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Ogni giorno passo nelle classi e nei laboratori per salutare i ragazzi e vedere come vanno i loro progressi. Stamattina la prima è quella di Loki. Quando entro, tutti i ragazzi hanno la massima attenzione, e penso che la sua lezione sia interessante...

Loki: "Allora, ascoltate: cucini 10 pasti, non sei un cuoco, crei 20 dipinti, non sei un artista...ma uccidi 1 persona e sei un assassino. Vi pare giusto?" dice appoggiando le mani sui fianchi.

Io: "Tutto a posto qui?"

Loki: "Oh ciao Allison. Sì, va tutto alla perfezione" dice rivolto ai ragazzi.

Io: "Sicuri?" chiedo guardando la classe un po' sconvolta.

Loki: "Certo!"

Io: "Posso parlarti un secondo, Loki? Torniamo subito ragazzi" dico trascinando Loki fuori dall'aula "Hai bisogno di un hobby. O di una ragazza"

Loki: "Ho un hobby" dice offeso.

Io: "Uccidere persone non è un hobby"

Loki: "Allora non ne ho uno. Dai scherzavo" dice vedendo la mia espressione seria "Come sei drammatica. D'accordo ne troverò uno, contenta?"

Io: "Sì. Vedi di non traumatizzare i miei studenti" dico agitando l'indice vicino al suo naso "Però l'idea della ragazza non è male. Per esempio, vediamo...Uhh, Carol!"

Loki: "Chi?"

Io: "Carol, Carol Denvers! Dai sareste perfetti insieme. Posso organizzarvi un appuntamento" dico già tutta gasata.

Loki: "No. Scordatelo"

Io: "E dai, non sarà poi così male! Mi ringrazierai vedrai" dico girandomi per andarmene prima che possa ribattere

Loki: "Sei una carogna, lo sai vero?" dice ad alta voce per farsi sentire, dato che sono lontana.

Io: "Non so perché, ma me lo dicono spesso"

Quando torno nel mio ufficio, trovo uno zaino appoggiato per terra, e una ragazzina intenta a girare sulla mia sedia.

Morgan: "Ciao Ally! Finalmente sei arrivata, ti stavo aspettando da un pezzo" dice senza neanche guardarmi in faccia.

Io: "Morgan Stark, cosa ci fai qui? Dovresti essere a scuola!" dico incrociando le braccia al petto.

Morgan: "A scuola mi annoiavo, così ho pensato che avresti potuto farmi tu lezione. O Bruce, o Zio Steve" dice facendo spallucce.

Io: "Hai marinato la scuola?!" dico sconcertata "Se la mamma scopre che sei qui, strozza prima me e poi te!" dico correndo a tirare le tende delle vetrate.

Morgan: "E tu non dirglielo"

Io: "La fai facile. Lo sai che è impossibile nasconderle qualcosa"

Morgan: "Allora, che facciamo?"

Io: "Facciamo che ora io ti riporto subito a scuola, prima che notino la tua assenza" dico raccogliendo in fretta le sue cose, che nel frattempo aveva sparso per il mio ufficio.

Morgan: "Prima posso andare in bagno?" dice sbuffando.

Io: "D'accordo, infondo al corridoio-"

Morgan: "A destra, lo so" dice uscendo. Mentre rimetto le cose nel suo zaino, noto il quaderno su cui stava scrivendo, aperto sulla scrivania. So che non dovrei farlo, ma non resisto e gli do una sbirciatina. Nella prima pagina è disegnata la nostra casa in Georgia, dove ha vissuto per i primi sei anni della sua vita. Poi susseguono alcuni disegni raffiguranti gli Avengers, e alcuni attimi della battaglia contro Thanos. Jarvis deve averle raccontato come sono andate le cose. Mentre sfoglio il quaderno, trovo un compito per casa: scrivere un testo sulla persona che si ammira di più. Scrive di quanto sua sorella maggiore sia forte e tosta e di come da grande vorrebbe essere come lei. Dice che mi vede come una persona da cui prendere esempio, non solo per aver salvato il mondo diverse volte, ma anche per essere una donna indipendente che allo stesso tempo si prende cura della propria famiglia. Scrive che sono stata, e sono tutt'ora il mentore, e la fonte di ispirazione per molte persone, e che un giorno, spera che possa essere anche lei una di loro.

Non pensavo che mia sorella mi vedesse in questo modo. Insomma credevo che mi vedesse come un'adulta noiosa, invece è tutto il contrario. Quando arrivo alla fine del testo gli occhi sono umidi, e non posso fare a meno di sorridere per questo. Morgan spalanca di colpo la porta, tornata dal bagno. 

Morgan: "Allora, andiamo?" chiede mentre cerco di ricompormi, senza farle notare gli occhi arrossati "Ci sono dei fazzoletti nella prima tasca dello zaino" dice tirando dritto.

Io: "Accidenti" dico sottovoce. Saliamo in macchina, ma invece di prendere la strada per portarla a scuola, vado dalla parte opposta.

Morgan: "Dove vai? La scuola è dall'altra parte"

Io: "Lo so. Ho pensato che in fin dei conti, se per una volta salti la scuola non è poi una tragedia" dico facendo finta di niente.

Morgan: "Dici sul serio?" dice saltando di gioia sul sedile "Dove andiamo?" dice elettrizzata.

Io: "Sorpresa" dico sforzandomi di non sorridere troppo.

Morgan: "E la mamma? Che diremo alla mamma se lo scopre?"

Io: "Mi prenderò io la colpa, o al massimo le dirò che stavi male e la scuola ha chiamato me. Non dovrebbe essere poi così difficile per una spia mentire, no?" dico facendo spallucce.

Morgan: "E in accademia? Non hai lasciato scritto niente"

Io: "Quante domande! Per un paio d'ore, sono certa non sentiranno la mia mancanza. E poi se hanno bisogno di me possono sempre chiamarmi per telefono"

Morgan: "Non me lo vuoi proprio dire dove stiamo andando?"

Io: "No, dovrai attendere". Dopo circa un'ora di continue lamentele da parte di Morgan, perché: ha fame, ha sete, fa troppo caldo, no, ora fa troppo freddo, si annoia, la musica che fanno alla radio fa schifo, hanno dei pessimi gusti... finalmente raggiungiamo il luogo designato, e scendiamo dall'auto.

Morgan: "Dunque è qua che mi volevi portare?" dice guardandosi intorno "Ma siamo a New York! Qui ci vengo praticamente tutti i giorni"

Io: "Un attimo di pazienza. Dobbiamo fare un piccolo tratto a piedi". Durante il tragitto ci fermiamo a prendere un gelato, e poi entriamo all'Empire State Building. Prendiamo l'ascensore, e due rampe di scale, per arrivare sul tetto. Ci sediamo nell'esatto punto in cui ci mettevamo io e Peter. Davanti a noi, si vede gran parte di New York, compreso il Central Park.

Morgan: "Wow! Non avevo mai visto New York da questa prospettiva! Come conosci questo posto?"

Io: "E' una lunga storia" dico tirando un sospiro.

Morgan: "Me la racconti o devo tirare a indovinare?" dice dopo qualche secondo di silenzio.

Io: "Mettiti comoda, staremo qui un bel po'". Morgan si distende appoggiando la testa sullo zaino, e io la imito appoggiando la testa sulla mia borsa.

Non si può scappare dal passato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora