Capitolo 2||inazuma eleven GO

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Fanculo a chi ha tirato la palla, non sarò solo io ad avere un graffio.

Che dolore ragazzi! Nemmeno se fosse stata una palla da bowling. Ci metto un po' ad rimettermi in piedi e barcollante mi appoggio all'albero di prima. Oh sì! Stavolta vado in carcere per aver comesso un'omicidio! Sbatto le palpebre per mettere a fuoco la figura di Riccardo che si stava avvicinando. 《Se volevi uccidermi, caro fratellino, ci stavi riuscendo perfettamente.》ringhio guardandolo male.

Lui sorride e mi aiuta a riprendere l'equilibrio.《Con la testa dura che ti ritrovi non credo che riuscirei ad amazzarti.》scherza predendo il pallone. Cerco di sorridere anch'io ma più che un sorriso sembra una smorfia di dolore.《Grazie, sei rassicurante.》sframmatizzo. Riccardo da un calcio alla palla e la manda in campo per poi girarsi verso di me.《Andiamo? Sei capace di camminare?》sbuffo seccata 《Sì. Non mi ha investito un cammion.》

Iniziamo a ritornare verso casa e alcuni secondi li passiamo in silenzio finché mio fratello non rompe il ghiaccio. 《Com'è stato?》《Bene.-rispondo -Comunque non mi hai detto che hai amici così fighi. Ti credevo un eremita contro la società.》lo derido scherzosamente. 《Beh, mi inpegno come posso-disse stando al gioco-ero convinto che avresti considerato Gabi una ragazza.》《No, cazzo, mica sono lesbica!》urlo stizzita.《Mika, il linguaggio.》mi ammonii Riccardo.《Ma, al diavolo l'educazione! Porco Levi, hai visto che fotomodello da revista playboy?!》dissi squittendo come una fangirl.《Oh my goodness》esclama lui《Non venirmi a dire che ti piace! 》《Tranquillo.-lo beffeggio-È tutto tuo! Guarda che ho capito che sei gay.》

Lui mi lancia un'occhiata e io chiudo la bocca immediatamente.Ricominciamo con il discorso.《Ti ho detto che non sono gay!》sbuffa esasperato《E ricordati che sei stata già promessa ad un'altra persona.》mi ricorda. Io, dal mio canto, mi incupisco guardando le punta delle mie scarpe. Se solo Riccardo sapesse quello che mi è successo nel giorno del mio tredicesimo compleanno non farebbe così. Quella volta la mia innocenza fu portata via da una persona che mi ha rovinato la vita per sempre. Lui è la causa per qui mi sono costruita dei muri di vetro che cerco di non far spezzare. A causa sua non credo più nell'amore ma,mi sono convinta che l'amore di oggi è solo attrazione fisica o una prendita in giro. 《Lo so bene. Io trovo Gabi solo un bel ragazzo,niente di più.》lo rassicura con un sorriso sforzato.

Arrivati a casa ognuno proseguì verso la propria stanza. Quando entrai nella mia chiudo la chiusi a chiave alle mie spalle. Butto con l'l'eleganza di un elefante la cartella e faccio un tuffo sul letto. Guardai il soffitto e quelle senzazioni presero possesso del mio corpo:le sue luride mani su di me, le sue labbra sporghe e quel calore insopportabile. Quei demoni mi perseguitavano e non volevano lasciarmi fin quando non sarei passata a miglior vita.Mi sentì travolgere da una sensazione di nauseante e corrsi in bagno vomitando anche l'anima. Succedeva sempre così quando pensavo a lui:mi provocavo il vomito da sola oppure mi veniva spontaneo. Tirai l'acqua e mi avvicinai allo specchio per poi sciaquarmi la bocca.

Ritornata in camera mi fermai d'avanti alla porta con sguardo assente. Iniziai a piangere come una cretina e cadi in ginocchio, mettendo le mani nei cappelli. Volevo tanto sfogarmi con qualcuno, volevo che questa ferita aperta per troppo tempo sparisca una volta per tutte ma, non succederà. Nessuno non sarebbe in grado di aiutarmi, di rimettere i pezzi rotti a posto, di farmi respirare dinuovo l'aria che ti entra nei polmoni quando vivi. Certo, forse avrei una possibilità con Riccardo visto che è l'unico individio dal sesso opposto a cui posso stare vicina più di cinque minuti. Ho sempre considerato il maschio una creatura a qui Dio non ha dato abbastanza sangue che circoli anche verso il cervello e non solo verso il pene.

I primi anni dopo l'accaduto mi sono nascosta dietro vestiti con due misure più grande. Me ne stavo sempre zitta e quando qualcuno mi rivolgeva la parola evitavo il più possibile di parlare. Non mangiavo per giorni e il mio corpo ne risentiva molto. Avevo giramenti di testa e perdevo i sensi di continuo finché ebbi anche il terribile dubbio di essere rimasta incinta. Dare vita a una creatura che derivava da quel mostro era per me la tortura più atroce a cui potevano condanarmi. Se i miei demoni avrebbero vinto non avrei esitato di andare oltre e mettere fine a tutto ciò. Fu tutto merito di Riccardo se ora, dopo quattro anni e mezzo (Mika ha 17 anni), non l'ho fatta finita. Mi attaccavo continuamente all'idea che non potevo lasciarlo solo, che lui non meritava di soffrire e, sicuramente, incolparsi di tutto.

Non potevo permetterlo.
Non lo avrei permesso.

Smisi di piangere e mi asciugai le lacrime. Presi dall'armadio un paio di colant neri e una t-shirt bianca. Mi vesti velocemente e indossai le mie affidabili puma bianche e nere. Legai i cappelli in una treccia e uscì dalla stanza e scesi le numerose scalle verso la porta d'ingresso. Presi la felpa e le chiave di casa appese all'entrata e uscì per la mia ora abituale di jogging.

Iniziai a correre senza una metà precisa mentre il vento mi scompiglia i cappelli. I dolci aromi antichi dell'autunno inizarono a invadermi i sensi mentre l'adrenalina mi scorreva nelle vene. Amavo correre , amavo il vento che mi calmava e mi culava con le sue brezze leggere. Il mio momento di relax fu interrotto da qualcuno a qui andai a sbattere. Ma che è oggi? Andiamo tutti addosso a Mikalis?!《Dovremmo smetterla di incontrarci in questo modo.》quella sua voce mi provocò un brivido, ma non uno di quelli di terrore. Alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi celesti che il tramonto rendeva ancora più meravigliosi. Potevo vedere in quelle iridi un luogo piacevole e traboccante di serenità ed ero certa che l'unico modo per arrivarci era il suo sguardo. Non mi accorsi nemmeno della nostra vicinanza:ero intrappolata fra l'asfalto e il suo corpo. Potevo sentire il suo fiato caldo colpirmi le labbra e chiusi per un momento i occhi assaporando il suo profumo al cocco. Le mie guance erano calde segno che ero diventata rossa.《Hai ragione.》sussurai.

Mi aiutò ad alzarmi e distolsi bruscamente la mano. Non puoi innamorarti un'altra volta! 《Stavi correndo anche tu?》domandò ottenendo la mia attenzione.《Sì.》risposi semplicemente evitando la voglia di dirgli anche il perché. 《Sei silenziosa, sei sicura di star bene?》《Certo, per-》nemmeno il tempo di finire la frase che mi prese dalle spalle e mi guardò fisso negli occhi.

《...! WAAAAH!》urlai spingendolo via. Mi abbracciai da sola e scossi la testa guardandolo terrorizzata.《Anche lui..fatto così- ha condannata all'inferno. Mika-Mikalis non vuole più dolore.》scoppiai a piangere per l'enessima volta girandomi e scappando, lasciandomi dietro un Gabi smarrito e confuso.

Mikalis la ladra del vento divinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora