La ragazza col cappotto rosso.

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Sangue di cacciatrice.
Alexander Vanglare sarebbe riuscito a riconoscere quell'odore ovunque. Acqua dolce, sale e ruggine.
Quel sangue richiamava a sé il suo, come un magnete, era così che succedeva da sempre. Come un eco dal profondo. Sangue e paura, erano una combinazione che l'animale dentro di lui non poteva ignorare.

Esattamente come non aveva potuto ignorare la ragazza dal cappotto rosso.

Si era ritrovato a pedinarla senza nemmeno accorgersene, inizialmente era stato quel colore così brillante a stuzzicare il suo interesse, ma qualcosa in quella figura aveva allertato i suoi sensi, sino a far scattare qualcosa nel suo istinto, l'unica cosa nella sua vita che non lo aveva mai tradito, si ritrovò a seguirlo ciecamente, esattamente come seguiva quella ragazza, trasformando una semplice ed innocua curiosità in
una caccia non prevista.

Per quanto la ragazza si muoveva veloce tra la folla di turisti che invadevano le vie del centro, non gli sarebbe sfuggita nemmeno volendo, Alexander la pedinò per più isolati, tra vie principali e secondarie senza farsi mai notare, silenzioso e svelto, sapeva come rendersi invisibile, nonostante fosse più alto di un metro e novanta era abituato a muoversi nell'ombra, conosceva ogni vicolo, ogni angolo nascosto di quella città, ma si sorprese quando la sua preda si fermò all'improvviso al centro di una strada poco illuminata, era completamente sola, eppure si bloccò. Si guardo in torno cercando qualcosa che non c'era, in qualche modo,anche se non sapeva come, sembrava percepire la sua presenza.
La bestia che era in lui poteva sentire che il cuore della ragazza batteva a un ritmo decisamente più accelerato e quando la vide annusare l'aria si chiese per un istante se non facesse parte della sua razza, ma non poteva essere, in quel caso si sarebbe accorto di lei molto prima, inoltre non emanava nessun odore ferino.

No, quella ragazza non era come lui, ma non era nemmeno quello che sembrava e ora per Alexander era diventato di vitale importanza scoprirlo. Era la sua missione.

Così continuò a pedinare la sua preda, che nel frattempo era arrivata sino al parco, aveva attraversato il cancello senza nemmeno un briciolo d'esitazione ed era corsa all'interno seguendo una strada chiara solo a lei.

Più la ragazza diventava sicura di se sulla strada da percorrere più il predatore dentro lui gridava per raggiungerla, ma dopo qualche centinaio di metri passati a giocare a nascondino tra le ombre e la vegetazione, man mano sempre più fitta, una zaffata di morte e sangue scossero l'aria intorno a lui e tutto il suo essere. La prima cosa che riuscì a pensare era che non voleva lì quella ragazza, lei non c'entrava niente con quel lezzo così acre, doveva riuscire ad allontanarla, portarla via in qualche modo, ma non era riuscito nemmeno ad avvicinarsi abbastanza che tutto successe in meno di un attimo. La ragazza col cappotto rosso era scivolata in qualche modo, inciampando sui suoi stessi piedi, a niente le era valso tentare di aggrapparsi a dei rami bassi di un albero lì affianco, il peso aveva fatto rompere il ramoscello secco facendola caracollare solo più velocemente giù per una depressione del terreno, rotolando tra le foglie secche e il terriccio umido. A vederla da lì fu persino una scena comica, tanto che Alexander non riuscì a trattenere un ghigno. Sentire le sue urla di terrore fu molto meno divertente, nel suo rovinare era finita esattamente sul cadavere che lui aveva già fiutato.

Seguendo le urla si lanciò verso la ragazza e il corpo senza vita che qualcuno aveva avuto il macabro gusto di dilaniare e lasciare là, dove chiunque l'avrebbe potuto trovare, le urla stavano attirando nel buio della foresta anche altre persone, alcuni passeggiatori serali e dei turisti si stavano avvicinando alla scena del crimine, mentre lui avrebbe solo voluto prendere quella ragazza tra le braccia, portarla più velocemente lontano da lì e ripulirla di tutto quel sangue. Ma non era mai saggio per uno come lui farsi trovare così vino ad un cadavere, per di più un cadavere massacrato a quel modo. Sarebbe finito tra la lista dei sospettati non appena la polizia lo avesse visto, grande e grosso, per giunta che inseguiva una ragazza che non conosceva, non sarebbe stato il massimo degli alibi. Così si tenne a debita distanza aspettando che avvenisse quello che doveva.

Come previsto la polizia non tardò ad arrivare. Sorprendentemente era stata proprio la ragazza dal cappotto rosso a chiamarla al cellulare. Lo shock non le aveva impedito di pensare, questo la rese ancora più interessante agli occhi attenti dell'uomo che non aveva smesso un secondo di osservarla dal suo nascondiglio tra gli alberi poco distanti.

Quando la polizia la portò via, tutto quel manicomio che si era formato all'inizio, ora si era dileguato abbastanza da lasciargli spazio di manovra, c'erano ancora delle guardie a sorvegliare il posto e a delimitare la zona con nastri gialli, ma nessuno al momento si occupava del corpo, stavano tutti aspettando la scientifica e altri ordini dall'alto, nessuno si accorse di lui mentre di soppiatto si avvicinò per dare un'occhiata al cadavere.
C'erano segni di lotta, lacerazioni profonde alle quali difficilmente la polizia sarebbe riuscita a dare delle vere spiegazioni, ma lui sì. Lui sapeva. E ora una consapevolezza oscura e gelida gli attanagliava la bocca dello stomaco. Erano anni che non sentiva quella stretta letale. Un'unica cosa da fare gli attraversò la testa.

Dovera radunare il branco, doveva radunarli tutti.

Ma prima ancora doveva sapere qualcosa in più sul cadavere che guardandolo ora era innegabile che fosse una donna, dai lunghi capelli scuri che gli ricordava un po' la ragazza che le era scivolata addosso.
Una bruttissima sensazione gli attraversò la mente, certe coincidenze nel suo mondo non lo erano mai.

Prima di andare via colpì qualcosa di strano col piede, sotto le foglie sporche di sangue c'era un cellulare abbandonato, nel trambusto nessuno aveva fatto caso al piccolo oggetto di metallo nero che si era nascosto così bene tra le foglie e il terriccio, lo prese e non gli servì controllarlo per sapere esattamente a chi apparteneva, odorava come la sua padrona. Era senza dubbio della ragazza.
Alexander se lo fece scivolare nella tasca destra della giacca in pelle e poi corse nella stessa direzione in cui era andata l'auto con il lampeggiante blu che teneva al suo interno l'unica testimone attendibile.

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