Capitolo 1.

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Capitolo 1.

Il ritorno di una vecchia amica


Era una giornata soleggiata e apparentemente normale al villaggio Sooga. Anche se, rispetto al villaggio Sooga di una volta, questo era molto differente.

Da quando in Oriente c'era stata la - così definita dai media mondiali -  GLOBALIZZAZIONE anche i più arretrati e antichi villaggi dell'Asia avevano dovuto adeguarsi al sempre più veloce passo del progresso tecnologico.

Il villaggio Sooga, nell'arco di 6 anni, da un punto di vista estetico non era cambiato più di tanto; si era molto ingrandito, erano state costruite nuove abitazioni ( ma nessun palazzone orrendo e grigio, per grande gioia degli abitanti ), altri negozi ed alcuni ristoranti davvero deliziosi.

Anche se il migliore rimaneva sempre il ristorante di cucina cinese in fondo alla strada principale del centro del villaggio.

Il più grosso cambiamento riguardava gli abitanti; loro sì che erano cambiati.

O almeno, la maggior parte.

C'era chi, una volta timido, ora era diventato più sfacciato e con la lingua più affilata di una katana; c'era chi, una volta pieno di vita e allegria, ora era diventato più calmo e riservato; c'era chi aveva un grande vuoto dentro, una grande mancanza - la mancanza di una persona cara.

E infine c'era anche chi, a causa di una grave sconfitta, aveva abbandonato la sua passione, la sua passione e il vero se stesso.

Come nel caso di un giovane ragazzo di soli 18 anni dai lunghi capelli color dell'ebano che aveva abbandonato la sua vecchia vita e la sua più grande passione: l'essere un ninja.

Nel villaggio Sooga c'era chi era cambiato in meglio e chi in peggio.








Poco lontano, in un aereoporto, stava sbarcando una ragazza in ritorno da un lungo viaggio oltreoceano.

La ragazza in questione aveva dei lunghi capelli corvini acconciati in due odango, indossava una semplice, ma molto fine, magliettina bianca con uno scollo a barchetta, una gonnellina a righe verticali bianche e nere, sotto delle calze molto coprenti bianche e ai piedi delle scarpette con un lieve tacchetto e un laccetto sulla caviglia;

e aveva anche delle valigie, tante valigie.

Un trolley grande, due borsoni e una borsa anch'essa bella grande.

La cosa più incredibile era che riusciva a portare il tutto senza il minimo sforzo, come se non possedessero peso, e contemporaneamente!

Dalla borsa della giovane iniziò a sentirsi il suono trillante di un cellulare così, con uno sonoro sbuffo, mise giù le sue valigie e rispose alla telefonata.

- Pronto? ... Sì, sono io... Sì, sono appena arrivata. Stavo appunto uscendo adesso dall'aeroporto per andare a chiamare un taxi. No, non preoccuparti zio Linguini! Ce la faccio anche da sola, non devi scomodarti! Sì, arriverò in meno di una decina di minuti. Anche voi mi siete mancati, tantissimo. Gli spaghetti in Giappone non erano minimamente buoni come i vostri! Ahahaha. Certo che lo so che i vostri sono i migliori in tutto il mondo, che domande! Va bene, a dopo zio. Baci! -

Ah! Dimenticavo.

Quella giovane ragazza... era Pucca.








- Ben arrivata al villaggio Sooga! Le auguro una buona permanenza! - esclamò allegro il vecchio taxista sorridendo a Pucca.

Lei ricambiò il sorriso e dopo averlo ringraziato, pagato e scaricato i bagagli, lo salutò con un semplice gesto con la mano.

A new Pucca || PuccaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora