Manuel si era alzato dal letto soltanto per fare un favore a sua madre, ancora convinta che ci fosse una qualche speranza per lui. Anche lui ne era stato convinto per un po' di tempo, immaginando perfino di iscriversi alla facoltà di filosofia dopo il diploma, ma quei buoni propositi erano crollati come un castello di carte nel giro di poco. Si sforzò di mangiare una merendina e di bere del latte per colazione, poi andò a lavarsi ed uscì in fretta di casa, accompagnato dall'in bocca al lupo di Anita. Si maledisse di essere arrivato in anticipo, perché vide Simone e quel vecchio schifoso al baretto di fronte la scuola, impegnati a fare colazione e a parlare di qualcosa che Manuel era troppo distante per sentire e il ragazzo dovette stringere le mani intorno al manubrio della moto e costringersi a contare fino dieci per non andare lì davanti a fare una scenata. Era consapevole di non avere nessun pretesto per farla -del resto Simone non era suo, non lo stava tradendo, e lui non poteva nemmeno fargli la morale, dal momento che era stato a sua volta con una persona più grande- se non il fastidio fisico che gli provocava vedere Simone che guardava rapito quell'uomo e che rideva di ciò che raccontava appoggiandosi a lui e sapere che le sue mani stavano toccando il corpo di un'altra persona, così come doveva accadere in altri momenti senz'altro meno innocenti. Assistere a quella scena gli ricordava di essere stato sostituito e di aver perso la possibilità di vivere quelle cose, di essere stato troppo codardo e di non averla afferrata. Manuel sapeva che quel senso di nausea aveva il nome di "gelosia" e sapeva anche di provarla perché a lui i maschi non piacevano, ma con Simone era diverso, pur non essendo del tutto consapevole di quanto fosse profondo il mondo dietro quell'affermazione che aveva pronunciato anche davanti al diretto interessato.
Si alzò di scatto dalla sua moto e corse dentro il liceo, fiondandosi nel primo bagno che trovò –scoprì dopo che era quello delle donne, ma per fortuna la bidella non se ne accorse- per vomitare quel poco di colazione che aveva mangiato. Incazzato, sbatté la mano contro il muro, ringhiando come un animale ferito e confuso. L'idea, poi, di dover aspettare altre due ore per fare quella stupida ed inutile interrogazione di latino -che adesso odiava ancora di più perché se fosse rimasto a casa non avrebbe visto Simone al bar con quel tizio- non lo aiutava certo a stare meglio, lo faceva sentire intrappolato e allora decise di mandare tutto a puttane ed uscire da quella scuola del cazzo, prendere la sua moto e andarsene da qualche parte lontano da tutti e da Simone. Avrebbe detto alla madre che l'interrogazione era andata male, tanto non sarebbe stato difficile da far credere. Il suo piano perfetto fu però interrotto da Dante, che lo vide in corridoio e lo fermò. Manuel imprecò a denti stretti: era troppo chiedere un briciolo di fortuna per una volta?
"Manuel, ti senti bene? C'hai una faccia..."
Gli disse il professore e il ragazzo annuì scocciato, senza nemmeno guardare nella sua direzione.
"Sì prof, sto 'na favola, nun se vede? Ho avuto l'influenza, saranno i postumi..."
Dante cercò il suo sguardo, spostando la testa.
"Manuel, guardami."
Lui alzò gli occhi al cielo, poi li spostò in quelli dell'uomo.
"Sicuro che si tratti solo di questo? Perché tua madre mi ha raccontato che quasi non sei uscito dalla tua camera nell'ultima settimana e anche io, in classe, da un po' di tempo mi sono accorto che qualcosa non va."
Manuel voleva un gran bene a sua madre, ma non la sopportava quando si impicciava dei suoi affari, soprattutto se poi li raccontava al suo professore di filosofia, che era anche il padre di Simone. Stava meglio quando la famiglia Balestra non era entrata nella sua vita, ecco."E non le viene proprio in mente cosa possa essere, prof? Lei è intelligente, secondo me se si applica ci arriva."
Replicò scontroso, voleva solo essere lasciato in pace. Dante prese un profondo respiro e annuì.
"Sì, diciamo che mi sono fatto un'idea. Ne vuoi parlare?"
Il ragazzo scosse la testa, non aveva proprio voglia di fare una seduta di terapia con il suo professore.
"Devo andare in classe, prof, o farò tardi."
Dante, però, lo aveva già preso per un braccio e a Manuel venne una grande voglia di dargli un pugno, ma si trattenne.
"Non ti preoccupare, alla prima ora hai De Angelis e ci parlo io, gli dico che ti ho trattenuto io e che non deve segnarti il ritardo sul registro. Andiamo."
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Tu non innamorarti di un uomo che non sono io
RomanceDal testo: "Ma se po sape' che ce devi fa' co' quel vecchio?" "[...] le stesse cose che facevi tu con l'architetta." -FF post 1x10 in cui Manuel si ritrova a fare i conti con la gelosia e Simone con la rabbia.-