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Non ero pronta a ciò che mi si era parato davanti.
Un'ombra si era staccata dall'oscurità che aleggiava nella stanza e iniziò a turbinare su stessa. Fili di tenebre si intrecciavano fra di loro fino a quando non apparve una figura. Aveva le sembianze di una donna, ma non aveva volto.
Per poco non mi si fermò il cuore.
Sbarrai gli occhi e sentii la bocca asciutta. Cominciai anche a tremare, ma non sapevo se dare la colpa all'acqua fredda, in cui ero ancora immersa, o a quella cosa che si era materializzata davanti ai miei occhi. Possibile che stessi ancora sonnecchiando dentro la vasca e che, quindi, si trattasse solamente di un brutto sogno? Perché non poteva esistere nulla del genere. Era impossibile.
Mentre facevo le mie considerazioni, quello spirito si spostò, avvicinandosi ulteriormente. Di riflesso compii un balzo all'indietro, ma nel farlo scivolai e andai a sbattere contro il bordo della vasca da bagno, schizzando acqua ovunque. Gracchiai un'imprecazione, mentre percepivo una dolorosissima fitta all'osso sacro. Il giorno dopo mi sarebbe spuntato sicuramente un bel livido.
In quel momento, però, avevo cose ben più importanti a cui pensare. E sicuramente non riguardava uno stupido livido.
La sagoma se ne stava lì, davanti a me, fluttuando semplicemente. Anche se non aveva occhi, mi sentivo lo stesso osservata. E io stavo facendo la medesima cosa con lei. Ci stavamo scrutando a vicenda.
Ero ancora appoggiata al bordo della vasca, nuda e bagnata, alla completa mercé di quell'essere
fatto di ombra e tenebre. E ripresi a tremare. Pensai a tutte le cose orribili che avrebbe potuto fare, ma non mosse una sola di quelle sue affusolate dita spettrali. Così raccolsi un po' di quel coraggio che mi era rimasto e provai a parlare.
<<Chi... Chi sei?>> balbettai in un sussurro, guardando dritta verso la sua faccia senza volto.
Era assurdo. Tutta quella situazione era assurda. Io ero assurda. E pure pazza. Stavo tentando di interagire con uno spettro. Un maledetto spettro!
Sì, avevo decisamente perso il senno.
All'improvviso la figura tremolò e, immediatamente, ogni suono - lo sfrigolio delle candele, le gocce d'acqua che, dal mio corpo, ricadevano dentro la vasca da bagno - venne attutito da un silenzio assoluto.
Poi una voce, delicata e melodiosa, si insinuò nella mia mente. Dapprima era solamente un sussurro, poi crebbe di volume e cominciai a percepirla forte e chiara.
<<Niamh.>>
Non capivo cosa stesse succedendo. Perché sentivo quel suono nella mia testa? Chi mi stava chiamando? Mi tappai le orecchie e scossi più volte il capo, come se in quel modo avessi potuto mandarla via.
Ma la voce continuava a dire soltanto il mio nome.
<<Niamh.>>
Stavo impazzendo. Era chiaro come la luce del sole.
Continuai a tenere le mani sopra le orecchie, fino a quando la voce non si attenuò. Fu solo questione di un attimo, però, perché quella riprese più forte di prima, come se volesse farsi capire meglio.
Come se volesse attirare la mia attenzione.
Fu allora che notai ciò che stava facendo la donna spettrale. Aveva allungato le sue lunghe braccia d'ombra verso di me, le mani con i palmi rivolti verso l'alto. Mi stava richiamando a sé in una sorta di tacito abbraccio.
Possibile che...? La fissai per qualche istante. E poi mi concentrai sulla voce che continuava a ronzarmi nella mente. L'unica possibilità era che quel suono provenisse da...
Sollevai di scatto la testa e piantai i miei occhi sul quel volto vuoto. L'ombra rimase in quella sua posizione, ma io avevo capito.
La voce sinuosa che sentivo nella testa apparteneva a quella creatura di tenebra.
<<Sei tu che mi stai chiamando.>> affermai, continuando a osservarla con discrezione.
Niente. A parte i filamenti di oscurità che la circondavano, nulla nella posa assunta da quella figura spettrale cambiò.
<<Come sai il mio nome? E perché sei qui? Che cosa vuoi da me?>> dissi tutto d'un fiato.
In altre occasioni, probabilmente, non l'avrei mai ammesso, ma in quel momento stavo provando una profonda paura. Avevo il terrore di quella sagoma fluttuante. O peggio, di quello che avrebbe potuto dire o fare.
Dopo attimi che sembrarono infiniti, l'ombra, finalmente, si mosse. Abbassò una sola delle braccia, riportandola lungo il suo corpo sospeso. L'altra, invece, rimase alzata nella mia direzione. Con il dito indice della sua mano, infatti, mi stava indicando.
E in quello stesso istante nella mia testa, dove fino a poco prima tutto si era ridotto a un bisbiglio soffocato, quella voce - la voce della figura spettrale - riprese a mormorare incessantemente, ma le parole, questa volta, erano diverse.
<<Devi cercarmi.>>
Cercare quella creatura... Bene, il lume della ragione aveva definitivamente abbandonato il mio cervello. E, forse, fu proprio per quel motivo che la assecondai, chiedendole: <<Cercarti? E perché? Non mi hai detto nemmeno chi sei!>>
La donna - spettro, nuovamente, non si mosse. Si limitò soltanto a parlare nella mia mente.
<<Cercami, cercami, cercami.>>
L'ultima parola fu detta in un mormorio molto simile a quello che, per primo, si era infilato nella mia testa. La sua voce sembrava allontanarsi sempre di più e fu allora che notai che quella figura oscura stava scomparendo.
<<Aspetta! Se devo trovarti, dimmi almeno come ti chiami!>> urlai quasi, facendo uno scatto in avanti per allungarmi verso di lei.
Fu, però, tutto inutile. Le ombre cominciarono a danzare vorticosamente attorno alla creatura fino a quando quella non fu risucchiata al loro interno.
La voce nella mia mente cessò immediatamente. L'oscurità, portata da quello spettro, si dissipò in un batter d'occhio, lasciando il posto al naturale buio della sera.
Il totale silenzio, che aveva smorzato ogni suono, si fece meno, permettendomi di udire nuovamente il leggero crepitio delle candele.
Anche il mio umore migliorò. L'oppressione, lo sconforto e il dolore erano spariti.
Mi ritrovai, infine, in piedi nella vasca da bagno, immobile come una statua, sentendomi frastornata come non mai.
Continuai a fissare un punto non identificato dello stanzino, riflettendo sul fatto che, sparendo in quel modo improvviso, quella creatura non avrebbe mai potuto dirmi il motivo per cui avesse necessità che io la cercassi, né tantomeno il suo nome.
Come se mi fossi appena ridestata da un lungo sonno, sbattei più volte le palpebre e mi schiaffeggiai piano entrambe le guance, cercando di ritornare in me.
Che diamine era appena successo? Sul serio avevo appena finito di dialogare - se così si poteva dire - con uno spirito che aveva bisogno del mio aiuto?
Scossi la testa, come per allontanare quel pensiero, poi saltai fuori dalla vasca e agguantai un ritaglio di stoffa che mi avvolsi intorno al corpo.
Mi avvicinai alla mensola, sopra la quale trovai una spazzola. Mi spostai, poi, verso un piccolo specchio appeso lì di fianco e cominciai a pettinare la mia lunga chioma color dell'ebano ancora bagnata, fissando, intanto, il mio riflesso.
Il leggero colorito dorato, regalatomi dalla stagione estiva, era ormai svanito da qualche mese. Il pallore, che adesso regnava sovrano sul mio viso, e le guance scavate mi davano l'aria di una morta di fame. In effetti era così. O quasi. Le mie labbra carnose, che solitamente avevano un bel colorito roseo, adesso erano completamente screpolate per il freddo. Il naso dritto e non troppo grande riportava all'attaccatura delle piccole cicatrici, dovute agli anni di addestramento con le Guardie Argentee. Infine, mi soffermai su quegli occhi così tanto scuri. Così tanto anonimi. Li odiavo. Non potevano essere del colore del mare? O della foresta? Riuscivo a  sopportare di vedermi con quegli occhi solamente per la loro gradevole forma: erano grandi e tendevano leggermente all'insù; le ciglia nere erano molto lunghe e voluminose. Il tutto, poi, era incorniciato dai miei capelli corvini che amavo intrecciare, infatti era raro che li tenessi sciolti.
Stavo cominciando ad annodare le prime ciocche, quando qualcosa nel riflesso dello specchio catturò la mia attenzione.
Un'ombra enorme si stava palesando alle mie spalle.
No. Non di nuovo.
Mi voltai di scatto e mi schiacciai contro il muro.
Quella nuova creatura d'ombra continuava a crescere e a crescere e a crescere.
Dannazione! Stava succedendo un'altra volta.
Eppure c'era qualcosa di diverso rispetto a quello che era avvenuto poco prima con quella figura di donna.
Titubante e incuriosita al tempo stesso, mi staccai dalla parete e mi avvicinai cautamente a quella massa di ombre vorticose che continuava a ingrandirsi. Mi fermai quando decisi che ero abbastanza vicina da poter scrutare ciò che si stava materializzando all'interno di quell'oscurità.
Davanti a me non apparì una singola figura fatta di ombra, ma uno scenario che mi stava mostrando... Dovetti socchiudere gli occhi per mettere a fuoco, dato il buio della stanza e le ombre che continuavano a muoversi. Quando riuscii a focalizzare, compresi che stavo guardando l'interno di una casa.
Mi sentivo come se stessi osservando da una finestra. Io ero la spiona che, da fuori, stava scrutando dentro l'abitazione.
I filamenti di oscurità fluttuavano incessantemente, rendendo quasi impossibile la visuale, ma ciò non mi impedii di notare una grande scrivania posizionata davanti a un'immensa vetrata da cui non filtrava alcuna luce. La stanza, infatti, era in totale penombra. Stavo, perciò, guardando dentro una stanza privata, probabilmente uno studio.
Ero assorta nello scrutare quella stanza avvolta nelle tenebre, quando una grande figura nera si parò improvvisamente davanti alla scrivania e io, colta di sorpresa, sobbalzai, portando di riflesso una mano sulla bocca per soffocare un piccolo urlo.
Con la mano ancora sulle labbra e il cuore che batteva all'impazzata, osservai quella sagoma enorme. Da quello che riuscivo a intravedere, probabilmente si trattava di un uomo. Era molto alto, con una corporatura massiccia. Era rivolto verso la vetrata, perciò non potevo vedere il suo viso. E non ci sarei riuscita in ogni caso, a causa di quelle maledette ombre. Se ne stava chino di fronte a quella scrivania, con le mani appoggiate sopra. Poi iniziò a scuotere la testa, come se volesse scacciare qualche brutto pensiero e si portò una mano sul volto.
Non sapevo chi fosse, ma ebbi l'impulso improvviso di avvicinarmi e toccarlo. Come se un vento invisibile avesse posato la sua mano sulla mia schiena e mi avesse dato una piccola spinta, le mie gambe cominciarono a muoversi e io mi ritrovai ad avanzare ulteriormente. Mentre camminavo verso la figura di quell'uomo, mi accorsi di provare un bisogno impellente di stabilire un contatto, di avvicinare una mano e sfiorarlo. Ero ormai arrivata a pochi centimetri da lui, dall'immergere le dita in quelle ombre turbinose, quando lo sconosciuto si girò di scatto nella mia direzione.
Fulminea, ritirai la mano, indietreggiando di qualche passo. Si era accorto di me? Nel dubbio, non mi spostai, aspettando che iniziasse a parlare nella mia testa, come aveva fatto quello spettro prima di lui. Ma non accadde nulla.
Cominciai a fissarlo. Come previsto, non riuscivo a scorgere i tratti del suo viso. In quel punto le ombre erano più fitte, come se si fossero addensate appositamente per non farmi vedere di più.
L'uomo iniziò ad avanzare verso di me. Nel frattempo voltò la testa anche in altre direzioni, molto probabilmente per guardarsi attorno, e dopo qualche istante, stava camminando spedito, con il viso nuovamente rivolto nel punto in cui mi trovavo io. Possibile che riuscisse a vedermi? Attratta da quell'idea, gli andai di nuovo incontro. Non mi sentivo spaventata o intimorita da quella figura. Anzi, tutto il contrario. Ed era strano perché non lo conoscevo. Non sapevo come si chiamasse o quale fosse il suo aspetto. Avrei dovuto essere più cauta, più giudiziosa... Ma tutto ciò che volevo era avvicinarmi il più possibile a lui. Sentivo che dovevo farlo, che era giusto. Nello stesso momento in cui allungai la mano, lo fece anche lui. E quando le nostre dita stettero per sfiorarsi, quell'oscurità che ci circondava si dissolse. All'istante.
Mi ritrovai da sola, in piedi in mezzo allo stanzino. Stavo ancora tenendo la mano alzata a mezz'aria. La riportai lungo il fianco. Per la seconda volta non riuscivo a capacitarmi di quello che era appena successo. Non riuscivo a dare una spiegazione. Mi sembrava tutto così assurdo. E la cosa più paradossale di tutte era il vuoto che sentivo nel petto, come se ci avessero scavato dentro e avessero portato via qualcosa.
Perfetto, Niamh, sei andata fuori di testa. Completamente.
Confusa e più stanca di prima, uscii da quella stanza.
E dopo aver indossato una lunga camicia da notte, che avevo trovato appesa allo schienale di una di quelle sedie malandate, e trangugiato la ciotola di stufato al lume di una candela quasi consumata, mi trascinai verso la minuscola camera da letto che condividevo con i miei nonni, pensando solamente a quanto sudore e sangue avrei versato l'indomani nell'Arena Grigia al cospetto di quei bastardi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 12, 2022 ⏰

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