Capitolo VII: L'amore di una madre - Rothel

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«Siamo a casa!» esclama Rothel mentre varcano l'entrata, non sapendo se la madre fosse in cucina o al piano di sopra.

Il giovane poggia il legname sul pavimento piastrellato verde acqua e va a sedersi sul divano, mentre Neida si reca in cucina per riporre gli alimenti acquistati nella dispensa. Le radici, però, per poter essere mantenute fresche e quindi evitare che vadano a male, vanno immerse in gelatina di granchigrando, un crostaceo dal carapace giallo e rosa che secerne una saliva molto densa; questa secrezione viene lavorata in modo tale da ottenere un gel molto viscoso fatto apposta per conservare gli alimenti. Così, Neida prende il grosso contenitore di vetro contenente la gelatina che la madre tiene in un angolo della cucina - lontano dal sole, per evitare che questa si squagli. Sollevato sul tavolo, immerge il mestolo di legno al suo interno e travasa un po' della sostanza in un contenitore più piccolo, immergendovi le radici di Selvatossa.

Le scale scricchiolanti accompagnano il passo svelto di Sonha, sollevata nel constatare che i suoi figli stanno bene.

«Eccovi, finalmente! Sbaglio, o ci avete messo più tempo del previsto per fare la spesa? Oh, grazie sirenetta, hai già sistemato le radici!»

La figlia le rivolge un accenno di un sorriso, ancora visibilmente giù di morale.

«Oh, marea! Piccola mia, che hai?» le chiede Sonha preoccupata. «Che cosa è successo, ragazzi?» domanda loro avvicinandosi  a Neida e stringendola a sé in un abbraccio.

«Domani ci sarà una cerimonia all'Insediamento» comincia Rothel. «Per far sì che i nuovi adulti possano giurare fedeltà ai Drysir. Insomma, una grandissima pagliacciata».

Rothel non ne può più. In tanti anni non ha mai visto sua sorella reagire in quel modo ad una situazione per lei così spiacevole. Ella è sempre stata il suo punto di riferimento, l'esempio di determinazione e perseveranza che egli ha costantemente seguito e che l'ha quotidianamente ispirato. Vederla incapace di reagire lo fa star male.

«Rothel! Guarda che questo è un grandissimo onore per chi come tua sorella...»

«Andiamo, mamma!» la interrompe bruscamente lui. «Basta far finta di nulla. Sappiamo entrambi che Neida non ha alcun desiderio di intraprendere questa via. Lei non appartiene a questa società. E forse neanch'io».

«Che vorresti dire?! Vi ho cresciuto sperando che un giorno voi poteste trovare un posto in questo mondo. Il momento per una di voi è arrivato, e arriverà anche il tuo, caro figlio».  La voce di Sonha è lievemente più acuta del normale.

«Ma chi ha deciso che il 'nostro posto' deve essere qui? Che io dovrò necessariamente essere un Paladino e che Neida un Guardiano o viceversa?»

«Perché questo è quello che i Drysir hanno voluto per noi. E così anche gli Axelynf e i Piercewings. E ripeto che è un grandissimo onore servire Il Continente».

«Quindi se tu non avessi dovuto crescere tre figli da sola, mi stai dicendo che avresti servito questa Dinastia senza remore?» interviene Neida, la voce ancora tremante. «E poi dov'è finita la madre che fino a stamattina era preoccupata per l'incolumità dei suoi figli?!»

Sonha guarda la figlia interdetta, guardando fissa il pavimento.

«Quella madre è qui davanti a voi. Ho paura per voi perché siete i miei figli. E credo che in tempi violenti come questi potremo stare tutti tranquilli se sceglierete il prima possibile da che parte stare»

La donna si lascia scappare qualche lacrima che rapidamente si asciuga con una mano.

«Io preferisco stare dalla parte giusta» le dice Rothel.

«E anche io» continua Neida «E se questo significa andare contro i brutali principi di questo mondo, allora lo farò».

La ragazza esce rapida dalla cucina, dando le spalle alla madre e tenendo lo sguardo dritto davanti a sé: ecco la determinazione che Rothel tanto ammira. Ella arresta la sua uscita di scena per rivolgere un ultimo pensiero alla madre.

«Come riesci, anche solo per un attimo, a pensare che io, che noi, vogliamo giurare fedeltà a mostri del genere?! Non so se te ne sei accorta, ma ormai dei Morphacqui non si ha più nessuna traccia. A quanto ricordo, Legouna era una tua amica, o sbaglio?»

Sonha alza lo sguardo verso la figlia, rispondendo alla provocazione in modo alquanto adirato.

«Legouna non c'entra. E non è colpa mia se è successo quello che è successo. Fatto sta che io non voglio che i miei figli facciano la sua stessa fine per dei capricci, e poi...»

Il battere ripetuto sulla porta d'ingresso coglie tutti di sorpresa.

«La... la porta» dice Sonha interdetta, costretta e interrompere il suo discorso.

«Vado io» si offre Rothel dirigendosi spedito alla porta, mentre getta un'occhiata sospettosa alle due donne sperando che non continuino a litigare.

Sulla soglia di casa, due guardie con in petto lo stemma dei Drysir attendono di essere ricevute. Appena Rothel si rende conto di chi ha davanti, trasale.

«Buonasera» esordisce una. «Siamo qui per consegnare la partecipazione per la cerimonia di domani sera. Vive qui la signora 'Neida Kelpume'?»

'Signora?' pensa Rothel. Ma anche sentir pronunciare il cognome di Neida gli suona stranissimo. È il cognome dell'uomo che abbandonò Neida e Leim quando erano due bambini, per questo Sonha aveva deciso di evitare di usarlo; aveva preferito, invece, che i suoi figli usassero il suo, di cognome: 'Shellchovy'.

«Ehm, si... vive qui» risponde tremante Rothel. E chissà come, gli viene in mente di continuare, dicendo: «Ma in questo momento non è in casa. Vuole consegnare a me l'invito?».

«E tu saresti?» chiede l'altra guardia.

«Suo fratello» replica il giovane, questa volta con fare molto più deciso.

«D'accordo. Se non c'è alternativa...» continua quello, facendo cenno alla prima guardia di consegnare il pezzo di carta a Rothel, e infine congedandosi.

Il ragazzo rientra in casa, chiudendosi la porta alle spalle. Sonha e Neida sono sedute sul divano, in piena calma, senza proferire parola.

«Erano due guardie dal palazzo. Ci hanno portato la partecipazione per domani» annuncia, rompendo il silenzio.

«Si, ho sentito» risponde Neida con un'espressione disgustata. «Fanne quello che vuoi. Brucialo se ti diverte. Tanto non ci andrò».

«Neida...»

«No, mamma. Non m'importa».

«Vuoi che vengano qui a prenderti con la forza?! Non essere sciocca!» Sonha trattiene a fatica le lacrime.

«Che vengano pure!»

Lo scrocchiare delle scale sposta l'attenzione verso Leim, che dopo aver dormito un bel po' ha deciso di raggiungere il resto della famiglia al piano di sotto.

«Ancora a dormire? Riuscirai mai ad averne abbastanza?» lo prende in giro Rothel

Leim si limita a un verso scocciato e a uno sbadiglio, dopodiché chiede: «Stavate urlando prima, o l'ho solo sognato?»

«Torna nel mondo dei sogni, fratellino. È molto meglio lì». Neida scatta da sopra al divano e si dirige verso l'esterno della dimora, sfiorando il braccio di Rothel e sbattendo la porta dietro di sé.

«Ricciolo, ti prego: parlale e falla ragionare. Non so cosa potrebbe accadere se dovesse mancare a quella cerimonia. Io...» Sonha scoppia a piangere. Rothel le si siede accanto, abbracciandola affettuosamente, mentre Leim si siede sul bracciolo del divano tenendole la mano stretta fra le sue.

«Mamma, non posso farle cambiare idea. Hai visto come la pensa».

«Ti prego, provaci. Se le vuoi bene, provaci». Accarezza la guancia del figlio maggiore e dà un bacio sulla fronte del minore, per poi salire al piano di sopra e chiudersi nella sua stanza. I due riescono a udire i singhiozzi fin dal piano di sotto.

«Esco a parlarle. Tu vedi se riesci a calmare la mamma, d'accordo?»

«Ma che succede?» Leim è confuso, e non solo perché è sveglio da poco.

«Tu non preoccuparti, ci penso io. Occupati della mamma»

Rothel gli dà una pacca sulla spalla ed esce all'esterno, per cercare Neida.

'Dove sarà andata?' si chiede il giovane, sperando intensamente che sua sorella non abbia commesso qualche sciocchezza.

Links & Kings - Selva CrescenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora