Mica o scegliemo noi chi esse nella vita

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.spazio autrice.

Prima di farvi iniziare con la lettura vorrei fare una breve premessa.

Per esigenza di ciò che avevo nella testa, ho dovuto descrivere un evento usando la fword. Mi rendo conto che possa recare molto fastidio, così come ne reca a me, e quindi volevo semplicemente avvertirvi prima di leggere. Non vorrei assolutamente urtare la sensibilità di qualcunx. Ci tengo a precisare che ovviamente è una parola bruttissima, che io stessa disapprovo, purtroppo ancora fin troppo normalizzata ed è proprio per questo che l'ho inserita in un contesto in qualche modo di denuncia, se così si può dire, in modo tale da rendere l'avvenimento in maniera abbastanza realistica.

Detto questo spero comunque che vi piaccia, fatemi sapere nei commenti.

***

Simone è sconvolto.

Pensa che quella serata la rimuoverebbe dalla sua memoria molto volentieri, così, come pensa che sia tutta colpa sua se è finito in quella spiacevole situazione.

Avrebbe semplicemente voluto cambiare aria, quell'aria che, da ormai troppo tempo, sembrava ruotare attorno ad un'unica persona, Manuel.

E lui era stufo di dover respirare sempre quella stessa aria, che per quanto fosse fresca, profumata sapeva anche assai di cancerogeno.

Ma ha fatto un errore.

Il ragazzo si limita a restare appoggiato al muro di una stradina poco abitata, anzi, praticamente deserta.

Il respiro affannato e le mani tremanti, cerca di trattenersi dal non scoppiare a piangere ancora una volta lì, in mezzo alla strada.

E anche se nessuno in quel momento può vederlo, Simone si vergogna.

Non può permettersi di essere sempre così vulnerabile, così fragile dinnanzi agli eventi della sua vita, eppure, non può fare a meno di esserlo, e questa cosa deve finire, si dice, non posso continuare a farmi sopraffare, si tormenta.

Si accascia al suolo.

Non importa se sporca i jeans nuovi, non importa se fa freddo e l'asfalto è gelido e bagnato dall'umidità della sera, non importa se qualcuno passando di lì potrebbe pensare che sia pazzo, ha bisogno di ridestarsi.

Appoggia la testa al muro sbattendola più volte contro di esso, non in maniera forte, per quanto pensi che sia uno stupido non vuole farsi male, e lo fa come se quel contatto con il cemento duro possa in qualche modo cancellare le ultime ore passate.

Deve assolutamente tornare a casa.

Inizialmente pensa che potrebbe chiamare Laura o Chicca per farsi venire a prendere, dato che ha lasciato la moto a casa, ma non se la sente di far uscire una delle due ragazze da sola di notte.

E per quanto voglia ignorare quel pensiero, sa che l'unica persona a cui potrebbe telefonare al momento e che, soprattutto, sarebbe in grado di donargli un minimo senso di sicurezza e di calma è proprio la persona che sta cercando così invano di dimenticare, di togliersi dalla testa, d'altronde è quello che ha provato a fare anche quella sera.

Con la mano ancora tremante, quella destra, data ancora la fasciatura al braccio sinistro dopo l'incidente, afferra il cellulare dalla tasca del giacchetto di pelle che indossa, che non è decisamente da lui.

Il suo piano di cambiare aria implicava anche il potersi sentire in qualche modo diverso dal solito Simone, nonostante avesse comunque imparato ad accettare sè stesso con il tempo.

SIMUEL one shotsWhere stories live. Discover now