1.

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Coming down
One love, two mouths
One love, one house
No shirt, no blouse
Just us, you find out
Nothing i really wanna tell you about no
No
No
'Cause it's too cold
For you here
And now, so let me hold
Both your hand in in the holes fo my sweater.

È conosciuta ai più quella sensazione di  sentire come un macigno premere sul petto, le lacrime uscire senza che si possa controllarle, e annegare sempre di più nel proprio dolore.
Era così che si sentiva anche Simone, da quando aveva capito di essersi innamorato di Manuel.
Manuel il caso disperato della classe, Manuel lo stronzo, Manuel il suo migliore amico.
Ogni volta che lo vedeva, che vedeva il suo sorriso, che sentiva la sua voce, che Manuel gli metteva un braccio attorno alle spalle, tutte quelle volte il suo cuore accelerava di colpo e le sue guance si coloravano di rosso.
Il suo cervello andava in tilt per alcuni secondi facendolo balbettare e passare per stupido.
Quanto avrebbe voluto smettere di provare tutti quei sentimenti per il suo migliore amico.
Soprattutto dalla sua festa di compleanno, visto che dopo che lui e Manuel si erano baciati, e avevano fatto anche qualcosa di più , il ragazzo si era allontanato da lui dicendogli che era stato divertente, ma nulla di più, perché Manuel non era "frocio" come lui, a lui piacevano le ragazze, era stato molto chiaro su questo punto.
Eppure gli aveva detto "con te è diverso".
Il cuore di Simone era spezzato, spezzato per davvero, perché una parte di esso lui l'aveva consegnato nelle mani di Manuel e il ragazzo in questione lo stava facendo a pezzi.
Simone si girò sull'altro lato del letto mentre le lacrime si seccavano sulle sue guance.
Ormai passava quasi tutte le notti insonni a pensare all'unica a cosa a cui non avrebbe dovuto pensare.
Si lasciava annegare nella sua sofferenza, nel suo desiderio che tutto ritornasse a com'era prima, prima di quando aveva tentato di baciare Manuel al museo, prima di fare sesso con lui nel cantiere della scuola.
Prima di farsi fare quel dannato tatuaggio, da cui era iniziato tutto, con quello sguardo, quel maledetto sguardo che aveva fatto perdere la testa a Simone.
Prima dell'incidente in moto sotto casa di Manuel e della scoperta di aver perso un fratello gemello, Jacopo.
Prima di aver discusso con Manuel una volta dimesso dall'ospedale.
Simone ricordava bene quella conversazione, e le parole del ricciolino gli rimbombavano ancora dolorosamente nella testa.

Simone era appena stato dimesso dopo due settimane di ricovero a causa dell'operazione e della lavanda gastrica dopo l'incidente.
Stava sdraiato sul suo letto, caldo e confortevole, finalmente, data la scomodità di quello dell'ospedale, dove non ci sarebbe ritornato volentieri. 
Prese in mano il suo telefono e lo riaccese dopo settimane che era spento. Non aveva avuto il coraggio di accenderlo mentre era ricoverato, non aveva avuto la forza di leggere e ascoltare i messaggi dei suoi amici e neanche di ricevere chiamate da loro.
In ospedale si era preso il tempo per riflettere, per riordinare i suoi pensieri  e per capire cosa fare.
Aveva tentato il suicidio quella sera, ne era cosciente, una parte di lui se ne vergognava, mentre l'altra era in un certo senso dispiaciuta, non era riuscito nel suo intento. E questo voleva dire che prima o poi avrebbe dovuto affrontare i suoi problemi, dato che il suo tentativo di scappare da essi nel modo più drastico possibile era fallito. 
Si mise a rispondere a tutti i messaggi dei suoi amici e compagni di classe che gli chiedevano come si sentisse e se sarebbe tornato a scuola per le ultime settimane. Simone aveva intenzione di tornarci e di impegnarsi al massimo per salvare l'anno, anche se sapeva che era a rischio bocciatura data la bravata della sua festa di compleanno clandestina. Forse concentrandosi al massimo sullo studio si sarebbe distratto dagli altri mille pensieri che lo attanagliavano. 
Stava rispondendo a un messaggio da parte di Laura, quando una notifica catturò la sua attenzione.
 Era un messaggio di Manuel: "Oh scendi che sto sotto casa tua".
Il cuore di Simone perse un battito e la sua gola si seccò. -"In che senso sei sotto casa mia?" scrisse il moro in risposta. Manuel non ci mise molto a rispondere, e Simone poté giurare di aver letto quel messaggio con la voce del ricciolino. "Che cazzo de domanda è? Vieni giù e basta". Simone sapeva che alla fine lo avrebbe raggiunto comunque, perché quando si trattava di Manuel diventava una persona completamente diversa. Se migliore o peggiore non stava a lui giudicarlo.
Ormai erano giorni che Simone era confuso dal comportamento del più grande. Era rimasto sorpreso quando aveva scoperto che Manuel era stato tutto il tempo in ospedale, anche a dormire, prima che si risvegliasse dall'operazione e che era stato tremendamente preoccupato per lui.
 Ed era rimasto sorpreso che sempre Manuel gli stesse accanto anche durante la convalescenza, come un vero amico. Ma quella parola suonava troppo dolorosa nelle orecchie di Simone.
Il ragazzo scese le scale due gradini alla volta e raggiunse il suo compare che lo aspettava appoggiato al suo motorino.
 - Ao come te senti? - gli chiese Manuel, voleva accertarsi delle sue condizioni di salute, questo faceva impercettibilmente sorridere Simone, che però si ripeteva continuamente di non illudersi.
 - Sto bene - rispose secco Simone, non aveva tanta voglia di parlare con lui a dirla tutta. Non aveva neanche il coraggio di guardarlo negli occhi. 
- Che hai c'hai 'na faccia - commentò infatti Manuel, probabilmente aveva notato la freddezza nei modi dell'amico. Quando Simone aveva avuto l'incidente Manuel aveva capito di aver fatto una grandissima cazzata a lasciarlo da solo ad affrontare quel momento così difficile, e non ricordava di aver mai provato così tanto dolore come quando aveva visto il corpo inerme di Simone a terra senza sapere se avrebbe mai più rivisto quegli occhi grandi e scuri aperti, vivi. Quella notte in ospedale era stata la peggiore di tutta la sua vita, soprattutto perché non si sarebbe mai perdonato di perdere Simone quando l'ultima cosa che gli aveva detto era stata "Per me tu manco esisti".
 - Penso - rispose Simone appoggiandosi alla staccionata di legno del giardino, e Manuel fece lo stesso accanto a lui.
- E cosa pensi? - chiese il più grande. 
- Penso che tu sia un incoerente del cazzo - rispose Simone con la voce leggermente tremante per la rabbia. Manuel ci mise qualche secondo a capire che la conversazione stava andando in una direzione piuttosto scomoda per lui. Aveva intenzione di chiarire con Simone, di chiedergli scusa per tutti i suoi comportamenti, e l'improvvisa ostilità del ragazzo lo metteva in confusione. Come se Manuel non provasse altro da un paio di settimane a quella parte. 
- Che stai a dì? - domandò perplesso, aveva fatto di nuovo qualcosa di sbagliato? La verità era che Manuel si sentiva terribilmente in colpa per l'incidente di Simone, se ne sentiva il responsabile, e ricordò una frase che una volta gli aveva detto il suo professore di Filosofia: "Tu hai il potere della persona amata, ma giustamente irraggiungibile. Una tua parola può fargli molto male".  
- Sto a dì che sei un incoerente del cazzo. Prima provo a baciarti e mi respingi dandomi del frocio, poi facciamo sesso alla mia festa e mi dici che "con me è diverso", per poi rinfacciarmi che ti piacciono le donne e che per te io non esisto, ma dopo l'incidente mi tratti come se niente di tutto questo fosse mai successo. Perché sei così preoccupato per me, tanto non esisto giusto? - Simone disse tutto ciò che teneva dentro da settimane. Esplose come un vulcano quiescente da molti anni. Non ce la faceva più a vivere in quel limbo sospeso tra amicizia e amore.
Manuel aveva una voglia incredibile di sbuffare e di alzare gli occhi al cielo, pensava che Simone si comportasse in modo infantile. Doveva smetterla di fare sempre la vittima storia, neanche Manuel se la passava tanto bene, ma Simone vedeva solo i suoi problemi, senza pensare mai a quelli degli altri, come quando gli aveva spaccato la macchina affidatagli da Sbarra.
- Quando t'ho conosciuto pensavo de avè finalmente trovato n'amico vero, e invece me so ritrovato un tipo che se comporta come tutte le ragazze che me vengono dietro - ribatté Manuel risentito. Lui credeva davvero di aver trovato un fratello, un amico su cui contare come non ne aveva mai avuti nella sua vita, e invece anche Simone gli voltava le spalle. 
- Scusa se non sono stato un buon amico, ma sappi che non lo sarò mai, perché tu non sarai mai solo un amico per me - replicò Simone aprendo per l'ultima volta il suo cuore a Manuel. 
E quest'ultimo lo spezzò per l'ennesima volta. 
- E chi te vuole come amico? Nun me serve 'n frocio in mezzo ai piedi - disse Manuel, che salì sul suo motorino, frustrato e incazzato, per poi sfrecciare via da casa Balestra a tutta velocità senza voltarsi indietro.

Questa era la sua situazione attuale, e Simone sentiva come se qualcuno lo stesse soffocando, si sentiva oppresso, schiacciato dalle sue stesse emozioni.
Si sentiva sovrastato dalla gelosia, dal senso di colpa, dall'inadeguatezza.
Anche se in classe Manuel era seduto solo a pochi metri da lui, lo sentiva distante chilometri.
Aveva bisogno di lui, ma allo stesso tempo sapeva che stargli lontano gli faceva bene. E che forse, un giorno, quelle ferite inferte da un amore non corrisposto si sarebbero rimarginate. 
Si sentiva uno stupido, da quando dipendeva completamente da un'altra persona?
Gli mancava scherzare con lui, farsi le canne insieme, gli mancavano addirittura le loro risse.
Simone si alzò dal letto, tanto era inutile tentare di dormire, sapeva che in ogni caso avrebbe avuto l'ennesimo incubo che avrebbe riguardato Jacopo, l'incidente o Manuel.
Andò in bagno e si sciacquò la faccia con dell'acqua gelida, il modo migliore per svegliarsi completamente.
Rimase impalato davanti allo specchio a guardare il suo volto ancora ricoperto da piccoli tagli e lividi, le occhiaie profonde e gli angoli della bocca storti in una smorfia derisoria. Era patetico.
Tornò in camera sua e iniziò a vestirsi, tra poco più di due ore sarebbe dovuto essere a scuola, finalmente il suo definitivo ritorno alla normalità.
Ma la normalità non esisteva più da quando si era innamorato di Manuel.

Il cielo stellato sopra di noi ~ SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora