Cap III finalmente esco

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Rose
Mi mancava proprio di venire rapita da due ragazzine uscite dall'acqua, legata e trasportata a peso morto volteggiando sopra un lago grazie a una polverina blu spuntata dal nulla ,in un hotel extra-lusso tra due cascate. Soprattutto molto divertente era stato passare attraverso centinaia di ragazzi scrutanti e venir rinchiusa in una camera che più che una camera pareva lo stanzino delle scope.

Quell'estate doveva essere perfetta, e invece noo, mentre sono pronta a mettere la crema protettiva sul naso spuntano due ninfe pallide e inquietanti a strapparmi via dalla mia giornata di sole. Papà organizzava quella vacanza da mesi, e io non vedevo l'ora di passare una settimana al lago senza scuola, senza compiti e senza puzza di smog. Finalmente potevo iniziare le superiori, cambiare vita, farmi degli amici veri e soprattutto smettere di sentirmi diversa da tutti gli altri. Ma un signore strano in carne e ricciolino ha dovuto iniziare a blaterare su doni e tatuaggi, che tra l'altro non avevo mai badato di avere. E invece ora era lì, un netto disegno nero, apparentemente disegnato a caso. Chissà che avrebbe detto mamma se lo avesse visto, mi sgrida anche per i tatuaggi che si trovano nelle patatine, che si levano con l'acqua calda.

Non capivo il perché fossi finita in quella dimora enorme, e soprattutto perché non ci fosse il servizio in camera. Inoltre, chi era quel misterioso ragazzo? Appena era entrato mi era sembrato carino... ma no.. uno così non potrebbe mai notarmi, con suoi capelli neri, i tratti europei e dei meravigliosi occhi marroni tendenti all'arancione. Persino con quella lieve luce nello 'stanzino delle scope' avevano attirato la mia attenzione.
Okay, uno scalmanato che urla e cerca di liberarsi dalle corde attira già l'attenzione, soprattutto in una stanza pressoché vuota. A meno che tu non rimanga incantato dai sassi sul pavimento.

Feci appena in tempo a allungargli il mio coltellino e presentarmi, che poi entrò quella bizzarra signora. Ma dico, mi avete lasciato lì per tre giorni! Ora che è arrivato qualcuno a farmi compagnia ci chiamate d'urgenza. Anzi no... meglio così: ero già terrorizzata all'idea di dover parlare con un ragazzo, e inoltre ero già stanca di stare li a far niente.

E dopo tutto questo casino, entusiasta il capo ci annuncia che io e Jake siamo rispettivamente figli della primavera e dell' estate. Ma che vuol dire?! Nonono io sono figlia di mia mamma e mio papà, e non mi risulta che papà si fosse mai sentito con una certa Primavera.

Comunque, finita la nostra consulenza di tatuaggi, il capo ci ricondusse all'esterno del suo ufficio

-Allora cari ragazzi, prima di tutto, le presentazioni. Avete conosciuto le nostre ninfe... beh... non sono sempre così nervose con gli ospiti, ma è un brutto momento per loro. Tutti risentono delle tensioni tra l'autunno e le altre stagioni. Ma penso che grazie a te ragazzo,-disse indicando jake- ci saranno dei cambiamenti.

-Ehm... ci sarei anche io. Non è che ha dei grandi progetti anche per me? Guardi sinceramente mi accontenterei di una suite, pasti a buffet e colazione a letto. Naturalmente bevande incluse.- chiesi con tono speranzoso. In realtà, dopo aver sentito tante lodi per jake provai un po' di invidia: possibile che vengo sempre messa in oscuro dagli altri?

-Oh, ma certo signorina... aspettate, avevo iniziato con le presentazioni... e mi sono perso. Io sono Ferguson, il Protettore degli Spiriti. Mi occupo, beh di spiriti! Sono il direttore della Casa, e sono incaricato di controllare voi mocciosetti- spiegò il capo Ferguson, con il sorriso tirato in faccia.

-Io sono Jake, Jake Wilson. Lei È Rose- tagliò corto. -Ma... tutta questa è la sua casa!? Deve aver pagato un fracco di soldi per permettersela!

-No, non casa ma Casa. La Casa, per esser precisi.- sottolineò Ferguson.- e si, ho speso un bel po di soldi quindi preferirei non fosse distrutta come un paio di secoli fa se non vi dispiace. Quei ragazzini erano incontenibili.

-In che senso due secoli fa?? Lei c'era??- jake si stampò una faccia da punto interrogativo.

-Sì certo che c'ero! Vi pare che questa struttura sia dello scorso decennio? È nata grazie a me, nel 1784, e io avevo solo 32 anni... bei tempi.

-quindi lei avrebbe... 263 anni? Chiesi mentre mi preoccupavo a vedere jake che ancora sfaccendava con i conti sulle le dita.

-Esattamente

-ma ne dimostra circa una sessantina!- continuai

-ehi, mi sono impegnato per non dimostrarne più di cinquanta!

-missione fallita- scherzò a bassa voce jake.

-Guarda che ti ho sentito, l'udito è un aspetto che crescerà quando inizierete ad allenarvi qui. Svilupperete tutti i sensi. Vi trasformerò in guerrieri, anche se come in questi casi non è sempre un vantaggio

-guerrieri? Rose è figlia della primavera, al massimo può far spuntare i fiorellini- rise il ragazzo, ma non in modo offensivo. Depennai mentalmente la voce 'carino' dalla lista degli aspetti positivi di jake e aggiunsi 'fastidiosamente ironico'

Stavo per rispondere, ma Ferguson mi interruppe:- Non sottovalutate i vostri poteri. Ognuno qui ha bisogno dell'altro. Che farebbe l'estate senza la primavera? Che prepara i germogli e sveglia gli animali dal letargo? Ma tranquilli, queste cose si fanno solo in periodo di pace. In guerra tutti gli elementi della natura si scatenano, e se si scatenano... lascerò giudicare a voi.

Senza che ce ne fossimo accorti, avevamo percorso metà palazzo a piedi, e ora ci trovavamo all'esterno, in un enorme cortile attrezzato per gli arcieri. Sulla sinistra c'era un intero capanno pieno di archi e frecce di tutti i tipi e misure. Un ragazzo dai capelli neri e gli occhi bianchi, sui 19 anni aiutava i più giovani a scegliere la punta più affilata, la più veloce la più precisa a seconda di quella che serviva. Aveva uno atteggiamento freddo ma lo sguardo era gentile, come se fosse un guerriero da molto tempo e quindi doveva apparire coraggioso ma nascondesse un infanzia difficile.
Più avanti c'erano i classici tiri al bersaglio e sulla destra un vasto spazio con manichini infilzati qua e la.

-Siamo quasi arrivati- ero rimasta così stupita che mi ero dimenticata di Ferguson. Ci condusse attraverso folla, salutando di tanto in tanto qualche arciere. Cambiò un paio di volte direzione e si fermò davanti a una modesta porta in legno. Non so se anche jake lo sentisse, ma quella porta mi sembrava la cosa più spaventosa che avessi mai visto.

-Jake, Rose, quando entrerete qui il vostro destino sarà decretato. Non vi anticipo niente. Coraggio, chi va per primo?

Jake WilsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora