La piccola Sissi

Senza limiti

Avevo paura, paura di vivere.
Temevo la vita, il mio futuro.
Perché prevedevo fosse come il mio presente, rattristante come quello che stavo vivendo in quel momento.
Cosa significa diventare grandi, crescere?
Volevo diventare una cosa, ma odiavo chi lo era già: essere adulta, matura.
Perché chi è adulto mette in mezzo ai suoi problemi i più piccoli.
Non mi spaventava l'idea di essere indipendente e di cavarmela da sola, ma avevo il terrore di diventare quello che avevo sempre considerato ostile e irrispettoso, infinitamente ingiusto e sbagliato.
Ma io non volevo diventare così, e pensandoci: perché sarei dovuta finire di essere qualcosa, se non lo desideravo, se non ci credevo?
Io sarei diventata una nuova versione di me, adulta, ma non nel senso dispregiativo della parola, ma nel significato che intendevo io.
Chi è adulto, un adulto vero che si possa considerare tale, attraverso le sue esperienze aiuta chi è in difficoltà: si mette a disposizione dei più bisognosi.
Può farlo nel modo che ritiene più opportuno:
facendo una donazione, ascoltando chi ha bisogno di parlare, dando consigli pensando a quello che ha passato.
Una vita degna di essere vissuta include anche del dolore, della tristezza.
Perché dopo la pioggia vi è l'arcobaleno.
Quindi dopo la sofferenza vi sarà la serenità.

Come ricordo quando alle elementari la maestra chiese alla classe cosa desiderasse come regalo di Natale, e tutti risposero:
"Un pony!" ;
"Una macchinina telecomandata!" ;
"Un orsacchiotto di peluche!" .
Poi arrivò il mio turno, il turno della bimba nell'ultimo banco accanto alla mensola delle tempere.
"E tu, Sissi, cosa vorresti per Natale?".
Mi chiese la maestra.
"Fede...io vorrei che mio fratello lassù passasse una buona Vigilia, un buon Natale e un buon Capodanno, e come ogni anno, gli auguro una buona vita.".
La maestra mi fece un sorriso, un sorriso che per me significava:
"Coraggio Sissi, Samuele da lassù ti vuole tanto bene...".