Simone era rimasto piuttosto scosso dall'incontro con Manuel, poteva cercare di non darlo a vedere agli altri e riuscirci, ma non poteva mentire a se stesso. Nell'esatto momento in cui si era ritrovato l'altro ragazzo davanti, che lo guardava come se il resto della scuola non esistesse, erano esplosi nel suo cervello i ricordi di quella sera che si era illuso di essere riuscito a chiudere in un cassetto della sua mente da non aprire più: Manuel che lo stringeva a sé per fargli capire che non doveva scappare, l'odore di birra sulla bocca di entrambi, le mani dell'altro ragazzo che scivolavano sotto la sua felpa. Simone, se fino a quel momento era rimasto con un briciolo di lucidità, non aveva capito più niente: per una volta si era sentito libero di spegnere il cervello e di non pensare, lasciando che fosse il suo cuore a guidare le sue azioni. Era una notte fredda e Simone si era messo davanti a Manuel, finito contro il muro, per cercare di proteggerlo da quel freddo che faceva tremare il ragazzo tra le sue braccia, uscito in fretta e furia dalla festa senza neanche indossare il giubbotto. Il suo corpo, ciononostante, era meravigliosamente caldo e Simone si prese qualche istante per esplorarlo sotto la maglietta, mentre le loro labbra continuavano a cercarsi e a trovarsi. Poi, dopo un tempo indefinito, mentre riprendevano fiato, Manuel abbassò la zip dei pantaloni di Simone e Simone lo imitò non appena capì cosa l'altro avesse fatto e cosa gli stesse chiedendo, senza pensare alle implicazioni o alle conseguenze, troppo felice per pensare. Per qualche minuto fu tutto perfetto, nonostante si trovassero in una strada buia e fredda, sotto ad un'impalcatura sporca e polverosa, con il rischio di essere visti. Nulla di questo importava se Simone poteva respirare il profumo della pelle di Manuel e ascoltare il suono dei suoi gemiti che si mischiavano ai propri, accompagnati dalla musica che proveniva ovattata dalla sua festa di cui non gli importava più nulla. Fu tutto perfetto fino a quando non lo fu più, nell'istante in cui Manuel si liberò dal suo abbraccio come se gli desse improvvisamente fastidio -eppure fino ad un attimo prima lo aveva cercato- e si allontanò da lui senza neanche guardarlo. Simone, che poteva toccare il cielo con un dito fino ad un attimo prima, si sentì bruscamente riportato a terra e la paura di aver rovinato tutto si impadronì di lui. Neanche a dirlo, Manuel non voleva parlare di ciò che era appena successo, limitandosi a dire che Simone era un'eccezione rispetto agli altri maschi, ma lui sul momento non capì cosa diamine volesse dire quella frase, anche se un po' gli sembrava un segnale positivo. Quando poi l'altro gli aveva chiesto di nascondere la sua pistola, Simone aveva interpretato il gesto come un atto di grande fiducia e si illuse che in fondo andasse tutto bene, che fossero ancora la "Manuel e Simone Associati", e che forse insistendo un po' sarebbe riuscito a parlare con Manuel di ciò che era accaduto poco prima e fare finalmente un passo avanti, ma non ci riuscì né quella sera, né nei giorni successivi. Stare insieme era diventato insostenibile, o almeno per Simone era così, perché tra loro c'era stato qualcosa, qualcosa di cui non si poteva parlare ma che era una presenza quasi palpabile in mezzo a loro, un vero e proprio muro che diventava sempre più alto e invalicabile. Simone intanto aveva cominciato a frequentare un locale, aveva conosciuto Claudio e aveva finalmente capito perché era diverso dagli altri ragazzi, per Manuel: lui era l'unico abbastanza fesso da continuare ad amarlo nonostante il rifiuto, era l'unico che avrebbe fatto qualsiasi cosa per l'altro e di conseguenza era anche l'unico che poteva essere sfruttato per sfogare un po' di rabbia senza preoccuparsi delle conseguenze. Raccontare questa storia a Claudio, quasi come uno spettatore esterno, lo aveva aiutato a realizzare la verità, una verità che gli fece male e che lo fece infuriare, ma che era anche una liberazione: in quel momento Simone decise di non poter continuare a farsi trattare come uno zerbino da un ragazzo che evidentemente non lo amava, realizzò di poter avere di meglio, di non aver bisogno di Manuel e che era meglio eliminarlo totalmente dalla sua vita, fingere che non esistesse e che non fosse mai esistito.
Quando Manuel gli chiese di Claudio, dunque, Simone si sentì montare dalla rabbia e gli diede l'unica risposta che sapeva essere in grado di ferire il suo orgoglio, perché gli sbatteva in faccia che quel ragazzo di cui aveva sfruttato l'amore e che aveva dato per scontato stava bene anche senza di lui, anzi stava molto meglio senza di lui, e provò un enorme senso di soddisfazione quando vide lo shock negli occhi di Manuel, fiero di essere riuscito a restituirgli parte dell'umiliazione che lui aveva subito; era decisamente una vittoria. Nonostante tutto, però, e anche se lo nascondeva, Simone aveva un cuore buono, per quanto ferito, che cominciò a preoccuparsi per le condizioni di Manuel, perché era evidente che non stesse bene, e trascorse le successive lezioni di quella giornata a fare una cosa che si era ripromesso di non fare più, cioè prestargli attenzione. Cercando di non farsi notare, grazie anche al fatto di aver cambiato banco per allontanarsi anche fisicamente dall'altro, lo osservò per il resto della giornata e oltre ad avere la conferma che stesse male fisicamente -la felpa che indossava gli andava un po' troppo larga, così come i pantaloni che si tirava su quando si alzava in piedi perché scivolavano, a cui si aggiungevano delle occhiaie troppo scure perfino per lui- si rese conto che il ragazzo si comportava in maniera strana: non rivolse una sola parola a nessuno dei loro compagni di classe per tutto il giorno, se ne rimase fermo e zitto al suo banco perfino durante l'ora di religione -notoriamente un momento di totale anarchia-, insomma era quasi come se non ci fosse. Manuel era sempre stato pieno di vita e vederlo così spento non poteva far altro che allarmare Simone -nonostante si desse dell'idiota per questo-, soprattutto se pensava che il motivo potesse essere Sbarra, che forse lo minacciava o chissà che altro. La sua preoccupazione aumentò il giorno dopo e quello dopo ancora, quando Manuel divenne assente anche in senso fisico e Simone non fu più in grado di tenere a bada i tumulti del suo cuore; Claudio, sempre attento nei suoi confronti, ovviamente se ne accorse. I due avevano un piccolo rituale che a Simone piaceva tanto: ogni sera, quando lui aveva finito i suoi compiti e l'altro era già tornato dal suo ufficio da un bel po', si sedevano sul divano e bevevano una tazza di tè o di tisana, di cui Claudio era un grande appassionato, raccontandosi le loro giornate. Poteva sembrare una cosa banale, forse lo era, ma quella quotidianità, quella routine, gli dava l'impressione che la sua vita fosse finalmente in ordine. Simone negli ultimi tre giorni era stato piuttosto silenzioso e Claudio aveva colto un'agitazione più profonda dietro quel silenzio.
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Tu non innamorarti di un uomo che non sono io
RomanceDal testo: "Ma se po sape' che ce devi fa' co' quel vecchio?" "[...] le stesse cose che facevi tu con l'architetta." -FF post 1x10 in cui Manuel si ritrova a fare i conti con la gelosia e Simone con la rabbia.-