Lo schiaccianoci

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-Louis sono le sette e stai ancora così. Tra poco arrivano gli ospiti, vuoi prepararti?- mi strilla mia madre fuori la mia camera.
Mi guarda con il solito sguardo che mi riserva solo ed esclusivamente il giorno di Natale. È uno sguardo truce, duro e che vorrebbe tanto uccidermi se soltanto potesse e se non fosse considerato un crimine dalla legge.

Io sono seduto sul mio letto, occhi incollati alla PlayStation, joystick in mano mentre indosso un paio di mutande nere con il simbolo di Batman sopra, una maglietta rossa con il fulmine di Flash e i capelli legati in un codino un po' storto mentre al piede destro indosso un solo calzino giallo.

Metto in pausa per voltarmi verso di lei ed alzo gli occhi al cielo quando capisco cosa voglia da me.
Sbuffo sonoramente prima di rispondere:
-Mamma manca ancora un'ora e mezza.- mi lamento.
-E devi ancora lavarti, vestirti ed aiutare le tue sorelle ad apparecchiare.
Sbuffo di nuovo.
-Se non la smetti subito vengo lì e rompo quel giocattolo inutile.
Subito spengo anche se scocciato e mi alzo per guardarla ancora nervoso.
-Nemmeno li conosciamo questi qua. Che vengono a fare in casa di persone che nemmeno conoscono per festeggiare una festa inutile come il Natale?
-Louis!- si lamenta lei procedendo verso la stanza della lavanderia.
-Dico sul serio. A cosa serve questa festività? Dimmi il suo significato, a parte quello di spendere un sacco di soldi in regali che non interessano nessuno. È solo una festa consumistica.
-Louis ti prego, il discorso da vecchio musone risparmiacelo almeno per quest'anno.- dice annoiata piegandosi per infilare i nostri vestiti sporchi nella lavatrice.
-Ma..
-Ora non voglio più sentirti. Va di là e fatti una doccia, metti qualcosa addosso di decente e poi torna di sotto per aiutare le tue sorelle, ti prego!- mi strilla per l'ultima volta.
Quando fa così so per certo che il discorso è finito e che io ho perso miseramente la mia battaglia contro il Natale anche quest'anno.
Sbuffo di nuovo e mi dirigo nel bagno, in silenzio però.
Mi spoglio ed infilo i vestiti nel cesto dei panni sporchi prima di infilarmi sotto il getto caldo della doccia.
Non ci metto molto a lavarmi e ad asciugarmi. Quando torno in camera mi vesto con ciò che trovo sul letto. Come ogni anno mia madre, sapendo il mio odio nei confronti del Natale, mi fa trovare i vestiti natalizi già pronti sul letto, perché fosse per me metterei le prime cose che trovo nell'armadio. Ma lei vuole dei vestiti natalizi che mi rendano più vicino alla festività e così già me li fa trovare pronti.

Mi infilo il pantalone e poi il maglione rosso natalizio con un albero di natale ricamato sopra.
Ridicolo!
Odio quel maglione, è stupido e mi sta anche troppo largo.

Scendo di sotto controvoglia e le mie sorelle già stanno cominciando ad apparecchiare.
-Louis, vai a prendere i piatti? Sono in cucina.- mi chiede mia sorella Lottie.
Sospiro rassegnato e mi dirigo pigramente in cucina dove vedo dei piatti sistemati sul ripiano più vicino. Li prendo e li porto in salone. Pian piano li sistemo sul tavolo. Sono lento, ne sono consapevole, ma solo perché non ho voglia di farlo. Mi sbrigo quando mia sorella Fizzy mi sgrida.
-Louis! Ti muovi? Sei peggio di una lumaca!
Mia sorella è più piccola di me di nove anni, ne ha dieci ora, ed io mi sto facendo sgridare da una bambina. Solo allora, preso da questo pensiero, mi sbrigo sentendomi un perfetto imbecille.
Una volta finito, sistemo i tovaglioli che Phoebe mi porge. Li metto ad uno ad uno vicino ai piatti mentre chiedo a Lottie:
-Insomma chi sono queste persone che vengono questa sera?- chiedo.
-Amici di papà. Un suo collega di lavoro.- mi spiega vaga.
-Non lo sai bene nemmeno tu?- chiedo ancora.
-No, non mi sono informata. Ma so che portano il dolce con un pandoro in più.- mi fa un sorriso contento.
Sono tutti entusiasti per quella festa, sono tutti felici e non vedono l'ora che gli ospiti arrivino per poter festeggiare tutti insieme. Solo io non mi sento in armonia con loro.
Così quando ho finito di apparecchiare la tavola insieme alle altre, decido di dirigermi verso l'altra parte del nostro salone, quella un po' nascosta in cui c'è l'albero di natale, il presepe, i regali ma soprattutto il mio amatissimo ed enorme divano insieme ad una TV un po' vecchiotta ma ancora perfettamente funzionante.
Mi avvicino al divano, supero l'albero nell'angolo ma inciampo in uno dei pacchetti che sono stati lasciati a terra, attorno a quest'ultimo. È una scatolina sottile e quadrata, tutta rossa con un fiocco verde al centro.
Un regalo.
Chissà per chi è.
Sbuffo nervoso perché i regali sono quello contro cui vado di più in assoluto. Il Natale non è una festività, è solo un modo come un'altro per spendere soldi, fare regali che nessuno userà o che verranno riciclati perché non piacciono. Come quella scatolina contro cui sono andato a sbattere. Anche quella è un regalo e sicuramente chi la riceverà ne rimarrà deluso e non la userà mai e noi abbiamo solo buttato al vento i soldi per comprarla. Avremmo potuto usarli per altro, magari per comprare un regalo sentito a qualcuno che sappiamo lo avrebbe apprezzato, e invece si fanno regali a tutti anche se non sappiamo nulla di loro, anche se non li conosciamo, solo per cortesia. Come agli ospiti che quella sera si uniranno a noi, non sappiamo nulla di loro eppure sono sicuro che sotto quell'albero ci sia un bel regalo pronto per ognuno di loro.
Il Natale è una festa ipocrita.
Arrivo al divano e mi sistemo comodamente, sdraiato con un cuscino sotto la testa per stare più comodo e guardo l'albero immenso davanti ai miei occhi. Vedo la stella in cima, sulla punta, le palle di natale rosse e quelle dorate attaccate ai primi rami. Vedo le luci che riverberano sul muro e vedo i ghirigori che si disegnano. Vedo tutto ciò e sento il tepore della casa che mi avvolge. Poi la mia vista si offusca, vedo sempre meno finché...

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