Part 3

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Un senso di spensieratezza mi colpisce in pieno non appena vedo quelle luci, calde e colorate, avvolgere i corpi sudati dei ragazzi che ballano, divertendosi come se fosse l'ultima notte al mondo. C'è un odore pungente di erba e di alcol e ciò mi fa desiderare di averne un po'.

In fondo che male c'è nel perdere la testa per una notte.

Alcune volte mi capita di volermi lasciare andare, ma naturalmente non ci riesco mai. Ho sempre bisogno di una spintarella dall'esterno. Rimango sempre tesa e scattante, più volte Maria mi ha avvertito che esse in queste condizioni a ventisei anni non è normale. Mi ha consigliato lo yoga, la cosa mattutina e persino i fiori di Bach. Purtroppo le altre opzioni rimaste erano litri di alcol, anzi, vagonate.

Il percorso che fa il mio corpo dall'entrata al bancone del bar è lento, quasi in slow motion. Mi sembra di entrare in un mondo parallelo, passo dopo passo mi faccio largo fra ragazzi e ragazze che ballano ad occhi chiusi, ondeggiando, respirando quest'aria elettrica. La maggior parte di loro hanno disegni brillantinati sul volto ed ogni volta che vengono colpiti dalle luci del locale creano un effetto unico di luccichio che riempie le mie pupille. Per un attimo scordo tutto, ciò che risiede all'esterno non è più di mio interesse. Una ragazza mi guarda negli occhi e mi sorride, un sorriso dolce e amichevole che in un certo senso mi scalda, poi scompare in mezzo ad un gruppo di mani e braccia che volteggiano a ritmo di musica.

Arrivo finalmente al bancone, gli sgabelli argentati davanti ad esso sono quasi tutti vuoti se non per uno occupato da una coppietta intenta a mangiarsi la faccia a vicenda.

"Dite, Mary che piacere vedervi" ci saluta Frank, il barman.

"Ciao Frank" Maria fa cenno con la mano.

"Due cuba libre " conclude.

"Arrivano" carica Frank con simpatia.

È davvero un ragazzo simpatico, nonostante i suoi dieci anni a New York il suo accento francese è ancora forte. È stato il nostro primo punto di riferimento quando siamo arrivate in città. Siamo diventati subito buoni amici nonostante lui avesse preso una cotta stratosferica per Maria ma quel che ne saltò fuori fu che, Frank nel bel mezzo di una crisi di identità, si convinse dei suoi gusti in fatto di maschi al cento per cento. Maria nonostante tutto apprezzava la sua corte, romanticona com'è, e sinceramente ci rimase un po' male. Ma come si dice, al cuore non si comanda.

Eh già, al cuore non si comanda.

Che stronzata.

Appena Frank ci porge i due bicchieri strabordanti di rum non faccio in tempo a prendere il mio che Maria li afferra entrambi al volo scolandoseli in pochi sorsi. La mia mano rimane sospesa e l'espressione sul mio volto è tra lo stupita e l'incazzata.

La guardo quasi volendola fulminare.

Ma sta facendo sul serio?

La mia amica batte i pugni sul tavolo prima di alzarsi dallo sgabello.

" Io vado, se vuoi raggiungimi. Se non vuoi...cerca almeno di scaldarti un pochino" dice con un movimento sensuale delle spalle prima di sparire tra la folla.

Annuisco quando ormai era andata via, mi giro trovando lo sguardo divertito di Frank. Stasera è avvero in tiro, capelli sistemati, papillon, camicia bianca e gilet. Non l'ho mai visto così.

Va bene, cosa ne hanno fatto del mio Frank?

"Problemi di cuore?" mi chiede mentre passa la pezza umida sul bancone con l'intento di pulirlo dalle gocce di alcol rimaste. Sospiro.
"Sai com'è fatta Mary, di sicuro sarà un altro di quegli attori svampiti che frequenta" dico sistemandomi meglio. Mi guardo attorno leggendo i nomi dei vari liquori, vorrei provarli tutti. Sono di vari colori e ciò le rende ancora più attraenti alla mia attenzione. Se non fosse che non reggo bene l'alcol non mi farei problemi a scolarmi qualche cicchetto.

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