Capitolo 8

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Rimasi lì ferma davanti alla porta pietrificata.
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Quel pomeriggio decisi di vedere Michela e gli altri, per distrarmi un po', dato che Luca non era ancora tornato.

Ci incontrammo da "Mirko e Anto!", come il giorno prima.

Michela era tesa come me, mentre gli altri si stavano divertendo nel raccontarmi le sciocchezze combinate la sera prima.

<<Hai iniziato a "ballare"...- Riccardo mimò le virgolette-...eri inarrestabile!>> E scoppiò a ridere.

<<Non riuscivamo a fermarti>> disse Noemi, ed era la prima volta che mi rivolgeva la parola.

<<Non berrò per molto tempo>> abbozzai un sorriso.

<<Lucre mi accompagni un attimo in bagno?>> mi chiese Michela. Sapevo che non doveva andare realmente in bagno, era una scusa per parlarmi in privato.

<<Certo>>

Andammo in bagno, Michela poggiò le mani ai lati del lavandino e sospirò profondamente.

<<Scusa, è colpa mia se non sei tornata a casa ieri sera>>

<<Non è colpa tua, anzi, grazie per aver detto a Luca di avermi portata a casa tua, invece di dirgli che sono stata a casa di uno sconosciuto... non l'avrebbe presa bene>>

<<Mmh>> muggugnò.

<<Cosa?>>

<<No nulla... hai parlato con Luca?>> cercò di cambiare discorso.

<<Abbiamo litigato>> e le raccontai del litigio con Luca.

<<Quindi tu non sai dov'è?>>

<<Non ne ho la più pallida idea, ma anche se lo sapessi non andrei a carcarlo. Io non ho fatto nulla di male>>

Michela mi guardava torva, notai che si stava trattenendo, voleva dire qualcosa ma quando aprì la bocca non uscì alcun suono.

<<Cosa ne pensi?>> la spronai a parlare, anche se non avevo un buon presentimento.

<<Lucre...>> la sua voce si fece sottile, quasi impercettibile.

<<Sei d'accordo con lui vero?>> non ci potevo credere.

<<Vivete insieme, è normale che lui voglia sapere dove sei o almeno che tu stia bene>>

<<Ma...>>

<<Lui non ti ha impedito di fare nulla, ti ha assecondato e anche quando gli ho scritto dal tuo cellulare non mi ha detto di riportarti a casa o cose del genere. Secondo me non lo comprendi a pieno>> stava alzando il tono di voce, mi infastidii.

<<Quindi lo capisci più tu di me?!>> sbottai arrabbiata.

<<Ascolta Lucrezia, non mi va di litigare con te. Pensa quello che vuoi e fai altrettanto>> detto ciò uscì dal bagno e mi lasciò sola in preda alla rabbia. Mi sentivo tradita, come poteva dare ragione a lui?

Decisi di andarmene e tornare a casa.

Appena varcai la soglia di casa una piccola parte di me sperava di vedere Luca seduto sulla poltrona, ma non fu così. Quando ero triste o arrabbiata lui riusciva sempre a tirarmi su di morale, ma questa volta, per la prima volta, lui non c'era a consolarmi. Mi si strinse il cuore.

La casa era vuota, fredda e silenziosa. Mi diressi in camera e mi buttai a peso morto sul letto a pancia in giù. Chiusi gli occhi e mi addormentai.

Sognai di essere al mare.
Il vento che mi scompiglia i capelli, i raggi del sole che penetrano nella mia pelle abbronzata, la sabbia granulosa e bagnata sotto i piedi, il suono calmo delle onde che si infrangono sulla risa. Cammino a passo lento, faccio repiri profondi. Mi avvicino all'acqua e con le dita sfioro la superficie cristallina.

E così, quella mattinata burrascosa fu cancellata come le onde cancellano le impronte sulla sabbia. Dormii quasi tutto il pomeriggio sognando il posto che più mi mancava in assoluto.

Quando mi svegliai ero più serena, come se mi fossi liberata di un peso. In quel momento capii cosa dovevo fare.

Io bella e lei pureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora