Capitolo 16

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Simone

Certe volte penso di essere una persona di merda. Mi siedo sul divano a gambe incrociate, fisso con fare perso e insistente lo schermo spento della televisione e penso a quanto io possa fare veramente cagare come essere umano, a volte.

Vedere persone malate mi destabilizza, mentre starci intorno mi fa venire voglia solo di scappare lontano.

Sono stato troppo tempo tra le pareti di un ospedale, troppo tempo seduto tra persone sul punto di morire, troppo tempo a respirare l'odore dei medicinali e troppo tempo a guardare il monitor multiparametrico che segnava l'assenza di battito, quando mio padre è morto.

Forse è stato per questo. Forse sono solo una persona di merda.

- Noelle! Perché non sei a letto?-, esclama allarmata mia madre. Alzo gli occhi dal cellulare, bloccando le dita che stavano digitando un messaggio, a mezz'aria, e guardo la ragazza che ha appena fatto il suo ingresso in salotto.

Si stringe le braccia attorno al corpo e sembra più minuta del solito, una figura dai contorni precari. Sarò sincero: ha un aspetto terribile e il suo colorito ha visto giorni migliori. Per qualche assurdo motivo a me ignoto riesce comunque ad abbozzare un timido sorriso.

- Mi...mi annoiavo-, risponde portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Sembra un agnellino sperduto. Storco le labbra.

Il suo balbettio mi scivola addosso, come tutte le volte. Prima, al telefono, sembrava completamente a suo agio e non si era impennata nemmeno una volta. La scruto, aggrottando le sopracciglia: non capisco.

Donatello intanto la raggiunge da dietro e le posa delicatamente una mano sulla spalla, sistemandosi gli occhiali sul naso e sorridendo leggermente.

- Vieni pure, ti avevo già preparato una bella tazza di cioccolata. Ci ho messo anche la cannella. Ti piace la cannella, giusto? Senti freddo? Vuoi un plaid?-

Noelle arrossisce da capo a piedi, affrettandosi a scuotere la testa. -Oh, no no...sono...sono a posto!-, esclama, anche se è già troppo tardi. Suo zio le sta già avvolgendo le spalle con un plaid rosa e le intima a mettersi a sedere. L'unico posto libero è sul divano.

Accanto a me. Mi affretto a schiacciare contro il bracciolo quando le nostre spalle si sfiorano e lei si volta verso di me, guardandomi con il suo paio di occhi enormi che hanno accesa quella costante scintilla curiosa. Mi mette in soggezione.

- C..ciao-, mormora.

Aggrotto ancora di più le sopracciglia. Perché mi sta rivolgendo la parola? La conversazione che abbiamo avuto questa notte è stata talmente imbarazzante che ho sperato per un attimo che Noelle non avesse più intenzione di parlare con me. A quanto pare mi sbagliavo.

- Ciao-, sbotto. Metto il telefono sul tavolino e incrocio le braccia al petto, sospirando.

Il suo sguardo è ancora incollato su di me.

Punte, sigarette e cuori spezzatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora