Capitolo 2

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"Te lo assicuro." Kate si giustificò. "Avevo calcolato tutto alla perfezione, quel maledetto campanile non si sarebbe mai dovuto rompere."
Scoppiai a ridere posando il flûte di champagne sul tavolo.
Il salone che ospitava la festa era il tripudio dello sfarzo, con pareti bianche come la neve e giganteschi lampadari di cristallo. Per non parlare delle persone, tra raffinatissime donne di alta classe e signorotti arroganti, sembrava di assistere ad una gara a chi possedeva la casa più bella negli Hamptons.
Kate e io eravamo del tutto fuori dal nostro elemento, ma non ci importava finché eravamo insieme.
Un anziano signore si avvicinò a noi interrompendo il nostro idillio.
"Scusate l'intrusione signorine." disse con fare garbato guardando me, poi Kate. "Tu devi essere la signorina Bishop giusto?"
Lei annuii. "Kate Bishop, piacere."
L'uomo le strinse la mano con un sorriso. "Armand III, sono davvero sorpreso di vederti qui cara, ero convinto ti avrei conosciuta soltanto al matrimonio."
"Matrimonio?" domandò Kate confusa.
"Quale matrimonio?" mi accodai.
Armand ci guardò come se venissimo da un altro pianeta. "Ma quello dei due piccioncini laggiù, naturalmente."
Indicò Eleanor e Jack dall'altra parte del salone.
Kate si strinse il labbro inferiore tra i denti.
"Oh, accidenti, non lo sapevate vero?" disse fingendosi mortificato. "È incredibile, ho detto a Jack che non ha senso tenere la cosa nascosta, insomma, quando si hanno belle notizie bisogna condividerle con la famiglia!"
Gli feci un sorriso tirato quando mi guardò in attesa di approvazione, nel frattempo Kate sembrava sul punto di esplodere.
"Ci scusi un secondo." borbottai afferrandola per il polso e trascinandola il più lontano possibile.
Giunte a distanza di sicurezza mi girai.
"Kate."
I suoi occhi erano fissi sulla coppia.
"Kate, guardami." le presi il viso tra le mani e quando finalmente mi guardò la sua espressione si addolcì. "So che adesso vorresti soltanto prendere a calci in culo Jack e non ti biasimo, ma non è il momento né il luogo per una scenata. Quindi vai a parlare con tua madre, ma ti prego, cerca di stare calma."
"D'accordo." posò una mano sulla mia per rassicurarmi.
Si incamminò verso di loro e io rimasi dov'ero per concedergli un po' di privacy.
La vidi parlare con sua madre, mantenendo sempre un atteggiamento il più discreto possibile per non attirare gli sguardi dei curiosi. Era però evidente che quanto stava dicendo la turbava, così quando Kate si avviò verso l'uscita, dopo un abbraccio di Eleanor, la seguii.

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"Ehi, eccoti qui."
La trovai davanti al pesante cancello di metallo all'ingresso.
Aveva la testa appoggiata alle sbarre, sembrava sopraffatta.
"Scusami." disse. "Avevo bisogno di prendere un po' d'aria."
"Vuoi parlarne?"
"No, non proprio." mi guardò con occhi imploranti. "Puoi restare qui con me per un po'?"
"Tutto il tempo che vuoi."
Mi sistemai accanto a lei, rabbrividendo al contatto con il ferro.
Il traffico era intenso, le macchine imbottigliate riempivano tutta la strada, qualche colpo di clacson ogni tanto sovrastava i tipici rumori della metropoli.
"Ti ricordi di quando mia madre organizzò quell'assurda cena in quel ristorante stellato?"
"Perfettamente. Ricordo che mi invitasti perché, cito testualmente, se ti avessi lasciata sola in mezzo a tutti quei ricconi boriosi avresti finito per tramutarti in una di loro o per versare del costoso vino rosso sui loro abiti ancora più costosi."
Kate rise. "Avevo ragione."
"Beh, si."
"Poi siamo sgattaiolate in cucina e abbiamo saccheggiato il frigo."
"Le porzioni erano ridicole!" esclamai. "Ed effettivamente ti avrei seguita ovunque pur di non sentire più quei noiosissimi discorsi."
"Ah era solo quello il motivo?" Kate alzò un sopracciglio.
"Quello e la fame."
Ridemmo entrambe, poi lei tornò seria e aggiunse.
"Quella sera ho avuto la conferma di una cosa che pensavo già da tempo."
"Cosa?"
Mi voltai per guardarla e lei fece lo stesso.
"Mi basta averti al mio fianco per essere felice."
Le mie gambe diventarono improvvisamente deboli.
"Vale lo stesso per me, lo sai." risposi con un filo di voce.
Kate sorrise. Pensai fosse la cosa più bella che avessi mai visto.
Un abbaiare improvviso interruppe i miei pensieri. Un cane con il pelo annerito a causa dello smog si fermò esattamente di fronte a noi.
Guardai Kate, poi di nuovo il cane.
"Ciao bello." mi chinai porgendogli la mano perché la annusasse.
Kate si avvicinò accarezzandogli le orecchie e notai il suo occhio sinistro chiuso.
"Cosa ci fai qui tutto solo amico?"
"Magari ha fame."
"Deve aver intuito che là dentro c'è un buffet da leccarsi i baffi."
Il cane abbaiò di nuovo, come se avesse davvero capito le parole di Kate, poi attirato da qualcosa corse via.
Mi rialzai strofinando le mani lungo le braccia per scaldarmi.
"Io vado dentro, questo maledetto vestito sembra fatto di carta velina."
"Arrivo subito."

Un eroe sotto l'albero Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora