Capitolo 3

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Controllai il telefono per la decima volta nel giro di cinque minuti.
Ancora nessun segno da parte di Kate, ormai ero rientrata da più di mezz'ora e lei non si era ancora fatta vedere.
Armand e Jack erano spariti, Eleanor comparve poco più tardi con un sorriso stampato sulle labbra nonostante fosse chiaramente turbata.
Anche lei si guardava intorno impaziente come se stesse aspettando qualcuno.
"Dov'è Kate?" mi chiese sporgendosi sul tavolo.
"Speravo fosse con lei."
"Ci siamo incrociate prima nella hall e mi ha detto che stava venendo da te."
"Vado a cercarla, torno subito."
Attraversai a passo svelto il salone, dirigendomi dove Eleanor diceva di aver visto Kate l'ultima volta. Qualcosa non andava, me lo sentivo, dovevo raggiungerla prima che si mettesse nei guai.
Sbucai in un corridoio, alla fine del quale intravidi uno studio elegante. Lì accanto una piccola rampa di scale conduceva al piano di sotto dove si trovava la cucina.
Fortunatamente erano tutti troppo indaffarati per accorgersi del mio arrivo: i cuochi urlavano cose incomprensibili da una parte all'altra della stanza, i condimenti schizzavano da una mano all'altra con una rapidità sorprendente, alcuni uomini si destreggiavano con tre o quattro padelle contemporaneamente a mo' di giocolieri.
Era incredibile pensare a come fosse possibile creare dei piatti impeccabili in un simile caos.
Kate però là in mezzo non c'era e si sarebbero presto resi conto della donna in abito rosso li stava osservando, perciò dovevo muovermi.
Fu allora che vidi un piccolo gruppo di tre camerieri, con i vassoi pieni, dirigersi dalla parte opposta rispetto a dove si trovava la
festa.
Indossavano tutti uno smoking nero, esattamente come Kate.
Bingo.
Sull'onda dell'entusiasmo per la mia scoperta li seguii camminando bassa tra i banconi.
Attraversarono uno stretto corridoio sorvegliato dall'uomo più grosso su cui avessi mai posato gli occhi.
Non c'era modo di aggirarlo. Così indietreggiai quel tanto sufficiente per affacciarmi all'entrata della cucina, allungai un braccio verso il tavolo più vicino e afferrai un oggetto a caso. Lo lanciai con tutta la mia forza attraverso la stanza, stando attenta a non colpire nessuno.
Quando l'uomo si girò di scatto sentendo il trambusto, attraversai di corsa il corridoio schiacciandomi contro la parete non appena girai l'angolo.
Tirai un sospiro di sollievo, guardando per un'ultima volta alle mie spalle e mi concentrai su ciò che avevo davanti.
Scaffali pieni zeppi di bottiglie di vino si ergevano come barriere attorno al centro della cantina, dove intravidi seduti almeno una trentina di uomini e donne con in mano delle palette di plastica. Un uomo in piedi su una pedana gridava dei numeri, mentre accanto a lui un giovane reggeva un piccolo baule aperto e ne mostrava il contenuto.
"Ma che diavolo.." sussurrai.
Avevo scoperto dove si svolgeva l'asta.
Mi addentrai nel labirinto di bottiglie, continuando ad osservare la scena, intercettai quei subito Jack e Armand. Sembrava stessero discutendo ma non riuscivo a sentire le loro parole.
"Vedi Gary è questo il problema." disse una voce inconfondibile alle mie spalle. "Non ti ricordi nemmeno il mio nome. Così non può funzionare, mi licenzio!"
Kate.
Un rumore di passi affrettati venne nella mia direzione, allungai la mano pregando di non pentirmene, afferrai con decisione il braccio di chi stava passando e lo tirai verso di me.
"Ehi!" sbottò Kate dimenandosi.
"Oh, grazie al cielo ti ho trovata." sospirai.
"Abby? Che ci fai qui?"
"Cosa ci fai tu qui? Hai intenzione di farti pestare da qualche mafioso per caso?"
"Ho seguito Armand, prima l'ho sentito minacciare mia madre."
"E cosa pensavi di fare?"
Lei si strinse nelle spalle. "Non lo so, ma qui qualcosa non quadra Abby, me lo sento."
"Ascolta Kate, lo capisco, ma davvero non dovremmo essere qui, è qualcosa che va al di là del nostro controllo." feci un gesto verso dove si trovavano i due uomini. "Non possiamo fare nulla."
"A parte scoprire cosa c'è sotto." disse lei determinata.
"Non era quello che intendevo-"
Un sordo boato proveniente dall'esterno ci fece congelare sul posto, l'esplosione avvenne pochi istanti dopo scaraventando pezzi di cemento ovunque. Il muro davanti a noi si sgretolò come un castello di sabbia sotto un alito di vento. Afferrai Kate e la spinsi di lato mentre lei cercava di proteggermi con il suo corpo. La tenni stretta finché non fui certa che non ci sarebbero state altre bombe.
"Stai bene?" le chiesi controllandola.
"Si, tu?" rispose agitata.
"Tutta intera."
Ci voltammo verso il gruppo di uomini che stava entrando dal buco appena creato.
"Avete cinque minuti, trovate l'orologio, tutto il resto distruggetelo." ordinò il capo.
"Dobbiamo andarcene." dissi afferrando Kate per il braccio.
"Cosa? Non possiamo semplicemente scappare, ci sono dei feriti."
"Se ne occuperà la polizia."
"Per quando sarà arrivata la polizia questi tizi potrebbero già aver ucciso tutti."
"Kate, non è il momento di giocare a fare l'eroe." affermai seria.
"Voglio soltanto aiutare, hanno bisogno di noi."
Sfoderò il suo sguardo implorante migliore.
Grugnii rassegnata. "Va bene, aiuteremo qualcuno ma poi ce ne andiamo."
Kate si illuminò e mi baciò sulla guancia prima di trascinarmi in mezzo alle macerie.
"Fai uscire loro." disse indicando un gruppo di uomini a terra. "Io arrivo subito."
Mi chinai su un anziano per assicurarmi stesse bene e lo aiutai ad alzarsi, indicandogli le scale pochi metri più avanti, feci lo stesso con altri due uomini e una signora quando sentii dei colpi di pistola in sottofondo.
"Andate via, presto!"
Afferrai una bottiglia e corsi in cerca di Kate. La trovai circondata da quattro uomini: due erano momentaneamente fuori gioco mentre gli altri due cercavano di bloccarla in ogni modo possibile.
Kate era una furia, si muoveva con precisione calcolata rispondendo prontamente agli attacchi.
Un sorrisetto orgoglioso mi spuntò sulle labbra.
Un ladro alle sue spalle stava recuperando le forze e prese a rialzarsi con cautela, aggrappandosi a tutto ciò che poteva. Lo rispedii subito a terra con un colpo deciso alla nuca.
Kate si girò verso di me.
Indossava uno strano costume.
"Dove hai preso quell'affare?" le chiesi avvicinandomi.
Diede un pugno sul viso dell'uomo con cui stava combattendo. "Te lo dico dopo. Occhio a ore sei." disse indicando un punto alle mie spalle.
Sollevai la bottiglia più in alto che potei e la scaricai con tutta la mia forza sul cranio del primo uomo. Il secondo si scagliò su di me subito dopo, provò a darmi un pugno, ma io mi scansai e lo colpii alla mandibola. Barcollò all'indietro aggrappandosi alla manica del mio vestito per non cadere.
Sentii l'agghiacciante rumore del costoso tessuto che si strappava e vidi la manica rimanere nella sua mano quando picchiò la schiena contro uno scaffale facendo cadere alcune bottiglie.
"Eh no." ringhiai. "Questo proprio non lo dovevi fare."
Gli presi la testa e la trascinai verso il basso sbattendogli la faccia sul mio ginocchio. Due pugni e una gomitata più tardi giaceva a terra lamentandosi per il dolore.
Kate nel frattempo stava affrontando tre uomini con una bottiglia.
Ne afferrai un'altra avvicinandomi all'uomo davanti a me. Mi dava le spalle e non si accorse della mia presenza. Quando questi fece per aggredire Kate gli scaraventai la bottiglia sulla nuca.
L'uomo cadde in ginocchio nel momento esatto in cui la bottiglia che Kate stava usando come arma venne frantumata da un proiettile.
Corse verso di me, mi prese per mano e mi trascinò fuori.
Dei piccoli fiocchi di neve avevano cominciato a cadere rendendo il terreno umido e scivoloso. Riuscivo a vedere il punto esatto in cui la strada curvava, verso una zona residenziale, se avessimo corso abbastanza velocemente forse saremmo riuscite a seminarli.
Kate si bloccò di colpo facendomi quasi cadere.
"Kate dobbiamo andare, forza."
"Guarda."
Indicò un punto in mezzo al traffico.
Il cane che avevamo incontrato poco prima si era buttato tra le macchine per raggiungere il lato opposto del marciapiede.
Kate mi lasciò la mano e si lanciò verso di lui, saltò su una macchina in corsa facendo un numero spettacolare, poi afferrò il cane proprio quando un macchina stava arrivando a tutta velocità verso di loro.
"Kate!" urlai.
Chiusi gli occhi terrorizzata aspettando l'inevitabile schianto, il quale però non arrivò.
L'autista suonò con decisione il clacson e poi proseguì dritto per la sua strada imprecando nell'abitacolo.
Guardai il marciapiede e vidi Kate che mi salutava soddisfatta con il cane tra le braccia.

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"È stato fantastico!" esclamò Kate eccitata.
"E anche molto stupido." precisai. "Potevamo farci uccidere."
"A giudicare da come li abbiamo massacrati non credo proprio."
Kate chiuse la porta dell'appartamento e lasciò andare il guinzaglio del cane che prese ad annusare in giro.
"Ricordami perché pensavi non fosse una buona idea iscriverci ad un corso di lotta?"
Le lanciai un'occhiataccia.
"Sei stata grandiosa." disse avvicinandosi.
"Nemmeno tu sei stata tanto male." ammisi.
Kate si spostò i capelli dalla spalla con un gesto teatrale.
"Ora, hai intenzione di dirmi dove hai preso quella tuta?" chiesi indicando l'abito che ancora indossava.
"L'ho trovata dopo l'esplosione, probabilmente era uno degli oggetti all'asta."
"Sarà meglio restituirla."
"Lo farò, ma prima devo scoprire cosa sta escogitando Armand." Kate si preparò ad uscire di nuovo.
La bloccai. "Come intendi farlo, sentiamo."
"Una piccola visita a casa sua." rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"No. Non se ne parla."
"Abby non se ne accorgerà nessuno."
"Certo, perché un mafioso ricco sfondato non avrà la casa piena di antifurti." ironizzai.
"Saprò cavarmela. Sai, conosco le abitazioni dei ricchi." affermò con un sorrisetto di intesa.
"Kate per favore resta qui, abbiamo dato abbastanza spettacolo per oggi."
"Devo farlo."
"Allora vengo con te."
"No." Kate mi prese per le spalle. "Questa è una cosa mia, se dovessero beccarmi non voglio finisca nei guai anche tu, non me lo perdonerei."
Alzai gli occhi al cielo, la conoscevo abbastanza da sapere che qualunque altra obiezione avessi sollevato, lei sarebbe riuscita a respingerla con una valida argomentazione.
Lei sorrise capendo di aver vinto.
"Torno presto."
"Stai attenta."
"Sempre." strizzò l'occhio.
"Con tutto il rispetto, non sono d'accordo." borbottai mentre Kate usciva.

Un eroe sotto l'albero Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora