“Pronto?”
«Zio? Ci senti?»
“Oh ragazzi! Ciao! Come state?”
«C’è anche papà qui con noi.»
“State bene? Mi fa piacere sentirvi.”
«Noi stiamo bene zio, tu?»
“Tutto bene, un po’ impegnato con il lavoro.”
«Ma stai bene, no? Non sei triste, vero?»
“Ippo, bello di zio, non sono triste. Non ti preoccupare.»
«Sei sicuro, si? Siamo preoccupati.»
“Rora, sto bene davvero. Me lo passate papà? Devo dirgli una cosa.”
«E noi non possiamo sentire?»
“Cose da grandi.”
«Oh, che palle! Va bene.»La ragazzina, con uno sbuffo seccato, porge il telefono al padre. Entrambi i figli restano comunque in salotto, forse per ascoltare la conversazione, ma quando l’uomo disattiva il vivavoce e avvicina il telefono all’orecchio, si alzano dal divano e lasciano la stanza, contrariati.
“Manu?”
«Oh Simò. Com’è?»
“Che è sta storia che sono triste?”
«Ma niente, i ragazzi erano preoccupati perché tuo padre gli ha detto che non vedranno più Francesco. E allora Ippo ha associato le cose…»
“…e pensava che io fossi triste come te con Iris?”
«Già.»
“Hai fatto due figli troppo intelligenti, lo sai, sì?”
«Tutti la mamma.»
“Oppure tutti lo zio.”
«Seh… credici. Comunque che fai, torni a casa per il weekend?»
“Papà e Anita mi uccidono se non torno.”
«Tua madre? Tutto bene lì? A parte beh… sai.»
“Guarda che possiamo parlare di lui eh.”
«Ti ha tradito, puoi essere incazzato, ne hai il diritto.»
“Tecnicamente ero io l’amante. Sua moglie ed i suoi tre figli lo confermano.”
«Che gran pezzo di merda!»
“Forse sono destinato ad innamorarmi di uomini confusi.”Manuel ridacchia appena, è quasi più uno sbuffo dal naso che una vera e propria risata. Non ne hanno mai veramente parlato, l’argomento si è spento a poco a poco, il tempo e la convivenza nella stessa casa – dopo il matrimonio tra Dante e Anita – hanno fatto il resto. Succede però, a volte, che quel fantasma torni tra di loro. Dispettoso.
Sono momenti brevi ed inconsistenti, una battuta, una frase, un gesto e la mente di entrambi ritorna ad anni prima, nell’estate tra il terzo ed il quarto anno di liceo.
L’estate più calda mai avuta a Roma e non solo per le temperature.«Ci vediamo nel weekend allora? I ragazzi non vedono l’ora di vederti. Beh pure io... inizio a sentire la mancanza del tuo essere un perfettino rompicoglioni.»
“Vaffanculo. Ci vediamo sabato. Ho un sacco di regali per voi, dillo ai ragazzi.”
«Ciao Simò.»
“Ciao Manu.”Certe cose non cambiano mai e loro ne sono la prova vivente. Sono stati amici, poi forse qualcosa in più e poi praticamente come fratelli, ma il loro modo di interagire e capirsi non è mai cambiato di una virgola.
Ne hanno fatte di stronzate, ne hanno combinati di guai insieme, ma Manuel non si pente di nulla. L’unica cosa che vorrebbe cambiare è il modo in cui ha gestito le cose in quella estate. Ne è passata di acqua sotto i ponti però, loro sono cresciuti, hanno acquisito più sicurezza ed ormai sono due uomini maturi e realizzati. Dei ragazzini confusi alla ricerca di loro stessi è rimasto solo un ricordo lontano.Manuel cerca di essere un buon padre, un esempio per i suoi figli come Dante è stato per lui.
In casa loro si parla, si parla tantissimo anche se Aurora, ormai entrata nell’adolescenza, non è sempre ben disposta verso tutto questo raccontarsi. Su questo è uguale a lui. Una piccola ribelle.
L’arrivo di Simone viene festeggiato con un pranzo a Villa Balestra. Tutti sembrano allegri e sono quelli i momenti in cui Manuel sente di più la mancanza di Iris.
Lei e Simone andavano d’accordissimo, li trovava spesso in giardino sdraiati per terra a confabulare tra loro e chiacchierare di chissà cosa. Ed è per questo che basta uno sguardo per capire che anche suo fratello sta pensando la stessa cosa. Quel posto vuoto a tavola fa male un po’ a tutti, ma forse nessuno riesce a comprendere il dolore di Manuel allo stesso modo in cui riesce Simone.
Si sono sempre capiti senza bisogno di parole, quella è una cosa che nemmeno il tempo è riuscito a cambiare.Quando si allontana da tutti e va a sedersi sul bordo della piscina, non stupisce che il solo a raggiungerlo sia proprio Simone.
«Avrei dovuto chiederti il permesso?»
«Per cosa?»
«Prima di comprare il cellulare ad Aurora.»
«Ah Simò, ormai sono tredici anni che la vizi, ci ho rinunciato.»
«Manca tanto anche a me. Odio quella sedia vuota.»
«Già.»
«L’ho odiata all’inizio, sai? Ti vedevo com’eri con lei e la odiavo.»
«Lo sapevo.»
«Come lo sapevi?»
«Non sei bravo a nascondere i tuoi sentimenti.»
«Non hai mai capito niente in realtà.»
«Ah no? Ma dai, Simò! È da quando siamo ragazzini che lo so, hai rubato una macchina con me.»
«Il passato…»
«Non mi aiuteresti più a fare una rapina allora?»
«Probabilmente ci sarà per sempre una parte di me disposta ad aiutarti a rubare qualcosa.»Uno di quei momenti. Uno di quegli istanti in cui entrambi ritornano con la mente ai pomeriggi di luglio, sdraiati sul letto, sudati e sorridenti. Le paure, le insicurezze, riaffiora tutto.
Ma... sbattono le ciglia ed il momento è già finito.
«Come va con il lavoro? Ci pensi mai a tornare in Italia?»
«Di continuo, in Scozia fa freddo.»

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Come nelle favole
FanfictionLo scorrere del tempo. Sentimenti che si evolvono, maturano, cambiano intensità e natura. Gli anni passano, ma qualcosa rimane, nei ricordi, nei pensieri, in una frase, in un gesto. Ricordate però che niente è come sembra. E come dicono i PTN: "Però...