Capitolo 14

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Abbiamo fatto come voleva lui

Il piano di En era folle, ma anche incredibilmente sensato.
Era partito tutto quando aveva iniziato a ripensare alle parole di Master Soo, nel momento in cui aveva spiegato loro il motivo per il quale Hideo non avrebbe fatto niente alla piccola Pucca. L'uomo teneva molto ai propri legami famigliari, e non avrebbe mai potuto fare del male a Pucca essendo sua nipote.
Ma anche Hinata era sua nipote.
Per quale motivo nessuno ci avesse pensato prima, non lo sapevano.
- È un piano idiota - commentò Hinata, a braccia incrociate - Vado lì e cosa faccio? Mi faccio offrire dei biscotti? Magari con una bella tazza di thè? -
- No, scema - rispose En, passandosi una mano sulla faccia - Ti fai aprire, e mentre distrai lo zio pazzo, noi ci intrufoliamo e portiamo fuori te e tua sorella -
La ragazza assottigliò lo sguardo, per niente convinta dalle parole del biondo.
- E poi? -
- E poi improvvisiamo -



Pucca, che era rimasta pietrificata fino ad allora, decise di non poter andare avanti così. Doveva fare qualcosa.
Qualsiasi cosa.
Non poteva rimanere immobile, in balia degli avvenimenti. Per questo si alzò in piedi, e fece un passo in avanti verso i suoi zii e il padre.
- Io vado a casa con loro -
Hideo l'osservò incuriosito, cercando di comprendere le sue intenzioni.
- Di già? - domandò, dispiaciuto - Ma sei appena arrivata -
Le venne quasi spontaneo ribattere, per fargli notare che quello non era il termine adatto, ma preferì tacere e mordersi la lingua. Discutere verbalmente con Hideo era l'ultimo dei suoi pensieri.
- Andiamocene - parlò suo padre.
Le appoggiò una mano sulla schiena, e l'accompagnò delicatamente verso la porta d'ingresso. Fecero solo pochi passi, quando vennero bloccati da due zombie di Muji.
- Come ho già detto prima... - sorrise il nipponico - "Non così in fretta" -
La corvina percepì un lungo brivido percorrerle la spina dorsale.
Non riusciva a capire.
Perché Hideo ci teneva così tanto che lei rimanesse là? Quale era il suo scopo?
Era certo che ne avesse uno, non poteva essere altrimenti per un tipo come lui, ma non riusciva a comprendere quale potesse essere.
La ragazza strinse con forza i pugni, parecchio infastidita.
- E come ho già detto io... - lo fronteggiò, assottigliando gli occhi - "Io vado a casa con loro" -
Ci fu un attimo di silenzio, nel quale Hideo e Pucca si studiarono a lungo.
L'uomo poté percepire con chiarezza la presenza di qualcosa di diverso nella nipotina davanti a lui; una luce di sfida negli occhi, mista a qualcosa che non sapeva dire bene cosa fosse.
Coraggio o... paura?
Gli venne spontaneo ridere di gusto, davanti a quella scena.
Pucca, la piccola Pucca, che si voleva mettere contro di lui. Come poteva non ridere? Era così esilarante!
Come se niente fosse, e continuando a sghignazzare, Hideo andò a risedersi su uno dei divanetti.
Tutta quella situazione, però, divertiva solo lui, e tra loro quelli più infastiditi erano Pucca e Liang. La ragazza poi si trovava davanti ad un bivio. Da una parte tutti gli anni di rigore e regole che le erano stati insegnati in Giappone, a cui si era ritrovata costretta a sottostare, che le sussurravano di mantenere la calma e dall'altra... tutto il periodo prima, che gridava a gran voce proprio l'opposto. Il periodo di quando agiva d'istinto, senza aver paura delle conseguenze, e riusciva in un modo o nell'altro a risolvere sempre la situazione.
Perché aveva deciso di cambiare in quel modo?
Che cosa ci aveva riguadagnato?
Se ne stava rendendo conto solo in quel momento, con le spalle al muro, e bloccata in un posto senza nemmeno sapere perché.
Quel cambiamento, alla fine, non le aveva portato nulla di buono.




- Dimmi cosa vuoi da me, e perché vuoi a tutti i costi che rimanga qua -
Pucca si parò davanti allo zio, pretendendo una risposta. Sembrava sul punto di esplodere, come una bomba inesplosa da fin troppo tempo e prossima a distruggere qualsiasi cosa.
I tre cuochi se ne accorsero, ed immaginando come si sarebbe evoluto tutto, si allontanarono verso destra per liberare il passaggio della porta. Non si sapeva mai cosa sarebbe potuto succedere.
- Parlare -
La semplicità con la quale il criminale pronunciò tali parole fu la scintilla che diede via alla detonazione.
Perso ogni freno inibitorio, la corvina si liberò in un urlo di rabbia e scaraventò, letteralmente, i due zombie tirapiedi contro Hideo.
- Mi sono stancata! - batté un piede a terra, e sbuffò con un toro inferocito.
Lanciò un'ulteriore occhiataccia allo zio che spuntò, come se nulla fosse, da dietro il mucchietto di zombie che aveva rischiato di travolgerlo.
Pucca aveva creduto di averlo preso in pieno, ma si era sbagliata.
Hideo aveva rivelato di avere dei riflessi notevolmente sviluppati, e in un lampo era riuscito ad alzarsi e ad evitare la pioggia di zombie.
- Misteri, misteri, misteri ed ancora misteri. Non ne posso davvero più! È così da quando sono tornata - sbottò, ancora parecchio infuriata.
- Sono tornata per avere un po' di tranquillità, e stare con il resto della mia famiglia. Ma cosa ho avuto in cambio? Casini! E sono pure stata drogata, e trascinata contro la mia volontà per... - Pucca gesticolò animatamente con le mani, incapace di trovare una parola adatta - Per non so quale diavolo di motivo! Ora pretendo delle_-
- Hai ragione -
- Rispost_ Aspetta. Cosa? - domandò la giapponesina, confusa. Non era sicura di aver udito bene.
Hideo unì le mani dietro la schiena, e si avvicinò alla ragazza. Si sarebbe avvicinato ulteriormente, se Liang non gli si fosse parato davanti prima.
Il corvino lanciò uno sguardo di sufficienza al coreano, ma rimase in silenzio. Non aveva la più che minima voglia di star a perdere tempo con quel omuncolo. Gli aveva già riservato fin troppe energie in passato, e le riteneva più che sprecate per un individuo del genere.
- Ho detto che hai ragione, Pucca - parlò - È giusto che tu sappia, insieme a tutti i presenti, il motivo per il quale ti trovi qui. Ma prima... - tirò fuori dalla tasca del pantalone un telefono cellulare - Chiediamo al resto della combriccola se vuole unirsi a noi -




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