Capitolo 6

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E con questo capitolo la storia volge al termine. Grazie a tutti coloro che si sono presi un po' di tempo per leggere il mio racconto, anche il vostro più piccolo segno di apprezzamento significa molto per me.
Ne approfitto per augurare a tutti un buon anno nuovo, nella speranza che sia migliore di quelli passati.
Ho già in cantiere qualche altro progetto, quindi tornerò presto.
Buone feste! ❤️

La mattina dopo, al mio risveglio, Kate non era accanto a me. Allungai la mano sul cuscino per raggiungere la sveglia, erano da poco passate le nove.
Mi misi a sedere e stirai le braccia con uno sbadiglio, poi mi incamminai verso la cucina convinta di trovarla li. Invece ad accogliermi c'era solo un cane senza nome affamato e scodinzolante.
"Kate?" la chiamai.
Silenzio.
Attraversai il salotto guardandomi attorno alla ricerca di un qualunque indizio in grado di dimostrare che Kate era stata nell'appartamento nelle ultime dieci ore. Raggiunto l'ingresso controllai l'appendiabiti, il suo giaccone non c'era.
Tornai in cucina cercando di mantenere la calma.
Il cane osservava ogni mio movimento incuriosito.
Aprii il frigo e tirai fuori della pizza avanzata del giorno prima. Afferrai una fetta e gliela lanciai.
Mi sedetti al tavolo e riflettei.
In camera da letto non c'erano vestiti buttati alla rinfusa accanto al letto, questo mi fece presumere che Kate non fosse del tutto tornata a casa ieri sera. Ipotesi supportata anche dall'assenza del suo capotto.
Recuperai il cellulare e controllai le notifiche, ma non vi erano messaggi o chiamate perse. Il silenzio più totale.
Cominciai a preoccuparmi, il fatto che Kate non fosse tornata per la notte avrebbe anche potuto avere senso, ma il fatto che non mi avesse chiamata o quantomeno avvisata con un messaggio per assicurarmi che stava bene mi insospettiva.
Provai a chiamarla e partì la segreteria telefonica. Le lasciai un messaggio, poi due, poi tre. I minuti passavano e io stavo letteralmente impazzendo.
Decisi di accendere la tv per distrarmi e fu allora che scoprii la verità su quanto era accaduto. Una notizia dell'ultima ora stava passando sullo schermo, parlava di un inseguimento che aveva convolto quattro veicoli. Nessuno era rimasto ferito, ma un furgone era esploso ribaltandosi all'improvviso e un negozio di alberi di Natale era stato raso al suolo.
Alla spiegazione della giornalista si accompagnarono alcune immagini dell'accaduto, una in particolare attirò la mia attenzione.
Un furgoncino bianco alle calcagna di una vecchia auto boudreaux, sulla quale scorsi una figura, vestita di viola sporgersi fuori dal finestrino con in mano quello che sembrava essere.. un arco.
Il respiro mi si bloccò in gola.

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Rimasi a fissare lo schermo assente per un tempo che parve infinito, la mente invasa da pensieri che andavano dal desiderio di strozzarla per aver fatto una cosa tanto stupida alla paura incontrollabile che le fosse successo qualcosa.
Il suono gracchiante del campanello mi fece quasi saltare in aria.
Raggiunsi la porta pronta a scaricare la mia rabbia su chiunque si trovasse dall'altra parte, ma poi la vidi, ferma sulla soglia, le mani in tasca e un'espressione colpevole sul viso. Aveva un nuovo taglio poco al di sotto della guancia, ad una prima occhiata non sembrava profondo.
Per il resto, Kate era tutta intera e dovetti combattere con tutte le mie forze l'impulso di abbracciarla. Mi aveva mentito ed ero furiosa, non importava quanto fossi felice e sollevata di vederla.
"Cominciavo a pensare che ti avessero rapita." dissi con il tono più freddo che riuscii ad ottenere.
"Lo so, mi dispiace. Il mio telefono è morto e non potevo contattarti, ti spiegherò tutto."
Avanzai in salotto mentre Kate appendeva la giacca tallonata dal cane scodinzolante.
Si abbassò e gli accarezzò dolcemente la testa.
"Dov'è Clint?"
"L'ho accompagnato a riparare il suo aggeggino." si indicò l'orecchio. "Abbiamo fatto colazione poi lui è andato da un amico a fare chissà cosa e io sono venuta qui."
Sospirai.
"Bene, allora mentre cominci a spiegarmi cosa è successo, ricordati di non dimenticare questo."
Indicai la tv con il telecomando e Kate avanzò di qualche passo per vedere se stessa durante l'inseguimento di poche ore prima.
Si inumidì il labbro con la lingua, nervosa.
"Ti assicuro che non è così pericoloso come sembra."
"Ah si?" chiesi ironicamente. "Perché a me sembra che tu ti sia lanciata fuori dal finestrino di un'auto in corsa, senza alcun tipo di protezione improvvisandoti una super eroina."
"Ok è come sembra."
Emisi un grugnito esasperato dirigendomi in cucina.
"Ma ti assicuro che io e Clint avevamo tutto sotto controllo."
"A che punto della vostra folle avventura si è rotto il suo apparecchio acustico?"
Kate non rispose.
"Perché se ha dovuto ripararlo immagino che non funzionasse e l'ultima volta che l'ho visto non mi pareva avesse problemi." sentii la rabbia montare nel petto. "Quindi presumo che lo abbia rotto questa notte, il che significa che non era in grado di sentire nulla."
"Non è stato un problema." borbottò lei.
"Per lui sicuramente no ma avrebbe potuto esserlo per te. Clint è abituato ad avere a che fare con criminali o pazzi furiosi che desiderano conquistare il mondo, ciò con cui sono sicura non abbia un'esperienza decennale è avere alle calcagna una ragazza che vuole emularlo in tutto e per tutto."
Lei rimase in silenzio così continuai. "Come poteva proteggerti o anche solo assicurarsi che stessi bene e non ti capitasse nulla se a malapena sentiva i rumori intorno a lui?"
"Lui non deve proteggermi." precisò infastidita.
"Davvero Kate? Non deve?" il mio tono di voce divenne più alto. "Perché a me sembra che tu prenda assai poco in considerazione i pericoli che corri quando ti cacci in queste situazioni. Insomma cosa credi di fare? Pensi che sia sufficiente un arco e una manciata di premi su una mensola per diventare un Avenger?"
"Io non fingo di essere un Avenger, voglio soltanto aiutare le persone."
"Questo è quello che ti racconti Kate. In realtà tu stai solo aiutando te stessa, hai la mente completamente annebbiata perché stai vivendo ciò che hai sognato per tutta la vita e non pensi lucidamente, altrimenti ieri sera non mi avresti mentito."
Kate mi guardò confusa. "Non ti ho mentito Abby."
"Mi hai detto che Clint ti aveva scritto dicendo di aver bisogno di te ma non era vero. Ho visto la notifica sul tuo telefono, era della Bishop Security, lo stavi tracciando."
Davanti alla verità Kate strinse le mani attorno allo schienale della sedia, la pallida luce del sole si rifletteva sulla pelle.
"Non aveva risposto a nessuno dei miei messaggi, temevo fosse finito nei guai e avevo ragione."
"Così hai pensato bene di buttartici in mezzo lasciandomi qui come un'idiota a chiedermi cosa potesse esserti successo. Di nuovo." pronunciai le ultime parole a denti stretti.
"L'ho fatto soltanto per proteggerti." Kate si avvicinò ma io mi scostai furiosa.
"E chi protegge te?" urlai. "Non pensi a quanto sia terribile per me stare qui senza poter fare assolutamente nulla perché nemmeno so dove ti trovi? Hai idea di quanto sia straziante?"
"So badare a me stessa Abby, non mi succederà niente."
"Questo non puoi saperlo Kate!"
Lei spostò lo sguardo di lato, i suoi occhi erano velati di lacrime. La stavo ferendo ma non potevo fare altrimenti, l'ansia e l'apprensione che avevo represso negli ultimi giorni mi stavano divorando.
"Sai, stamattina Clint mi ha detto una cosa." Kate parlò piano, cercando di non farsi sopraffare dalle emozioni. "Mi ha messa in guardia, se sceglierò di aiutare le persone in questo modo perderò delle cose, per sempre. Non ho nemmeno pensato che potesse riferirsi a te, semplicemente perché non posso immaginare la mia vita senza che tu ne faccia parte, ma a quanto pare mi sbagliavo."
Una lacrima le scese lungo la guancia e la asciugò rapidamente.
"Dovrò farmene una ragione, dopotutto non si ottiene nulla senza sacrifici."
Sentendo quelle parole qualcosa si ruppe dentro di me e sentii mancare il fiato. Kate mi fissò stoica per qualche istante, gli occhi rossi e la mandibola contratta.
Poi lentamente si girò e si incamminò verso la porta.
"Ti sbagli." dissi in un sussurro, temendo non avrebbe sentito.
"Su cosa?" incalzò senza voltarsi.
"Non ti sto dicendo tutto questo perché voglio abbandonarti."
"Allora perché?" lasciò cadere le braccia lungo il corpo esasperata.
"Io.." il nodo che mi stringeva la gola si fece più intenso.
"Dimmi perché Abby!" Kate si fermò a pochi centimetri da me. "Dillo."
"Perché ti amo!" la confessione uscì dalle mie labbra prima ancora che potessi rendermene conto, come una diga che esplodendo riversa il suo contenuto in un gesto liberatorio. "Ti amo Kate, più di qualunque altra cosa o persona su questa terra. Il solo pensiero che possa capitarti qualcosa mi uccide, io.. io non riesco a respirare quando tu sei là fuori. Non voglio vivere in un mondo in cui tu non ci sei, perché tu sei tutto il mio mondo. Quindi scusami se vado fuori di testa e inizio a urlarti contro, ma è l'unico modo che conosco per farti capire quanto tu significhi per me, dato che a quanto pare solo così riesco a farmi ascoltare da te."
Lei rimase immobile, come pietrificata, dalla sua bocca non uscì un suono.
"Dí qualcosa ti prego." la implorai.
"Tu mi ami?"
Annuii.
Il viso di Kate si illuminò, un ampio sorriso fece svanire ogni traccia di tristezza.
Si sporse in avanti e mi baciò.
Il cuore prese a battermi all'impazzata mentre le sue labbra si muovevano insieme alle mie, i suoi baci erano come ossigeno puro, una ventata di aria fresca che invadeva ogni singola cellula del mio essere facendomi sentire dannatamente viva.
L'afferrai per i fianchi avvicinandola ancora di più, Kate schiuse le labbra e al contatto tra le nostre lingue entrambe lasciammo sfuggire un gemito.
Mi staccai senza fiato posando entrambe le mani sul suo petto, le sorrisi dolcemente godendomi la visione delle sue pupille dilatate e le labbra inumidite dai baci.
Le presi la mano e la condussi in camera da letto senza mai rompere il contatto visivo.
Non appena fummo nella stanza Kate riprese il controllo della situazione spingendomi delicatamente contro la porta che si richiuse alle mie spalle. Posò le labbra sul mio collo provocandomi un brivido lungo la schiena, feci scivolare le mani tra i suoi morbidi capelli neri mordendomi il labbro sopraffatta dalla sensazione della sua lingua sulla mia pelle.
Sentivo le sue dita tracciare invisibili percorsi sul mio interno coscia salendo progressivamente. Incapace di controllarmi spinsi i fianchi in avanti per incontrare le sue dita, disposta a tutto pur di placare il fuoco che si stava generando tra le mie gambe.
Kate afferrò il bordo della mia maglietta e la sollevò gettandola da qualche parte nella stanza, seguita dalla sua amata felpa viola.
La feci arretrare fino al letto, si sedette sul bordo osservandomi in piedi tra le sue gambe.
"Ti desidero così tanto Abby." disse senza fiato. "Sei tutto ciò che voglio."
Le accarezzai il viso, memorizzando ogni singolo dettaglio, ogni neo, ogni cicatrice, ogni nuovo taglio comparso dopo quella folle nottata.
Kate aprì leggermente la bocca, lasciandosi trasportare dal mio tocco. Mi abbassai e baciai il taglio sulla guancia, poi tutti gli altri, con delicatezza, sfiorandoli appena con le labbra.
Il bacio successivo era carico di passione e desiderio, le sue mani percorsero la mia schiena verso l'alto. Stringendomi in un abbraccio mi tirò giù con lei sorridendo tra i baci. Ci levammo gli ultimi strati di tessuto con impazienza, la pelle che bruciava dal desiderio di avere maggior contatto.
Lanciai i suoi slip alle mie spalle e voltandomi rimasi senza fiato.
"Sei bellissima." mormorai abbassandomi su Kate.
Lei sorrise spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e ricominciò a baciarmi. I nostri corpi scivolarono uno sull'altro e la stanza si riempì dei nostri respiri fusi insieme come una dolce melodia, solo nostra.
Le baciai il collo e scesi progressivamente verso il basso, senza mai smettere di guardarla, baciai ogni centimetro di quel meraviglioso corpo accarezzandole i fianchi man mano che scendevo.
Afferrai le gambe e le separai delicatamente abbassando la testa nel mezzo. Kate gettò il capo all'indietro sul cuscino, i suoi gemiti e sospiri erano puri, genuini, liberatori.
Mi presi cura di lei assecondando ogni suo desiderio prima ancora che potesse esprimerlo, mi persi in lei, nelle sue mani seppellite tra i miei capelli, nel modo in cui il suo corpo reagiva ad ogni mio gesto. Finché non la sentii tirare leggermente alcune ciocche per attirare la mia attenzione.
Mi sollevai spostandomi per far sì che i nostri sessi potessero toccarsi, poi mi abbassai di nuovo.
Kate gemette al contatto afferrando la federa del cuscino, raggiunsi la sua mano e intrecciai le nostre dita mentre mi chinavo a baciarla sospirante.
Alle deboli luci del pomeriggio i nostri corpi si fusero in un'unione agoniata da tempo, il sudore imperlava la nostra pelle, i gemiti di piacere erano l'unica cosa udibile nel silenzio dell'appartamento.
Più tardi Kate strinse la presa attorno alle mie spalle, il mio nome uscì dalle sue labbra in una sorta di preghiera mentre la sua schiena si inarcava, il corpo scosso dai brividi. La strinsi a me muovendomi solo un paio di volte prima di sentire tutta la passione abbandonare il mio corpo in un urlo a malapena soffocato.
Mi abbandonai su di lei, esausta e appagata, per un casto bacio sulle labbra.
"Ti amo." sussurrò Kate.

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Le dita affusolate di Kate accarezzavano il palmo della mia mano sullo sfondo del cielo grigio. Fuori aveva preso a nevicare, fiocchi grandi come palline da golf cadevano indisturbati nel generale e surreale silenzio.
Chiusi gli occhi e inspirai profondamente, era tutto perfetto. Con le braccia di Kate avvolte attorno a me in un gesto amorevole e il suo corpo nudo contro il mio mi sentivo in pace con il mondo, come se, dopo un viaggio estenuante, fossi tornata finalmente a casa.
Osservai con un sorriso le nostre mani incastrarsi perfettamente e mi girai su un fianco.
Pensai di non averla mai vista così bella, il viso rilassato, una felicità incontenibile sprigionata dai suoi meravigliosi occhi azzurri, i capelli sparsi sul cuscino.
Portò entrambe le nostre mani al petto.
"Ho il terrore di svegliarmi e scoprire che si è trattato solo di un bellissimo sogno."
"Ma non è così, io sono qui."
Lei si sciolse in un sorriso.
"Mi dispiace per quanto ho detto prima." sospirai. "Non lo pensavo."
Kate alzò un sopracciglio dubbiosa. "Non pensavi proprio nessuna di quelle cose?"
"Beh, non proprio tutte ma.. hai capito cosa intendo." le diedi un colpetto scherzoso sulla spalla.
Kate mi baciò il dorso della mano. "Ascolta, so di non poterti promettere al cento per cento che non mi succederà mai niente di brutto, ma voglio farlo lo stesso. Soprattutto dopo questo."  indicò tra noi due. "Non importa quanti criminali pericolosi o situazioni folli dovrò affrontare, nulla e dico nulla, mi impedirà di raggiungere il mio obiettivo finale dopo ogni battaglia."
"Diventare sempre più simile a Clint?" chiesi ironica.
"No idiota." rise. "Tornare a casa da te."
"Oh Kate." esclamai commossa.
Lei mi sollevò il mento con l'indice chinandosi per darmi un bacio.
"A una condizione."
"Spara."
"Voglio essere di aiuto. Certo non sarò il miglior arciere del mondo o una ragazzina con un complesso divino." Kate scoppiò a ridere. "Eppure all'asta di beneficienza credo di aver dimostrato di sapermela cavare."
"Andata, sarai la mia personale Laura Barton."
"Chi?"
"La super tosta e solidale moglie di Clint."
Un piccolo ghigno si formò sulle mie labbra. "Moglie? Non sono nemmeno la tua ragazza."
"Ah no?" Kate finse di essere scioccata.
"Non mi pare che tu me lo abbia chiesto." osservai in tono di sfida.
"Bisogna rimediare immediatamente."
Si mise a sedere sul letto invitandomi a fare lo stesso. La guardai divertita mentre si schiariva la gola con un gesto teatrale.
"Abby Turner."
"Mmh?"
"Vuoi essere la mia ragazza?"
Finsi di riflettere e annuii con un ampio sorriso. "Si."
Kate emise un gridolino emozionato, si lanciò su di me facendomi ricadere sul cuscino e prese a riempirmi di baci.
Risi di gusto sottomettendomi al suo attacco finché non posò la fronte sulla mia strofinando i nostri nasi.
"Babbo Natale faticherà parecchio a superarsi dopo quest'anno." le accarezzai la guancia.
"Perché?"
Sorrisi teneramente con le farfalle che si agitavano nello stomaco per quanto stavo per dire. "Perché mi ha fatto trovare l'eroe dei miei sogni sotto l'albero."

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