Capitolo I - Il figlio di Hachiman

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Finalmente una giornata tranquilla. Erano mesi che aspettavo uno stop dallo stress quotidiano. Non dico che sia stato un continuo lavoro da quando la Yakuza mi ha assunto, ma... Sì, è stato decisamente un continuo lavorare da quando la Yakuza mi ha assunto. Che poi, può davvero definirsi assumere? È più corretto dire che hanno ucciso mio zio per poi rapirmi. Non che io abbia proprio pianto la sua scomparsa. Il pover'uomo era solo un banale mortale come tutti gli altri, incaricato dalla sorella, mia madre, di occuparsi di me, il figlio pazzo e demoniaco di cui non sapeva che farsene. In realtà, mi aveva sempre trattato bene, ma potevo sempre percepire come mi desse la colpa per la morte della sorella.

Ricordo il giorno della mia nascita... Sì, me lo ricordo, ho una buona memoria. Quelli come me non dimenticano nulla. Mia madre usò tutte le sue energie per darmi alla luce ed ebbi appena il tempo di memorizzare i suoi occhi prima che spirasse. Sembrava una donna gentile ed amorevole. Poi era apparso mio zio e lì avevo capito che mia madre non si sarebbe più svegliata. 

Storia triste, dite? Sì, davvero molto triste, comunque, feci una crescita rapida e straordinaria. Ad appena otto mesi imparai come tenermi in piedi da solo, nemmeno due mesi dopo correvo e giocavo a tendere gli agguati a mio zio. A due anni, una mattina, trovai ai piedi del mio futon una katana, un tanto e due archi con frecce. Nonostante le proteste di mio zio, cominciai ad affinare le mie abilità con la spada e al tiro con l'arco. A tre anni non solo ero il miglior spadaccino della regione, ma sapevo anche scrivere e leggere alla perfezione. A cinque anni, finalmente, scoprii il perché delle mie abilità... Non perché mio zio si degnò di riferirmi tutto, ma perché finalmente mio padre mi guidò nel regno dei Kami.

Mio padre, Hachiman, il Kami della guerra e protettore dei Samurai, è la ragione per cui sono così diverso ed è stato sempre lui a farmi dono delle mie armi. Quella notte mi fece conoscere tutti i suoi colleghi: la bellissima e altrettanto letale Amaterasu, Kami del sole, del cielo e del giorno, Izanagi e Izanami, rispettivamente primo uomo e prima donna, Kami della vita e Kami della morte, Susanoo, Kami del Vento, Ryūjin, Kami del mare, delle spade e dei fulmini e... Beh, potrei andare avanti per dei secoli, perché, non so se lo sapete, ma abbiamo centinaia di migliaia di Kami, più o meno per qualsiasi cosa, noi abbiamo un Kami che lo protegge. È piuttosto utile. Oh, e in quella riunione c'era anche il Buddha. L'ho sempre trovato un po' strano, ha una faccia simpatica, però è sempre talmente calmo. Ti irrita con la sua calma mentale. Se non sta a chiacchierare con i Kami, lo si può trovare ovunque a meditare... Ecco, non so quale sia esattamente la sua funzione... Non credo che meditare sia molto utile per l'equilibrio psichico della Terra, ma potrei sbagliarmi.

Comunque, quella notte, Hachiman mi riconobbe come suo figlio legittimo. Quanto tempo è passato da quella notte, mi chiedete? Non ricordo, esattamente... Forse quattro mila anni? Beh? Che c'è? Non avete mai conosciuto un uomo di quattro mila anni?

...

Ah, no? Non so come funzioni dalle vostre parti, ma dalle mie, i figli dei Kami sono immortali, soprattutto se il Kami in questione è fra i più potenti ed Hachiman lo è. Quindi, in realtà, mia madre è morta da poco più di quattro mila anni. Mio zio, invece... Beh, la Yakuza è in giro da molto più tempo di quanto voi possiate pensare. Forse non si è sempre chiamata così, ma vi posso garantire che in un modo o nell'altro ha sempre tirato i fili del Giappone umano. La prima volta che li ho visti avevo quindici anni. Mi stavano solo osservando, poco fuori il limitare del mio piccolo villaggio che nel corso dei secoli sarebbe poi diventata Tokyo. La seconda volta me li sono trovati in casa, dopo che avevano appena ucciso mio zio. Non me la sono presa per quello, ma più che altro per il fatto che stavano studiando la mia Katana... Nessuno tocca la mia Katana. Insomma, è stato il primo regalo di mio padre e Hachiman in persona l'ha benedetta in modo che mi proteggesse in battaglia. Nessun umano ha il diritto di toccarla senza il mio permesso. Li ho uccisi tutti a mani nude, non è stato così complicato. Poi ho scoperto che avevano ucciso mio zio e sterminato la gente del mio villaggio. Ero arrabbiato, erano persone innocenti, non meritavano di morire. Quindi mi sono messo a seguire le loro tracce. Dovevano per forza essere arrivati da qualche parte. Li ho beccati in una sottospecie di accampamento sulle montagne. Mi hanno portato dal loro capo dell'epoca, una donna di mezza età di nome Chisato, che mi ha spiegato tutto: cosa facevano, perché lo facevano e di che cosa avevano bisogno. Ormai non avevo più una famiglia, quindi ho accettato il lavoro che mi offriva quella donna e sono entrato tra le fila di quella che poi sarebbe diventata la Yakuza.

Yakuza - Il figlio di HachimanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora