capitolo 1

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Le lunghe e callose dita si muovevano lente sul pianoforte a ritmo della canzone di cui stava in quel momento riproducendo la melodia: love me do, beatles.

Quello era solo uno degli strumenti musicali che era in grado di usare, perchè grazie alla sua grande passione e al talento per la musica (unica cosa che a parere del ragazzo era in grado di fare), aveva imparato da autodidatta anche a suonare la chitarra ed il basso, ma il suo più grande amore rimaneva il pianoforte.
Aveva iniziato a suonarlo alla tenera età di 13 anni, ora ne aveva 26 e non c'era stato un attimo in cui lo abbia abbandonato.

C'erano sempre stati l'uno per l'altro.

Lui e la sua musica erano gli unici ad essergli stati accanto, i posti in cui si rifugiava per un pó di pace e per distaccarsi dalla sua futile e schifosa vita.
Anche dopo quell'orribile serata di febbraio, quando per settimane non faceva altro che stare chiuso in camera senza la forza di uscire di casa, loro erano lí. Pronti per lui e per accoglierlo e farlo sentire al sicuro.

Ed era anche grazie a loro se adesso aveva un lavoro non di lusso, ma che almeno gli permettesse di mettere in atto la sua grande passione e permettersi un affitto.
Lavorava infatti esibendosi in un localino al centro di Daegu, molto frequentato dai giovani: si radunavano lí per bere qualcosa e divertirsi con il proprio gruppo d'amici, o semplicemente per staccare.
Non era esattamente un luogo di comfort per Yoongi, dato che era una persona abbastanza solitaria e che preferiva starsene da sola. Non gli piaceva vedere tutti quei ragazzini che si strusciavano gli uni sugli altri ubriachi marci, non lo sopportava affatto.
Ma era purtroppo costretto a lavorare lí se non voleva finire sotto i ponti, quindi eccolo ad intrattenere tutti i presenti con della musica.

Con gli occhi puntati su quei candidi, freddi e bianchi tasti, cercava di non dar peso agli sguardi delle persone in quel locale puntati su di lui; una persona dovrebbe essere fiera e felice di ricevere tutta questa attenzione vero?

Beh questo purtroppo non valeva per il moro.
Perché infatti per lui quegli sguardi non erano altro che motivo di ansia e angoscia, non gli permettevano di concentrarsi bene su quel che stava facendo, e lo facevano quasi sentire male.

Con gli anni aveva in parte imparato a gestire la cosa, ma le orrende sensazioni che si palesavano all'interno del suo stomaco quando si trovava in un posto affollato, erano ancora forti e non erano affatto scomparse.
Agli inizi era ancora un adolescente e non sapeva cosa stesse accadendo, cosa fossero tutte quelle emozioni negative. Era facilissimo gli venissero attacchi di panico, iniziava a tremare e non sapeva cosa fare.
Adesso la cosa si era attenuata leggermente, non erano piú cosí frequenti attacchi di quel genere, ma non poteva negare ce ne siano ancora; con gli anni oltre alla musica aveva trovato peró un altro modo per scaricare tutta quell'ansia: l'alcohol.
E seppur tutta l'amarezza e l'odio che provava verso se stesso per questo motivo, aveva capito di non poterne piú fare a meno.

Finì il suo turno quella serata, lasciando il cambio ai suoi colleghi. Era da poco passata la mezzanotte, ma prima di tornare a casa decise di passare per il bancone ad ordinare un drink, gli serviva proprio qualcosa di alcolico per scaricare tutta la pressione accumulata.
Si sedette sullo sgabello girevole e tranquillamente si rivolse al barman:
-<<un sex on the beach>> gli porse le banconote ed aspettó che preparasse il suo ordine.
Con i gomiti sul tavolo ed il volto tra le mani, osservó attentamente il modo in cui le lunghe dita ornate di anelli del ragazzo dietro il bancone si muovevano delicatamente ma velocemente, maneggiando le bottiglie in vetro.
In effetti si era sempre chiesto quale tipo di talento avessero i baristi per maneggiare in quel modo delle bottiglie di vetro senza farle rompere o cadere.
Ad ogni modo, strano non avesse mai visto quel ragazzo, forse il suo capo aveva deciso di assumere personale ed era in periodo di prova... ma comunque non ci pensó per troppo tempo, afferró il suo drink ed inizió a scolarselo velocemente. Non passó molto che ne ordinó un altro, poi un altro, ed un altro ancora.

-<<vacci piano amico>> si rivolse il barman verso Yoongi, quando lo vide ordinare un quinto drink.
Quest'ultimo sbuffó una risata, non dando alcun peso alle sue parole ripetendogli di preparargli della vodka, alla fine era lui il cliente no? doveva accontentarlo.

Il ragazzo dietro il bancone sospiró ma si arrese fin da subito, sapeva bene di non poter non accontentare le richieste di un cliente. Si abbassó sotto al bancone e dopo neanche cinque secondi riemerse con una bottiglia di vodka nella mano destra ed un bicchiere di cristallo in quella sinistra

-<<sai ti ho visto prima mentre ti esibivi, sembri molto bravo. Come hai imparato?>> il musicista si stupì a quella domanda, nessuno si era mai interessato alla sua musica, ma decise di essere gentile e rispondergli.
-<<in realtá ho imparato da autodidatta, e grazie per il complimento>> accennó un piccolo ghigno.
Vide il ragazzo annuire e poco dopo ricominció a parlare
-<<qual è il tuo nome?>> gli chiese. Yoongi lo guardó leggermente accigliato mentre il barman posava sul bancone le bottiglie piene di
del liquido che gli stava preparando e allungava verso di lui la mano destra.
-<<io sono Kim Taehyung!>> poi gli rivolse un adorabile sorriso quadrato.

magnolia; sopeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora