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10 giugno
Mi sveglio con un mal di testa terribile e alla mia sinistra non vedo Jj allora vado in bagno e non lo trovo, scendo nel salotto e niente, in studio, zero allora vado in cucina e sento un odore intenso di caffè, poi vedo una figura alta di spalle concentrata nei fornelli.
Io: buongiorno.
J: ehi, buongiorno a te.
Mi raggiunge e mi lascia un bacio sulla testa.
Io: che ore sono?
J: le dieci circa.
Io: oh ok, non mi sarei mai immaginata che Jj Maybank potesse svegliarsi prima di me.
J: sono un ragazzo sorprendente.
Io: si, oggi che fai?
J: beh, aiuto Pope con il lavoro, e poi barca, ci sei anche te vero?
Io: si certo. Io vado ad aiutare John b con la spiaggia e poi faccio quel colloquio per l'acquario.
Mi passa un piatto con sopra tre pancake e ci spalmo sopra della marmellata di prugne, facciamo colazione e dopo aver messo apposto tutto torniamo in camera.
Io mi metto un paio di jeans neri larghi e una maglietta stretta verde, ai piedi metto le converse e mi raggruppo i capelli in basso con un mollettone marrone.
Jj si rimette i vestiti che aveva ieri ed entrambi usciamo di casa.
Vado da John b ed entrando in casa vedo che dormono beati allora inizio a raccogliere i bicchieri sulla spiaggia quando sento dei passi avvicinarsi a me.
X: ti serve una mano?
Allora mi giro e trovo Caleb con una busta dell'immondizia in mano.
Butto i bicchieri che ho raccolto nella busta e inizio a raccogliere altri.
C: dimmi, ti ubriachi come ieri sera a tutte le feste?
Io: no, di solito non bevo tanto. Non ci riesco, ieri sera ci ho fatto apposta, quella sensazione di impotenza, la detesto.. sembra come se perdessi il controllo di me, del mio corpo, della mia bocca..
C: della tua bocca?
Io: intendo di quello che dico.. sparo certe cazzate quando sono brilla.
Non lo sento rispondere allora mi volto verso di lui e poi verso le tre figure che ci raggiungono in spiaggia.
Jb: buongiorno Gwen, Caleb.
Io: buongiorno stellina.
Lascio un bacio sulla guancia delle due ragazze che seguono il moro.
Dopo aver messo apposto tutta la spiaggia torno a casa solo per mangiare un boccone e con il vecchio motorino di mio fratello raggiungo l'acquario.
Mark: allora, questa è la prima esperienza lavorativa?
Io: no, ho lavorato nel ristorante dei signori Carrera lo scorso autunno.
M: hai lavorato per Mike e sua moglie?!
Io: esattamente.
M: beh sai a me serve qualcuno che faccia il lavoro un po' più faticoso, come dare da mangiare agli animali, raccogliere la spazzatura, svuotare e riempire le varie vasche, cose così, per te va bene?
Io: certo.
Allora gli dico i giorni e gli orari dei turni che mi farebbero comodo, (che coincidono con i turni di John b), mi lascia il sabato libero e mi da appuntamento tra due giorni per la prova.
Torno a casa e chiacchiero un po' con mio padre sul nuovo lavoro e noto che si è fatto particolarmente bello oggi.
Io: papà, ti volevo chiedere, perché ti sei messo la giacca buona? Insomma, non è una giacca con cui si va a lavorare..
P: Gen, sai..mi sto frequentando con una donna, una collega del lavoro, si chiama Monica.
Io: oh..sono contenta per te papà.
P: no, Gen non devi fingere per gratificarmi, se non è quello che credi, io posso dirle di rimandare e-
Io: no, papà, ti meriti di essere felice, sono passati tre anni, se riesci ad andare avanti non vedo il perché io ti debba ostacolare.
P: Gen, sei uguale a tua madre.
Io: divertitevi, ma non troppo.
P: beh nemmeno te.. ah e questa notte vi sono venuto a trovare in camera, Jj ti accarezzava in un modo così gentile, io credo che lui provi qualcosa per te..
Io: ma che dici, è Jj..è solo Jj..ma poi cosa vuoi saperne te.
P: beh io devo andare, resti da John stasera?
Io: si, almeno ti lascio casa libera, sai cosa intendo.
P: ci vediamo domani allora.
Mi abbraccia velocemente e mi scompiglia i capelli con una mano.
Io mi metto il costume nero mi prendo le cose per la notte e passando per la spiaggia vado da John b.
Io: ehiii, c'è qualcuno?
Urlo entrando dalla veranda e mettendomi a sedere nell'amaca.
S: ehi bellezza, dove hai preso quei pantaloni?
Io: hanno il doppio della tua età Sarah, non ne ho la più pallida idea, dove sono gli altri?
Intanto che le parlo l'abbraccio e le lascio un bacio sulla guancia.
S: ehm, John b è in camera-
Io: uuh, anche te venivi da la.
La guardo con uno sguardo malizioso.
S: sai è questo che si fa in coppia..
Io: è quasi un anno, no?
S: sì, a fine mese.
Io: siete proprio belli insieme.
S: ti ringrazio, comuunqueee...John mi ha detto che te e Jj siete stati a casa tua stanotte.
Io: si, non è mica la prima volta.
S: no, certo lo so, ma io credo che il vostro rapporto sia cambiato, insomma, siete praticamente sempre insieme.
Io: beh te vedi Jj adesso? Io non lo vedo..
J: allora dovresti metterti un paio di occhiali.
Lui e Pope escono da casa raggiungendo la veranda assieme a John b e Kie.
Mi si avvicina e mi lascia un bacio sulla testa.
Io: allora possiamo andare?
Jb: no, dobbiamo aspettare Caleb.
Io: Caleb, viene anche lui?
P: certo, l'ho invitato ieri, te l'avevamo detto no?
Io: non, non lo so non mi ricordo molto, io volevo stare con voi, insomma questo ci è stato tra i piedi tutto il giorno ieri.
K: eccolo che arriva, non fare sempre la scorbutica con lui, è nuovo, gli serve qualcuno con cui passare il tempo.
Lo vedo arrivare da lontano e sfrutto gli ultimi istanti per dire la mia.
Io: io non sono scorbutica, è che mi è sembrato quasi uno stolc-
C: ciao ragazzi, scusate il ritardo
Jb: non ti preoccupare.
P: ora possiamo andare.
Allora scendo dall'amaca e mi avvio verso il pontile e salgo in barca, vengo seguita da tutti e quando siamo a bordo Jj slega la cima e da un spinta dalla barca per allontanarci dal pontile.
Dopo una decina di minuti circa siamo arrivati nel nostro posto preferito per fare il bagno, non è molto vicino alla riva ma il mare è veramente limpido e poco mosso.
Vedo qualche turista da lontano che si rilassa sotto l'ombrellone, qualcuno che gioca con le racchette e altre piccole testoline che galleggiano nel mare.
S: chi entra per ultimo è uno sfigato.
Dice Sarah che accanto a me inizia a spogliarsi, tutti quanti fanno le sue stesse mosse e le mie migliori amiche si buttano in mare, John b le segue e quasi disturbante anche Caleb si tuffa.
J: ehi, non vieni a fare il bagno?
Io: vi raggiungo tra poco.
È a petto nudo di fronte a me, io sdraiata a prua e lui posiziona i suoi piedi ai lati delle mie ginocchia allungando le mani verso di me.
J: so che non siamo in un letto, ma ti chiedo comunque di spogliarti.
Io: ho detto che vi raggiungo.
Allora si abbassa e inizia a slacciarmi i pantaloni, devo ammettere che il suo gesto mi fa sussultare, quasi mi è saltato un battito.
Prende i pantaloni e li tira verso di se cercando di togliermeli.
Io: dai Jj non ho voglia adesso, arrivo tra-
Non mi fa finire che i miei pantaloni sono dall'altra parte della barca, poi si mette a cavalcioni su di me e prende i lembi della mia maglietta sfilandomela facendole fare la stessa fine dei jeans.
J: bel costume Gwen, ti sta molto bene.
Io: oh, ma che carino, si sta trattenendo.
J: è dura non dire porcate con una vista del genere.
Io: dai muoviti.
Si tira su da me e mi prende per le caviglie, nello stesso momento Pope mi prende per le braccia e sporgendosi iniziano ad oscillare.
P: uno, due, tre.
Io: no dai Pope, almeno te-
Mi buttano in acqua e io la sento gelida, non contenta della mia sorte, non appena torno in superficie cerco di raggiungere Jj con le braccia e quando ci riesco lo butto giù in acqua.
Quando riaffiora mi promette di affogarmi e poggiando le mani sulle mie spalle mi spinge sott'acqua, io faccio lo stesso con lui subito dopo.
Jb: allora Caleb, da dove vieni?
C: vengo dalla California, San Francisco.
K: Gwen te ci sei stata a San Francisco, no?
Io: oh si che ci sono stata, ci sono stata eccome.
Non appena sento il nome San Francisco mi piombano dei ricordi del viaggio con la mia famiglia, siamo andati della costa ovest e siamo stati per più di una settimana a San Francisco perché sette giorni non bastavano e perché a mamma piaceva veramente troppo l'atmosfera è la sensazione di pace che quelle vie emanavano.
A San Francisco sono successe molte cose che per ora sa solo mio fratello e che prima o poi, dovranno sapere anche i pogues, perché niente segreti tra i pogues.
C: è una bellissima città, io abitavo nella zona residenziale in collina, e da lì riuscivo a vedere tutta la città, il mare e ero circondato dalle case dei miei amici, avevo la scuola a due passi, la mia ragazza anche-
S: hai una ragazza e non ce lo hai ancora detto?
C: beh lei non è più la mia ragazza, ci siamo lasciati prima che mi trasferissi, perché lei non sopporta la distanza, e mi ha giurato di amarmi e che un giorno mi potrà ospitare da lei, per stare un po' insieme.
K: no, scusami, fammi capire, te dovresti andare da lei, dopo averti lasciato.
C: ...-
Non lo credevo così sottone, credo che tutti si siano accorti che questa ragazza lo sta prendendo in giro e che lo ha preso in giro in passato.
K: Caleb, mi dispiace dirlo ma forse è il caso che smetti di sperare che lei ti ospiti e che devi andare avanti, superarla.. ci sono un sacco di ragazza che sarebbero disposte ad una notte e via con il primo che capita..
Jj allora guarda me, come se volesse intendere che io sono una tra quelle ragazze.
Allora io rimando indietro il suo sguardo con il mio a cui aggiungo un fare interrogativo.
Offesa mi avvicino alle scalette per salire in barca ed esco dall'acqua.
Jb: esci già?
Io: Si.
Allora si avvicina a me per non farsi sentire dagli altri che continuano a parlare di Caleb.
Jb: perché? È tutto apposto?
Io: si, si è tutto apposto.
Jb: beh non mi pare.
Io: ne..possiamo parlare dopo?
Jb: no, perché non ne possiamo parlare adesso?
Salgo sulla barca e mi metto l'asciugamano come un mantello.
Io: Jj mi ha appena dato della puttana.
J: cosa? Questo non è affatto vero.
Sentenzia dopo essere salito nella barca ed essersi avvicinato a me.
Io: beh, dopo che kie ha detto che ci sono molte ragazze da una botta e via ti sei girato verso di me, che schifo che mi fai Jj.
Jj: ma io stavo scherzando, e poi...non credi di dover dire qualcosa agli altri?
Resto a guardarlo incredula, perché deve farmi questo, perché non può passarci sopra se è successo tempo fa e a me non importa più, perché deve rimuginare ancora e ancora?
Jj: non credi di dover dire qualcosa a Sarah?
Dopo che il ragazzo di fronte a me ha attirato la sua attenzione la mia migliore amica sale a bordo avvicinandosi a me.
S: Gwen che mi devi dire? È qualcosa di importante?
Io: no, non è niente di importante, è una stronzata e non capisco perché Jj freme così tanto a farvela sapere.
P: ti ricordo che tra i pogues non ci sono segreti.
Sale anche lui nella barca seguito da Caleb e Kie.
Li guardo tutti uno ad uno poi abbasso lo sguardo.
Io: io..qualche mese fa sono andata a letto con Peter Senders
Poi alzo lo sguardo e lo punto sugli occhi di Sarah.
S: ti ha fatto male? Ti ha costretto o qualcosa del genere?
Io: no..no, non mi ha costretto, sapevo cosa stavo facendo e con chi, mi dispiace..
Sarah si avvicina ancora a me e mi aspetto uno schiaffo oppure uno sputo in faccia ma mi prende le mani.
S: Gwen non importa, stai tranquilla, insomma, non mi fa impazzire l'idea che voi due siate andati a letto insieme ma, è stata una notte, credo di poterci passare sopra..credo che possiamo farlo tutti.
Si gira verso gli altri ma si sofferma su Jj che abbassa lo sguardo.
S: infondo quanti di noi hanno fatto almeno una cazzata? Penso tutti no?
K: sei sempre stata fin troppo perfetta, un solo errore non cambierà ciò che pensiamo di te, e soprattutto il nostro affetto per te.
Ci tranquillizziamo tutti e riprendiamo a cazzeggiare per il resto della giornata, chi fa il bagno, chi prende il sole e chi fa le parole crociate, passiamo un bel pomeriggio insieme, peschiamo un paio di pesci enormi e poco prima del tramonto ci riavviciniamo a casa di John b.
Uno alla volta ci facciamo una bella doccia fredda e dopo aver acceso il falò in spiaggia ci sediamo in tondo cucinando i pesci.
Jj dopo aver discusso se n'è andato, non appena ha toccato terra ci ha dato le spalle e senza nemmeno salutarci è scappato via, spero soltanto che non stia combinando qualche cazzata in questo momento.
Jb: vedrai che sta bene.
John mi riporta alla realtà dal mondo dei sogni, credo che abbia capito perfettamente per chi sono preoccupata.
Jb: sa cavarsela.
Io: ancora non ve l'ha detto, ma Luke lo ha picchiato di nuovo qualche giorno fa.
Lo guardo negli occhi ma lui li ha chiusi per le parole che ha appena sentito.
Io: andiamo a cercarlo?
Jb: si.
Allora inventiamo qualche scusa per gli altri andiamo subito a casa di Jj.
Io: c'è qualcuno?
Non sento una risposta allora entro aprendo la porta, la puzza di alcol e di sigaretta mi pervade, spero solo che il padre di Jj non sia in casa.
Io: Jj, sei qui?
Jb: magari è in qualche bar, o forse a casa tua.
Io: no aspetta.
Lo zittisco dopo aver sentito qualche rumore.
Io: Jj?
Sento un'altro rumore dalla sua camera, dove mi dirigo sotto lo sconsiglio di John b.
Apro la porta e vedo Jj per terra con la schiena appoggiata al letto, con del sangue in faccia e una enorme macchia rossa sulla maglia.
Io: Jj...
Mi siedo accanto a lui ma non mi risponde, gli sento il battito e credo che sia regolare, credo sia solo svenuto, chiedo a John b dell'acqua, poi vedendo sotto la maglietta un taglio, chiedo anche un filo, un ago e dell'alcol.
Io: John assicurati che non si svegli mentre sto cucendo.
Immergo il filo e l'ago nell'alcol con cui poi mi disinfetto le mani e cerco di infilare il filo nell'occhiello ma la vista mi si appanna e continuo a piangere.
Jb: Gen calmati, smettila di piangere e sbrigati cazzo.
Dopo la sgridata di John b riesco ad infilarlo, disinfetto ancora la ferita e inizio a cucire; ho imparato quando mia madre era in ospedale; aveva un infermiere personale che la veniva a trovare almeno un paio di volte al giorno, quando lei dormiva faceva di tutto per distrarmi e non farmi pensare alle condizioni di mia madre e mi insegnò a cucire la pelle con delle apposite protesi.
Jb: hai fatto?
Io: si, si ho fatto.
Allora va a prendere della candeggina o dell'ammoniaca e gliela passa sotto il naso.
Abbasso lo sguardo sulle mie mani, sono tutte sporche di sangue e diventano sempre più sfocate per via delle lacrime che riprendono a cadere.
Sento tossire Jj e torno a guardarlo in volto.
Jj: che ci fate qui?
Jb: che ci fai te qui, non te ne saresti dovuto andare via.
Jj: lo so...scusatemi...scusami.
Dice guardandomi.
Ora siamo a casa di John b e Jj sta riposando in camera di Big John, mi sto pulendo le mani e la maglietta che mi si è macchiata di sangue.
K: lui non può andare avanti così, prima o poi va a finire che lo ammazza.
C: ma non lo può denunciare?!
P: ci sarebbero un sacco di problemi poi, il tutore legale, Luke ha un sacco di amici, e la farebbe pagare a Jj e forse anche a noi, in più abbiamo già provato a denunciarlo ma la polizia non ci ha mai dato ascolto più di tanto.
C: ma come è possibile che non vi abbia dato ascolto, è la polizia.
Io: ci abbiamo provato Caleb, te lo abbiamo già detto.
K: ehi Gwen perché devi rispondere così.
Io: così come? Dato che non ha capito alla prima gliel'ho ridetto, ma non sembra capire di nuovo.
K: ma ti sembra comunque il modo di parlargli, Caleb è nuovo di qui, ha bisogno di amici, non di qualcuno che gli urla contro.
Io: ma mi spieghi perché ti preoccupi tanto per lui, nemmeno lo conosci.. mi piacevi di più quando avevi una cotta per Jj..
K: beh adesso che ce l'hai te la cotta per lui sei diventata proprio una stronza.
Mi avvicino a lei e guardo ai nostri piedi.
Io: sarò pure una stronza, ma almeno non lo sono con i miei amici.. e se permetti adesso sono molto preoccupata per uno di loro, non per uno sconosciuto.
Mentre le parlo la guardo negli occhi, la vedo intimidita, piccola rispetto a me, mi giro in direzione della porta della camera di Big John e mi ci chiudo dentro.
Mi stendo sul letto accanto a Jj e lo guardo dormire beatamente.
Lo tocco leggermente nella zona sensibile del taglio e credo di aver fatto un bel lavoro con filo e ago.
Jj: scusami di nuovo.
Sussulto quasi per lo spavento, ha gli occhi umidi, e le guance rosate.
Io: mi prometti che non tornerai in quella casa da solo?
Jj: si, te lo prometto.
Mi metto seduta sul letto circondandomi le ginocchia con le braccia e sento poggiarsi una mano sulla mia schiena che mi lascia una scia di brividi.
Io: Jj, non mi importa perché a te da tanto fastidio quella cosa di Peter, però è una cosa passata, per me non è significato niente quindi smettila di preoccupartene, hai capito?
Jj: ho capito...comunque, mi importava così tanto perché non riuscivo a concepire che lui ti abbia toccata, come solo lui e un'altro hanno fatto.
Io: Jj, ma a te da più fastidio il fatto che una persona mi abbia toccata in quel modo o che questa persona sia Peter?
Jj: la prima opzione.
Io: beh Jj sappi che ho degli ormoni e delle esigenze.. e che qualcuno deve soddisfarle.
Jj: va bene, proverò a non infastidirmi più così tanto quando accadrà di nuovo.
Io: bene, spero vivamente che quello che te non vuoi che accada, accada..perché non ne posso più di fare tutto da sola.
Jj: rimani insoddisfatta?
Io: no, anzi, devo dire di saperci proprio fare, però stare con un ragazzo è totalmente un'altra cosa.
Jj: e Peter com'è?
Io: non è niente male, mi ricordo poco e niente, ma ha trovato il mio punto g in un batter d'occhio.
J: e l'altro? Cioè..quello con cui hai perso la verginità.
Io: Ted? Lui è stato molto premuroso, è davvero un peccato che si sia trasferito.
J: si infatti, che peccato.
Io: dimmi, perché ti interessa così tanto la storia della mia vita sessuale?
Mi giro verso di lui con il volto e noto che ha spostato un cuscino sopra il suo bacino.
Io: oh, allora..vedi di appiattire le tue "emozioni".
Mi sorride ultra imbarazzato, scendo dal letto esco dalla camera e mi ritrovo qualche paio di occhi addosso.
Prendo una sigaretta ed esco nella veranda quando sento arrivare qualcuno, qualcuno che mi porge un accendino lilla.
Io: sono mortificata..per tutto.
Prendo l'accendino e mi accendo la sigaretta facendo il primo tiro.
C: non fa niente, davvero.
Io: no, dico seriamente, mi sono comportata da stronza, non mi hai fatto niente di male eppure ti ho subito attaccato..mi dispiace.
C: allora accetto le tue scuse, ti andrebbe di rincominciare daccapo?
Io: certo.
C: allora io sono Caleb Mcfield, ho 16 anni, ma ancora per poco, mi sono trasferito qui da qualche giorno e mi manca moltissimo San Francisco, ma ho già trovato un gruppo di persone che mi hanno accettato per come sono e mi hanno aperto gli occhi di fronte ad un'enorme presa in giro da parte di quella stronza della mia ex.. te invece saresti?
Io: sono Gwen Morris, ho 17 anni, sono una pogues, ho un fratello maggiore che si chiama Nick mentre mio padre Marshall. Il gruppo di persone che hai nominato sono la mia famiglia, le persone più care che ho, credo che se loro ti abbiano fatto entrare nelle loro vite allora posso farlo anche io e ti chiedo se quell'invito a passare la giornata insieme è ancora valido.
C: assolutamente.
Io: perfetto, allora domani pomeriggio ti faccio fare un giro per le outher banks come si deve, andata?
C: andata, adesso devo tornare a casa.
Io: ti aspetto qui.
Finisco di fumarmi quella sigaretta e torno all'intero dello chateau dove Kie mi guarda con uno sguardo giudicante.
K: devi farmi delle scuse?
Io: si kie, in realtà dovrei farle a tutti voi, perché, per quello che è successo a Jj, io non ci ho visto più per la rabbia, e l'ho riversata su di voi e soprattutto su di te.
Mi si avvicina e mi lascia un bacio sulla guancia, la trattengo abbracciandola e dicendole che le voglio un'infinità di bene e che tutto quello che le ho detto non lo pensavo veramente, le ho detto che la preferisco così come è in qualsiasi momento.

𝓫𝓲𝓪𝓷𝓬𝓸 𝓷𝓪𝓿𝓪𝓳𝓸 | 𝓙𝓙 𝓜𝓐𝓨𝓑𝓐𝓝𝓚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora