cose in comune. 
Era un tipo piuttosto rigido, non sorrideva facilmente e le sue battute avevano spesso un tono tagliente, ma non era affatto paragonabile all'essere insensibile e apatico di cui gli aveva parlato Yachi per tutto il pomeriggio.
 
“Bene ragazzi, direi che per voi si è fatto tardi. È ora di andare a dormire!” decretò la fidanzata di Takeda, battendo le mani per richiamare l'attenzione generale “Ci pensiamo noi a sistemare qui, voi andate dritti in dormitorio” 
 
“È stata una bella serata” disse Hikari, alzandosi “Ti ringrazio per oggi, mi hai salvato ben due volte” 
 
Tsukki inclinò le labbra in un leggerissimo sorriso: “Figurati” 
 
“Allora buonanotte, Tsukishima-san” biascicò Hikari, sventolando la mano per poi raggiungere Yachi, Shimizu e la manager della Fukurodani. Di Kaoru non c’era traccia e nemmeno di Kuroo, quindi immaginò che fossero soli da qualche parte a fare chissà cosa. 
 
“Dormi bene, Hikari-san. A domani” 
 
Non appena la manager dell’Aoba Joshai e le altre ragazze furono abbastanza lontane, Tsukki si ritrovò circondato dai suoi compagni di squadra, tutti con un’espressione da vecchia comare stampata in faccia. 
 
“Di solito non mi impiccio degli affari altrui ma vederti in compagnia di una ragazza è così strano che ora voglio sapere ogni cosa” disse Suga, quasi commosso. 
 
“Sono d'accordo, è insolito vederti anche così rilassato” rincarò Daichi. 
 
Tanaka sbattè le ciglia in modo teatrale, allungando le labbra sulla guancia del povero centrale: “Lei ti chiama già Kei-chan? O preferisce Tsukki-chan?” 
 
“Io invece voglio capire come cavolo hai fatto a catturare la sua attenzione. Non sei figo nemmeno la metà di me, uffa!” brontolò Noya. 
 
“Però Tsukki è più alto di te” rispose per lui Yamaguchi. 
 
Tsukishima alzò gli occhi al cielo, sospirando. Gli stava venendo mal di testa con tutti quegli sproloqui: “Sono veramente circondato da un branco di idioti”
 
Era da tanto tempo che non mi sentivo così bene in compagnia di qualcuno
Questo però non osò dirlo ad alta voce. 
 
Kageyama superò a passo svelto i suoi compagni, cercando di ignorare quel maledetto Oikawa che se la rideva con Hinata come se fossero amici di lunga data, per l'ennesima volta in quella giornata. 
 
Non riusciva proprio a capire per quale motivo vedere il Grande Re insieme a quello scemo gli provocasse un tale fastidio. 
 
Ci aveva rimuginato per tutto il giorno, arrivando ad una conclusione abbastanza sensata: lui detestava Oikawa, lo trovava insopportabile e mal tollerava anche lo sciocco entusiasmo del nanetto. La combinazione di quei due non poteva che risultare fatale per i suoi nervi. 
 
Per di più la situazione in campo non lo aiutava affatto. Nel torneo di quella giornata la sua squadra si era classificata quarta e aveva avuto di nuovo la conferma che lui e quell'idiota di Kindaichi non fossero per niente compatibili sul parquet. 
 
Kageyama era abbastanza sicuro che fossero quelle le motivazioni dietro al suo nervoso. O meglio, cercava in ogni modo di convincersene. 
 
Una parte recondita del suo essere - comunemente chiamata coscienza - sapeva però che stava mentendo. Sapeva anche che se ci fosse stato lui al posto di Oikawa, quella mattina, a stringere tra le braccia quel nanetto iperattivo, la cosa non gli avrebbe dato di certo così fastidio. E non gli avrebbe dato fastidio neanche se Hinata fosse rimasto a parlare con lui per tutta la sera, piuttosto che stare in mezzo al Grande Re e al suo compagnuccio, a Bokuto e Kenma. 
 
Probabilmente si sarebbe stufato subito di sentirlo blaterare a macchinetta come suo solito e gli avrebbe gridato di tacere.
Oppure lo avrebbe ridotto al silenzio infilandogli un pezzo salamella in bocca. O meglio ancora, baciandolo. 
 
Ma che cavolo vado a pensare?! gridò mentalmente Kageyama, cercando di scacciare via la vocina insistente della sua coscienza. 
 
Era evidente che fosse stanco e amareggiato per il torneo e la giornata in generale, i suoi pensieri a quell'ora di sera non potevano essere lucidi al 100%. 
 
Cercando di interagire con meno persone possibili, Kageyama andò in bagno a lavarsi, indossò il pigiama e s'infilò rapidamente nel suo sacco a pelo, tirandosi la cerniera fin sopra il naso, incurante del caldo estivo. 
 
Chiuse gli occhi, pregando che almeno durante il sonno i suoi pensieri lo lasciassero in pace.
 
“Kageyama?” 
 
Una voce familiare ma ovattata raggiunse distrattamente le sue orecchie. 
 
“Kageyama sei ancora sveglio?” 
 
“Mh...” biascicò l'alzatore, senza voltarsi. 
 
Anche se lontana, sapeva bene a chi apparteneva quella voce e in quel momento non era affatto sicuro di riuscire a sostenere il suo sguardo. 
 
“Spero davvero che domani verremo sorteggiati nella stessa squadra. Non vedo l'ora di poter mostrare la nostra veloce a tutti quanti!”
 
Kageyama non rispose, si limitò a mugugnare come aveva fatto poco prima. 
 
Tuttavia, un lieve sorriso si palesò sul suo viso giusto qualche secondo prima che cadesse tra le braccia di Morfeo, facendolo addormentare con aria serena.

Un assurdo week-end di quell'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora