Capitolo 3

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Seguendo le indicazioni di Gea trovarono il fiume Acheronte: era un nastro di placide acque scure che si inoltrava all'interno di un'ampia caverna. L'entrata del Sottosuolo. I sei dei ripresero le loro sembianze originali e si incamminarono verso l'entrata della grotta.

"Questo è il tuo momento, fratello" disse Poseidone, facendosi da parte "Fai strada"

Aidoneus si mise in testa al gruppo ed entrò per primo. All'interno era buio pesto e il dio decise di evocare una fiamma del suo fuoco blu, facendo cenno ad Estia di imitarlo. Si concentrò e la strada per il Tartaro gli apparve chiara davanti agli occhi e cominciò a guidare i fratelli e le sorelle. Costeggiarono l'Acheronte e il sciabordio delle sue acque li accompagnò, spezzando il silenzio e rimbombando per via dell'eco della caverna.

"Bene, bene... chi abbiamo qui?" una voce femminile fece bloccare gli dei "Dei visitatori?"

"Chi c'è? Chi ha parlato?" ringhiò Hera. Non rispose nessuno.

Davanti a loro, però, si palesò una colonna turbinante d'acqua nera. Gli dei si misero in posizione d'attacco e osservarono l'acqua solidificarsi e prendere una forma umanoide: una donna. Era di una bellezza sensuale, avvolta da una tunica nera e dorata. La pelle era diafana, quasi riluceva di luce propria nell'oscurità della grotta, e i lunghi capelli rossi le ricadevano lungo la schiena. Si avvicinò a loro con passo lento e, a mano a mano che si avvicinava, la luce delle fiamme di Aidoneus ed Estia mettevano in mostra i suoi innaturali occhi: completamente neri.

"Chi sei?" domandò Demetra e la nuova arrivata le sorrise indulgente.

"Dovrei essere io a fare questa domanda, piccola" rispose lei, amabile "Siete voi che siete entrati nel mio territorio senza essere stati invitati ma, per risponderti, io sono Stige, figlia di Oceano e Teti"

"Una Titanide, dunque" mormorò Zeus, assottigliando lo sguardo. Stige storse il labbro.

"Non esattamente. Sono molto più simile a voi che ai miei genitori"

"Sai chi siamo?"

"Ovviamente, Zeus" la nuova arrivata ridacchiò nel vedere le loro espressione stupite "Oh, non dovreste esserne così sorpresi. Dopo quasi dieci anni di guerra la notizia è giunta persino alle mie orecchie"

"Sei qui per catturarci?" domandò Zeus. Stige non rispose subito e Aidoneus notò il fratello più giovane far scivolare la sua mano sull'elsa della sua arma.

"Mmm... no, non sono qui per catturarvi"

"Che cosa vuoi da noi, allora?" domandò Aidoneus, attirando l'attenzione dell'oceanina su di sé e avvertì il suo potere entrare in azione.

"Vedere se avrete successo nella vostra missione" sputò fuori lei, rispondendo al potere del dio "Sono sempre stata neutrale, ma questa guerra sta andando avanti da troppo tempo"

"Ti schiererai dalla parte dei Titani?"

"Mi schiererò dalla parte di chi avrà più probabilità di vittoria" ammise Stige, incrociando le braccia al petto "Ma questo dipenderà dalla riuscita della vostra missione"

"Sai perché siamo qui" disse Zeus e, nonostante non fosse una vera domanda, l'oceanina annuì.

"Ovviamente" rispose lei, sbuffando appena per l'ovvietà di quello che aveva appena detto il dio "Nessuno si avventurerebbe da queste parti per una visita di cortesia. Siete qui per liberare i Ciclopi e i Centimani"

"Sì, è corretto"

"Per l'appunto. Vuoi stringere un patto con me, giovane Cronide?"

Aidoneus spalancò gli occhi, proprio come i suoi fratelli e le sue sorelle, non aspettandosi una simile proposta. Zeus assottigliò lo sguardo, sospettoso.

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