3.

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Manuel si buttò sul suo letto a peso morto e sprofondò la testa nel cuscino.
Era stanco, come mai lo era stato nella sua vita. Non una stanchezza fisica, ma emotiva.
Non era mai stato un ragazzo che pensava molto, e forse era proprio questo il suo problema, ma in quell'ultimo periodo non faceva altro che questo, pensare e pensare, e tutti quei mille pensieri che aveva per la testa orbitavano intorno a una singola persona: Simone.
Quello che il ragazzo aveva fatto lo preoccupava, già dal giorno dopo del suo coming out Simone era stato preso di mira da alcuni ragazzi della scuola e per poco non faceva una rissa con dei ragazzi della 3^A, ma grazie all'intervento di Matteo, Giulio e Aureliano le cose non si erano fatte serie. All'interno della classe erano tutti molto solidali a Simone e lo trattavano come sempre, gli volevano bene.
Fuori però le cose non andavano allo stesso modo e Manuel era seriamente preoccupato per Simone.
Gli faceva male restare guardare quello che una volta era il suo migliore amico venire insultato e menato, ribolliva di rabbia dentro, ma non si intrometteva mai, restava sempre sullo sfondo.
Anche se avrebbe voluto prendere a scazzottate tutti quelli che lo insultavano, che tentavano di fargli del male, che gli davano del frocio.
Ma come poteva prendersela con loro quando lui era stato il primo a farlo?
Simone gli avrebbe dato ancora una volta dell'ipocrita e lui si sarebbe esposto per niente.
Si sentiva una merda, era questa la verità, ma era troppo codardo per mettersi in gioco.
Non era stato capace di restare al fianco del suo amico nel momento più difficile della sua vita, e non ci riusciva neanche ora. 
Simone però gli mancava cazzo, eccome se gli mancava.
Gli mancava il suo modo di ridere, il modo in cui tossiva quando fumava una canna troppo forte per lui, il modo in cui si vestiva, il modo in cui lo guardava, con quello sguardo timido, ma che sembrava volerti dire milioni di cose allo stesso tempo. Quello sguardo che Manuel non era mai riuscito a decifrare, Simone era una persona estremamente chiusa e che parlava poco, anche se con lui si era aperto qualche volta.
Gli mancavano le fossette che si formavano sul suo volto quando sorrideva, il suo modo di passarsi la mano tra i capelli, il suo preoccuparsi sempre per lui.
Perché Simone era stato una delle poche persone che gli aveva dimostrato del vero affetto, una vera attenzione nei suoi confronti.
E anche se l'aveva fatto per altri motivi e non per amicizia, Manuel non poteva che essergli grato.
Ma ora che al posto di Simone c'era il nulla, sentiva un freddo dentro che gli faceva male. Sentiva che mancava qualcosa.
A volte, nel bel mezzo della notte, aveva voglia di chiamarlo per parlare, o anche solo per chiedergli come stesse.
Altre volte, quando si faceva un giro sul suo motorino, si ritrovava spesso nei paraggi di casa Balestra senza che se ne rendesse conto.
Sì, decisamente gli mancava.
Gli mancava l'unico vero amico che avesse mai avuto.
- Manu vieni che è pronto! - lo chiamò  Anita dalla cucina per informarlo che la cena era pronta.
Il ragazzo si alzò controvoglia, in quei giorni aveva una fame pari a zero, sentiva lo stomaco perennemente chiuso, che si stringeva ancora di più quando vedeva Simone.
Il ragazzo raggiunse la madre e tavola, si sedette e iniziò a mangiare svogliatamente.
Anita si era accorta del repentino cambio di umore di Manuel negli ultimi giorni e iniziava a preoccuparsi seriamente.
- Manuel che succede? - gli chiese infatti-.
Il ragazzo alzò lo sguardo dal suo piatto e rispose: - Che deve succedè mà? Niente -.
Anita però non fu per niente soddisfatta da quella risposta. - Non me mentì, se te sei cacciato n'altra volta nei guai come con Sbarra...- disse ma Manuel la interruppe: - Non c'entra un cazzo Sbarra, so incazzato con quel cojone de Simone che me sta fa a diventà matto -.
Calò il silenzio per qualche secondo, poi Anita prese parola: - Perché sei incazzato con lui? Avete litigato? -.
Manuel mando giù un boccone poi replicò: - Me so comportato da stronzo co lui, ma anche lui c'ha la sua parte de colpa -.
- Hai provato a parlarci? - gli chiese sua madre. - Nun me vò parlà - spiegò Manuel rammaricato.
- Allora dimostragli coi fatti che ti dispiace - gli consigliò e poi tornarono a  mangiare in silenzio.
Per Manuel era imbarazzante parlare con sua madre di Simone, un po' perché non gli andava di affrontare quell'argomento un po' perché data la relazione tra Anita e Dante parlarne sarebbe stato un po' strano. O forse parlare con qualcuno della sua confusione circa ciò che provava nei confronti di Simone avrebbe reso tutto più reale. E Manuel aveva paura di rendere tutto più reale. 

Il cielo stellato sopra di noi ~ SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora