1. - since the bday party

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Simone Balestra's pov.

Non ero abituato a tutte quelle luci, diversi raggi colorati che mi investivano mentre Matteo si divertiva con la musica. Forse era il fatto che non ero mai stato al centro dell'attenzione in situazioni del genere. Avevo un bicchiere in mano, l'avevo bevuto a metà e non mi andava di sorseggiare ciò che rimaneva perché sballarmi non era il mio obiettivo quella sera.

Non vedevo mio padre.

Oltre agli auguri timidi della mattina stessa, non era stato affatto presente alla mia giornata. Non sapevo neanche perché questo mi facesse sentire così strano... del resto, quanti compleanni avevo festeggiato senza di lui? Ma ora era lì. Avrebbe potuto fare qualcosa di più. Comunque fosse, che si fottesse. Era la mia giornata e non gli avrei permesso di rovinarmela, perciò bevvi ancora quello schifo nel mio bicchiere.

Che persona incoerente che ero.

Fui scosso da me stesso solamente quando una spalla magra mi sbatté contro il braccio.

«Aoh, ma quel bastardo dell'amico tuo do' sta?» Chicca mi guardò negli occhi per un millisecondo in più del normale, quasi come se volesse indagare dentro di me.

Sviscerarmi. Scoprire la verità. Quel bastardo dell'amico mio. Quale parola di questa frase era forse la più atroce?

Poi si girò verso i nostri compagni, per cercarlo con lo sguardo anche se ormai io avevo già analizzato ogni testa oscillante sotto le luci rosse e blu della stanza. Cominciai a sentirmi l'alcol nel corpo, non avrei saputo spiegare la quasi improvvisa leggerezza che mi sollevò da così tanti pensieri stupidi e senza senso.

«Non so dove possa essere, e onestamente neanche me ne frega. Che faccia quello che vuole.» La guardai aggrottare le sopracciglia. La musica la rendeva davvero bella. Ecco spiegato perché Manuel preferisse lei a... al resto. A tutti gli altri.

«Ma che avete litigato per caso?» La sua frangetta aveva un colore più vivido ora.

Non abbiamo litigato, Chicca. Semplicemente mi fa un male al petto che non immagini. Come potrei mai spiegarti. Come potrei mai dirti che ho invidiato la tua posizione tanto a lungo.
«Non l'ho sentito per niente. Non abbiamo litigato.»

Mi allontanai da lei per andare a riempire nuovamente quel bicchiere di plastica ormai consumato dalla sete delle mie labbra. Manuel, dovresti trasformarti in un bicchiere, pensavo mentre abboccavo distratto, o essere l'alcol che mi scivola nella gola così velocemente. Vorrei tanto io facessi parte di te come tu di me.

La musica era forte e potevo quasi sentire il sangue pulsarmi alle orecchie, le dita di una mano che stringevano nervosamente la vita dei miei pantaloni. Ero nervoso. Non volevo dirmi il perché, ma ingoiai il fuoco che mi ero appena versato e piegai la testa all'indietro. Non doveva fregarmene niente, non avevo bisogno di nessuno. Era la mia festa, tutti si stavano divertendo. Persino Laura aveva preso l'occasione per incontrare il suo The Pen.

Scoppiai a ridere, anche Laura stava andando avanti dopo che l'avevo lasciata come un completo cretino. "Ehi Laura ciao, sono gay, dovresti trovarti un altro che possa guardarti come io guardo quelli come me". Quelli come me. Mi dispiaceva per Laura, ma più per me. Alla fine, lei era libera di farsene una ragione mentre io avevo in corso una piena crisi esistenziale. I miei occhi non erano più i suoi, ma non era mai stata così intelligente.

E le persone poco intelligenti, dopo un po' ce la fanno. Non sporcano i loro impulsi con il nero veleno dei pensieri: se provano rabbia, s'incazzano e decidono di andare avanti. Invece quelli come me macchiano ogni ricordo con quei se e quei ma, quel perenne 'cosa sarebbe stato'.

La legge morale dentro di noi || #SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora