Piccola precisazione, le parti in corsivo sono dei flashback!
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
(Eugenio Montale)Il cucchiaino tintinnava a contatto con il bordo della tazza bianca con disegni floreali in azzurro mentre serviva a girare il contenuto giallastro presente nel contenitore e, di tanto in tanto, si intravedeva un po' di zucchero precedentemente versato. La sala era illuminata da una luce giallastra, dall'ampia finestra filtravano i pochi e poco luminosi colori del tramonto che ancora persistevano, un sospiro più rumoroso degli altri interruppe il silenzio creatasi nella grande stanza, seguito subito dopo dal rumore delle molle del divano su cui la persona che aveva sospirato era seduta, mentre sorseggiava la sua tisana allo zenzero e storceva il naso per il troppo zucchero in questa contenente.
- "Troppo dolce?" Chiese una seconda voce presente nella stanza.
- "Decisamente."
- "Hai bisogno di dolcezza, Simone?" Chiese ancora, con tono ironico, mentre l'altra persona si metteva a sedere sulla poltrona blu di fronte al divano, separati soltanto da un tavolo basso coperto con una tovaglia bianca con il merletto.
Simone ridacchiò e si appoggiò contro lo schienale del divano del medesimo colore della poltrona.
- "Decisamente." Ripeté Simone e strinse la tazza calda tra le mani per riscaldarle. "Grazie per essere qui, Laura." Aggiunse e sorrise alla sua interlocutrice.
Laura, sempre biondissima ma con i capelli più lunghi rispetto al periodo del liceo, gli sorrise e accavallò le gambe coperte da delle calze nere e una gonna lunga fino al ginocchio ugualmente scura.
- "Lo sai che non serve ringraziarmi." Rispose lei. "Non avrei mai potuto lasciarti solo, per di più in momento come questo." Aggiunse e addolcì il tono della voce, mentre guardava con occhi inteneriti quello che una volta era stato un suo grande amore ma che, con gli anni, era diventato uno dei suoi più cari amici.
- "Già, questo momento." Sospirò il corvino e chiuse gli occhi per un momento. "Incredibile."
- "Un po' però l'hai sempre saputo, no?" Chiese Laura, cauta con le parole perché non sapeva fino a che punto potesse spingersi con quel discorso. "Insomma, è una cosa che mi hai ripetuto tantissime volte negli ultimi otto anni."
Simone alzò le labbra quasi impercettibilmente.
- "Io ho sempre pensato che co' Manuel sarebbe finita." Disse Simone. "Avevamo sedici e diciassettenne anni quando tutto è iniziato, lui aveva paura e io ho sempre cercato di dargli tutto il mio amore. Eravamo veramente gli opposti, se ci ripenso adesso mi chiedo come abbiamo fatto a trovarci." Ridacchiò lui e riprese a giocherellare con il cucchiaino nella tazza.
- "Avete trovato il vostro equilibrio però." Ribatté Laura che stringeva una tazza uguale a quella dell'ex compagno di scuola.
- "L'equilibrio di due adolescenti però non è lo stesso di due venticinquenni." Replicò il ragazzo, ormai ventiquattrenne, mentre nella sua mente si materializzavano dei ricordi degli anni passati. "Mi sembra ieri che Manuel si è presentato sotto casa mia pe' chiedemme di stare insieme."
- "E invece sono passati otto anni." Concluse per lui la bionda.
- "Otto anni assurdi."
- "Ma belli, no?"
- "Mh." Mugolò Simone, facendo ridere l'amica per la sua espressione.
- "Ti si legge in faccia la risposta." Lo prese in giro Laura. "Manuel è sempre stato il tuo punto debole."
- "Quello stronzetto." Sbuffò il rugbista. "Ma ci credi che a ventiquattro anni ancora sento un vuoto allo stomaco quando parlo di lui?"
- "Si chiama amore, Simone, e quello non passa con gli anni."
Ad interrompere la chiacchierata dei due ex fidanzati ci pensò il cellulare di Simone che prese a squillare, diffondendo nell'aria le note della sua suoneria, la classica suoneria da iphone perché lui era un perfettone, come gli aveva detto una volta qualcuno.
- "Parlando d'amore." Lo prese in giro Laura e tornò a sorseggiare la sua tisana mentre l'altro recuperava il suo cellulare e rispondeva alla chiamata.
- "Pronto?" Chiese e poggiò la tazza sul tavolo, per poi recuperare un biscotto al burro che sua nonna aveva preparato quella mattina.
- "Amore."
Simone a quella semplice parola sentì la terra mancargli sotto i piedi, la testa girargli e un sorriso comparire sul suo volto. No, decisamente non si sarebbe mai abituato ad essere chiamato in quel modo da lui.
- "Che voij?" Replicò, cercando di mantenere un tono duro, mentre si portava il biscotto alla bocca.
- "Ma perché devo pe' forza vole' qualcosa? Nun te posso chiama solo pe' sentitte?"
- "Quando mi chiami così vuoi sempre qualcosa. Ti conosco troppo bene, Manuel." Disse, cercando di trattenere un sorriso, Simone e scosse la testa. "O forse ti sei dimenticato degli ultimi otto anni passati insieme?"
Erano passati ben otto anni da quando Simone e Manuel avevano passato quella prima notte insieme, da quando Manuel aveva deciso di mettere da parte la sua paura per viversi il suo rapporto con Simone e questo gli aveva dato tutto l'amore che era capace di provare. Erano stati otto anni particolari, non erano mancati i momenti in cui i due vedevano tutto nero, credendo che la loro storia fosse giunta al capolinea ma avevano lottato con le unghie e con i denti per non perdersi, avevano trovato i loro punti d'incontro ed entrambi avevano dovuto smussare dei lati del proprio carattere per poter stare bene insieme. Simone, con il tempo, aveva imparato ad essere meno pesante, a non voler cercare risposte ad ogni cosa ad ogni costo e a lasciare a Manuel i suoi tempi e i suoi spazi per capire che cosa volesse dalla vita e come volesse ottenerlo; Manuel, allo stesso modo, aveva imparato ad essere un po' meno stronzo, non in generale ma almeno con Simone, aveva smesso di fuggire e aveva imparato a parlare con Simone quando aveva un problema perché, in fondo, lui aveva sempre saputo come risolvere i problemi di Manuel.
Subito dopo le superiori i due ragazzi si erano trovati in seria difficoltà e avevano davvero avuto paura di perdersi, i loro ritmi erano cambiati, i loro impegni e i loro orari erano diversi, avevano scelto due facoltà diverse – Simone aveva, ovviamente, scelto di seguire i corsi di matematica mentre Manuel, dopo un momento di confusione, si era iscritto a filosofia per grande dispiacere del suo fidanzato che si sentiva assediato dai filosofi ma non aveva mai fatto mancare il suo supporto al compagno, dopo anni di studio entrambi avevano trovato anche la loro strada professionale: Manuel insegnava filosofia nello stesso liceo che loro frequentavano mentre Simone lavorava in una banca – e temevano di non trovare un nuovo equilibrio per la loro relazione, dopo però i primi mesi per adattarsi, e una volta superata la prima sessione d'esami, erano ritornati più forti che mai e non si erano persi neppure per un momento.
- "Eh, me li ricordo o nun starei qua a chiamatte, no?" Sbuffò Manuel e Simone immaginò avesse anche alzato gli occhi al cielo.
- "Ora me lo dici che vuoi o stacco?" Chiese il corvino, fingendo distacco a cui però, l'altro, non credeva minimamente. "Ho da fare."
- "Simò sta co' me te fa male, sei diventato proprio stronzo." Disse quello che era ormai un venticinquenne. "Otto anni fa nun eri mica così." Aggiunse.
- "Però c'ho ragione, no? Vuoi qualcosa, per questo mi stai chiamando."
- "Sì, c'hai ragione, mo' sei felice?"
Simone gongolò a quella risposta, sotto lo sguardo divertito di Laura che stava ridacchiando ad ascoltare le risposte dell'amico.
- "Tantissimo." Rispose, sorridente, e mangiò anche l'ultimo pezzo di biscotto rimasto. "Ora dimmi che vuoi e sbrigate, mi stai facendo perdere solo tempo."
- "M'ami pure pe' questo, no?"
E sì, Simone lo amava anche per quello. Per quello e per altri centomila motivi ma non era necessario che Manuel lo sapesse, il suo ego era già abbastanza gonfio.
- "Ci stai girando troppo intorno, me devo preoccupa'?" Inarcò un sopracciglio il più alto. "Hai fatto scoppia' casa nostra?"
Casa nostra. Sì, perché Manuel e Simone tre anni prima, mentre ancora erano iscritti all'università, avevano deciso di andare a vivere insieme e la madre di Simone aveva deciso di regalare ai due un appartamento lasciato in eredità dai suoi genitori poco distante dal centro di Roma, permettendo ai due di viverci e arredarlo come meglio credevano. Quell'appartamento aveva creato non poche discussioni tra i due fidanzati, con Manuel che a momenti voleva piazzare una moto in soggiorno e Simone che voleva che l'arredamento fosse il più minimalista possibile ma, grazie all'aiuto di nonna Virginia e il suo elegante stile, avevano trovato ancora una volta un compromesso e avevano dato inizio alla loro convivenza.
- "Ma me credi 'n cretino?!" Sbottò Manuel dall'altra parte del telefono. "Nun rispondermi o stasera finisce male." Zittì l'altro prima ancora che potesse rispondere, facendo ridere il compagno. "Però a casa ce potresti veni' lo stesso?" Chiese, abbassando un po' il tono della voce e scandendo poco le parole, e il corvino immaginò avesse inclinato la testa da un lato.
- "È successo qualcosa?" Chiese, improvvisamente preoccupato, Simone e drizzò la schiena.
- "È successo che me manchi, Simò."
Quelle parole, pronunciate con tale semplicità, scaldarono il cuore di Simone che si ritrovò a sorridere beato sotto lo sguardo attento di Laura.
- "Ci siamo visti a pranzo, Manu." Rispose Simone e nonostante la sua risposta volesse essere una presa in giro per l'altro ma in realtà la voce gli risuonò molto più dolce di quanto volesse.
- "E nun me po manca' er fidanzato mio? Io nun te manco?"
- "Mi manchi anche tu." Ammise Simone, incapace di fare il duro con il suo fidanzato, soprattutto quando questo tirava fuori il suo lato dolce.
In quegli anni Manuel si era dimostrato essere diverso da quello che Simone aveva sempre pensato di lui, basandosi anche su quello che aveva potuto osservare della sua relazione con Chicca si era fatto una sua idea su come fosse il riccio da fidanzato. Ma si era totalmente sbagliato.
Manuel, in quegli otto anni, si era dimostrato essere un fidanzato decisamente perfetto.
Manuel era dolce e decisamente affettuoso, Simone ancora ricordava quante volte l'altro lo avesse riempito d'affetto, ma una volta in particolare.
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Moments of the day || Simuel.
FanfictionMoments of the day || Simuel. Una giornata è composta da molti momenti, in ventiquattro ore tutto può succedere e Simone e Manuel questo lo sanno bene, ciò che succede all'alba a mezzanotte potrebbe già essere cambiato. Che cosa riserveranno questi...