Eccitandomi

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 "Hai di nuovo il ciclo? Non è troppo presto?"

"Scusa?"

"Stai pulendo le fughe tra le mattonelle, fai queste cose quando hai il ciclo!"

"No, non ho il ciclo, idiota!"

"Grazie per l'idiota, amore mio!"

"Prego!"

"Allora? Perché ti sei trasformata in cenerentola se non hai il ciclo?"

Cazzo, possibile che io sia così prevedibile? Lui non si è mai accorto dei miei cambiamenti di umore e invece Nic è sempre pronto a farmeli presente e a scavare. Mi guarda incuriosito cercando nei miei lineamenti una risposta, forse per capire se ha fatto o non fatto qualcosa che possa avermi ridotta in ginocchio con lo spazzolino in una mano e il detersivo nell'altra.

"La settimana prossima compirò quarant'anni, sono nervosa e mi agito ancora di più perché non capisco il motivo del mio nervosismo."

"Pensavo quarantuno, allora abbiamo solo due anni di differenza, mi dispiace, non potrai presentarmi come il tuo toyboy."
Dice con aria indifferente mettendo la tazza del caffè dentro la lavastoviglie.

Che idiota, ma almeno è riuscito a farmi ridere.
Prende la mia mano facendomi alzare e girare su me stessa fino ad abbracciarmi incollata a lui.

"Ti amo Nic."

"È questo che ti rende nervosa?"

Mi sento sulle spine, all'erta, come un gatto che aspetta di sentire un rumore e scappare via.
Dall'esito del test del dna lui è completamente sparito. Stefano ha ufficialmente scritto al suo avvocato chiedendo di accordarsi su un assegno di mantenimento per Astrid, ma nessuna risposta ufficiale, solo una telefonata in cui comunicava che il suo assistito non è interessato.

Non è interessato.

Mica stai sfanculando lo scocciatore di turno di un qualsivoglia callcenter! Comunque non mi ha stupito affatto, è stato semplicemente coerente, anche l'aver cercato una scappatoia per liberarsi del problema e poi sparire.
Riapparirà più cattivo di prima, pronto a colpire quando meno me lo aspetto per farmi più male. Una cosa ho capito con certezza: lui ha sempre odiato vedermi sorridere, al contrario di Nic che cerca continuamente di accendere in me una qualsiasi forma di gioia.

"Fammi sorridere Nic. Fammi sorridere e basta. Scaccia dalla mia testa tutto ciò che non sei tu."

"Basta chiedere!"

Mi alza da terra e, mentre mi aggrappo al suo corpo, mi faccio trasportare fino sul nostro letto dove mi ci lancia. Il sorriso si impossessa del mio viso.

"Adesso ci impegniamo e non usciamo di qui finché non ti ho riempita per bene."
Mi dice con un ghigno malizioso.

"Wow, mi fai quasi paura."

"Ho letto che le quarantenni sono più focose delle ventenni. Non ho metodi di paragone al momento, ma vediamo se riesci a spolparmi."
Lancia via la sua maglietta mentre io mi avvento sui bottoni dei suoi jeans.

Dopo una maratona di alcune ore sento suonare la sveglia sul mio cellulare: ebbene si, ho la sveglia per andare a prendere Astrid all'asilo e non me ne vergogno, sarebbe peggio non arrivare in tempo, lo so per esperienza personale.
Ero in seconda elementare quando mi incamminai da sola verso casa dopo aver visto uscire dalla scuola anche i "grandi" e la faccia di mia madre quando mi ha aperto la porta sembrava una copia dell'urlo di Edvard Munch. Continuava a guardare l'orario su un orologio fermo, ma dato che stava studiando non aveva fatto caso che l'orario era sempre lo stesso.

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