Capitolo 24

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Spazio autore

Il nuovo finale risponderà a questa domanda: e se Damiano non avesse voluto far cambiare idea a Vic riguardo al bambino?
Non è uno di quelli che preferisco ma attendo con ansia le vostre opinioni.

P.S. Ovviamente riconoscerete la prima parte del capitolo ma qualcosa alla fine cambierà.

Si abbracciarono tra le urla del pubblico. Erano sudati, doloranti, stanchi ma con l'adrenalina ancora a palla. La prima data era sempre un difficile banco di prova ed era andata alla grande. Molto diversa dagli altri festival che avevano fatto in giro per l'Europa, nei quali si limitavano a proporre le nuove canzoni e le cover che la gente si aspettava da loro.
Quello era stato un vero concerto, con una scaletta più ampia e soprattutto con le loro prime canzoni, quelle che tutti cantavano parola per parola. Era stata una bella emozione, un bel pugno nello stomaco, come amava definirlo Damiano.
Victoria si allontanò subito, dirigendosi verso i camerini. Doveva togliersi quella cazzo di armatura il più in fretta possibile. Non era solita lamentarsi degli outfit decisi in anticipo per le performance ma quel bustino di pelle le stava rendendo la vita impossibile. Si chiuse nel bagno ed iniziò ad armeggiare con i lacci, sperando di riuscire finalmente a respirare. Sentiva il fiato corto ed il seno dolorante, strizzato nel corsetto di una taglia in meno. Thomas l'aveva anche presa in giro, notando subito che quegli abiti non la facevano sembrare piatta come al solito. Se solo avesse saputo la verità sulle sue nuove forme prorompenti, di sicuro avrebbe evitato certe battute del cazzo.
Era quasi riuscita nel suo intento, quando il trambusto dall'esterno la costrinse ad affacciarsi.
"Questa è un'area privata, non si entra senza pass!"
Era la voce burbera di Samuel, uno dei ragazzi della sicurezza, che stava bloccando l'ingresso di un intruso.
"Ma sono il rag..."
"Se non ha il pass, devo scortarla fuori!"
Victoria si rese subito conto che riconosceva quella voce timida in lontananza ed uscì dal bagno in fretta, giusto in tempo prima che il bodyguard buttasse fuori Luigi dal backstage.
"No Sam... Sami, va tutto bene. Lui è... lo conosco! È con me!" Non lo riusciva a dire, non riusciva a chiamarlo un suo amico ma nemmeno il suo ragazzo, perché in fondo l'attore non era nessuno dei due. Riconobbe i due enormi occhi celesti pieni di riconoscenza e rimase spiazzata dall'enorme mazzo di rose rosse, che portava tra le mani.
"Eccoti, Vic! Scusami... non pensavo che fosse vietato... Tieni, questi sono per te. Sei stata... beh, siete stati grandi!!"
"Grazie..." Rispose lei con evidente imbarazzo, accorgendosi solo in quel momento di non essere completamente vestita. Tentò di mascherare il rossore sulle guance, prendendo il mazzo di fiori e sperando che la coprisse abbastanza.
"La prossima volta però dagli un pass almeno per la zona vip." Rimarcò con severità Samuel prima di lasciarli soli.
"Embé! Che succede? A coso, che ce stai a fa qui dietro? Che c'è, te sta dando fastidio?"
Damiano si stava avvicinando a passo spedito. Era terribilmente su di giri come sempre dopo le esibizioni e probabilmente aveva frainteso la situazione.
Victoria decise di intervenire prima che gli animi tra i due si scaldassero troppo, perché se era vero che il cantante odiava l'attore, era vero anche il contrario. Luigi aveva sempre mal tollerato la personalità di Damiano, la sua possessività nei confronti di Vic e quel suo essere impulsivo e strafottente.
"No, no... va tutto bene. Luigi voleva solo darmi questi e Samuel non l'ha riconosciuto senza il suo pass... Colpa mia, avrei dovuto dirglielo subito..."
Voleva scomparire. Solo scomparire. Damiano era chiaramente sul piede di guerra mentre Luigi non sembrava avere intenzione di fare alcun passo indietro. Non si erano mai potuti vedere quei due, fin dai tempi in cui la ragazza si era presa una stupida cotta per l'attore e Damiano si era trovato d'improvviso scalzato dal podio del cuore di lei. Luigi non era stato solo uno stronzo, era anche uno stronzo, che godeva di una certa fama tra i teenager e che per questo si atteggiava a padrone del mondo. Ora però le parti si erano invertite, era lei quella più famosa dei due, la diva, che poteva fare di lui ciò che voleva. Ma Vic non era così, lei non aveva tattiche o strategie e soprattutto non era una mangia uomini. Damiano la vedeva lì in mezzo, in ansia e mezza svestita con quell'enorme mazzo di rose rosse, che solo a guardarlo gli faceva ribollire il sangue come ad un toro nell'arena.
"Stamme a sentí Luí, nun è che ce l'ho co' te, è che qui nun c'entra manco mí madre... Ce stanno solo i rodies e la crew... e te nun me pari proprio uno della crew. E poi anche tu, Sami, che cazzo ce state a fa voiartri de la security se un cicciobello quarsiasi co' ducento rose se presenta qui dentro senza manco l'invito?"
Vic notò distintamente le vene del collo di Luigi che si ingrossavano e il lampo nel suo sguardo trasparente. Sarebbe successo un macello se quel cretino di Damiano non la smetteva con le sue provocazioni infantili.
"Ok, mó basta, ho già chiesto scusa io per tutti..."
"No, non devi essere tu a scusarti, piccola. Sono entrato senza pensarci... le guardie mi hanno subito fermato e sei arrivata..."
Luigi cercava di essere ragionevole e accomodante ma la verità era che stava tirando acqua al suo mulino in modo subdolo. Damiano notò subito la sua mano ancorarsi alla vita della bassista e sentì salire la pressione alle stelle alla parola: piccola. A quel punto gli saltò sulla voce per impedirgli di continuare con lo show.
"Chi? È arrivata lei? Certo... perché tanto se sa che qui ce stanno delle regole ma le potemo aggirà quanno ce fà comodo, non è vero, Victò?!"
"Ora stai esagerando..." Victoria non era riuscita a rimanere zitta, lei non sopportava le ingiustizie e quello suonava molto come un abuso di potere nei suoi confronti. Chi era lui per farle una simile scenata e metterla in imbarazzo davanti a tutti?
Gli pose una mano sul petto, forse per calmarlo o solo per mettersi in mezzo tra i due uomini e quel gesto lo fece incazzare ancora di più.
"Ah io... io starei esagerando...? Io??"
"Ora basta. Scusaci Lu, aspettami di là, esco tra un attimo..." A quel punto afferrò la mano del cantante e lo trascinò dentro al camerino, dal quale era appena uscita.
"Ma che cazzo de piazzata me stai a fa? Pe' dú fiori?? E che dovrei dire io che ve state sempre a portà appresso le fidanzate vostre anche ar cesso?"
Ora era arrabbiata e Damiano sembrava quasi sorpreso di quel confronto così inaspettato.
"Sbagliato. Nel backstage ci entrano gli addetti ai lavori, quelli coperti dall'assicurazione... o devo ricordartelo io? Se succede qualcosa qui dentro, siamo noi i responsabili... Ma tu non ci pensi perché sei la solita bambina de merda, che pensa che tutto il mondo giri intorno a lei!"
Era meschino da parte sua, Damiano si rese conto subito di avere esagerato ma lo faceva in continuazione con Vic, non riusciva a trattenersi.
"Non sai manco che stai a dì. Il fatto è che non lo sopporti. Non ti va giù Luigi, è più forte di te. Te rode er culo che si sia presentato qui co' i fiori mentre tu non hai mai fatto un cazzo de niente per me. Nun c'hai mai avuto le palle de fare un gesto carino pe' non fatte sgamà, questa è la verità."
Vic gli diede le spalle e abbandonò i fiori sul tavolo tra i trucchi ed i collari di pelle e borchie. Damiano rimase leggermente scosso, non si aspettava quell'affondo, così come non si aspettava di trovarsela lì davanti così svestita e terribilmente sexy.
"Quindi è per questo? L'hai chiamato solo per farmi ingelosire? Perché ti vuoi vendicare di me?? Guarda che sei stata tu a chiudere, sei stata tu a mandarmi a fanculo per la milionesima volta..."
"E te sorprendi pure? Non doveva nemmeno succedere, cazzo!!"
"E invece è successo, guarda un po'... è successo e risuccesso e risuccesso di nuovo!" La stava fronteggiando con tutta la strafottenza del quale era capace.
"Tanto lo sappiamo già come andrà... com'è sempre andata tra me e te. Tu continuerai a farti i cazzi tuoi e sbroccherai quando io cercherò di fare altrettanto! Lo fai sempre, da anni... Perché mi odi così tanto??"
Già, perché? Perché la odiava se l'amava anche così tanto? Perché non poteva essere sua, ecco perché. Glielo aveva detto anche Leo. Perché non la lasciava andare avanti con la sua vita se tanto non aveva intenzione di fare nulla per dimostrarle che l'amava, se non trattarla come se fosse l'ultima delle stronze? Ora il suo tono non era più quello dell'uomo geloso e ferito, pronto ad azzannarsi con il proprio rivale.
"Victò, basta con 'sta storia! Te piace insinuà che sia colpa mia che non chiudo co' Giulia ma la verità è che sei tu che scappi in continuazione. Tu non hai mai voluto che chiudessi con lei perché c'hai una paura fottuta de impegnatte sur serio..."
"Come sei bravo a rigirare la frittata..."
Lo accusò lei, ben sapendo che non aveva tutti i torti.
"Bene, allora dimmelo. Dimmi che vuoi che chiuda con lei, forza!" La provocò a quel punto.
"Non devo essere io a dirtelo."
"No, infatti. Perché non lo farai mai, perché tu vuoi essere libera... vuoi stare con Joy, con Luigi, con chi cazzo te pare tranne che co' me... E lo sai perché? Perché c'hai troppa paura de legarte a quarcuno che ami, c'hai troppa paura che te abbandoni, che se ne vada perché non lo vói affrontà... e questo lo sai te e lo so pur'io anche se guai a chi ne parla..."
"Non ci provare... Nun t'azzardà!" Lo aggredì offesa. Era un tasto sensibile, il più sensibile per una persona, che come lei aveva vissuto sulla propria pelle il più grande dei lutti.
"Lo dovremo affrontare prima o poi!"
"Affrontare cosa?? Che mi vuoi dare la colpa anche de questo?"
"Non ti do la colpa, penso che tu debba superare questo blocco per capire ciò che provi veramente..."
"Ah... io lo devo capire? E tu, che mi continui a dire da mesi che sei in crisi con Giulia e invece mò te sei trasferito co' lei, cosa affronti esattamente? Pensi che non influisca questo sul mio blocco, come lo chiami tu? Le vostre litigate... Le sue incursioni in studio? Tutte le volte che cerca di strumentalizzare la vostra relazione, fingendo di volerla nascondere?"
Era la prima volta che Victoria ci andava giù così pesante, in tanti mesi non si era mai permessa di dire una sola parola sulla ragazza ma ormai non riusciva più a trattenersi. Vedeva tutta l'ipocrisia di quella situazione e per un attimo pensò che fosse un bene che quei due stessero insieme, ben lontani da lei.
"Ma che cazzo stai a dí? Tu manco la conosci a Giulia! Pensi che se diverta a stà sempre sola in casa? E poi sta a passà un brutto periodo, lo sai..."
Per un attimo la vista di Victoria si offuscò tanta era la collera. Davvero?? Davvero le stava di nuovo tirando fuori quella stupida scusa? Erano anni che lo sapeva, anni che i suoi sentimenti venivano messi in secondo piano rispetto ai problemi di Giulia, problemi di salute fisica e mentale, problemi di famiglia e di lavoro, problemi con gli haters e con gli stalker... qualsiasi tipo di problema era più importante di lei. Ma ora come poteva rimanere zitta? Ora che sapeva ciò che sapeva e che tacere diventava sempre più difficile. Sentiva che stava tremando in maniera incontrollata e anche la sua voce non risultava ferma come avrebbe voluto. Non le era mai capitato di essere così infuriata, così fuori controllo, lei che sapeva sempre razionalizzare le proprie emozioni alla perfezione.
"Secondo te non lo so? Come faccio a non saperlo?? Povera Giú de qua, povera de là... La nostra povera piccola ha l'ansia ha sempre bisogno di te!!"
"Ehi... non..." L'uomo tentò di protestare, sorpreso da quel chiaro riferimento al testo di una loro famosa canzone, dedicata proprio alla fidanzata.
Victoria continuò, saltandogli sulla voce senza dargli modo di parlare.
"... Però non era tanto povera quanno me scopavi in giro pe' l'Europa. Povera Giulia, se sapesse quanto pòi esse stronzo ed ipocrita quando vuoi!!"
Damiano era visibilmente colpito dalla sua foga ma anche da quella accusa ridicola da parte sua.
"Scusa ma tu invece? Tu che fai tanto la santarellina, dov'eri in questi mesi? Tu che facevi tanto quella aperta ma che hai sempre preferito raccontare un sacco di cazzate a tutti, piuttosto di far sapere cosa c'era tra noi... Eppure ti facevo comodo quando non eri soddisfatta con Joy. Ma adesso che quel pezzo de merda è tornato a sbatterti come si deve, me dai il benservito e tanti saluti... Complimenti!"
Era stato più aggressivo di quanto avrebbe voluto. Le aveva appena dato della puttana? Mai si era permesso di usare certi toni con una donna ma con Vic spesso la confidenza era tale, che non riusciva a misurare le parole.
In quel momento si aspettava che lei gli mettesse le mani addosso e forse pensava anche di meritarlo ma a sorpresa la ragazza fece un passo indietro, come se avesse paura di lui. La vide ricacciare indietro le lacrime con una smorfia carica di sdegno.
"Ma chi sei?? Chi cazzo sei diventato? Io non ti riconosco... Ok, vuoi che dica che hai ragione tu? Che mi sei servito solo per fare un bel giro in giostra e che adesso non ne ho più bisogno? O magari che va bene così? Dai, continuiamo ad usarci a vicenda ogni tanto perché a te non si può mai dire di no! E allora sì... continuiamo a mentire a Giulia, perché tu la ami troppo per lasciarla da sola con i suoi problemi. A volte penso che sia stato tu ad usarmi perché avevi bisogno di uno sfogo. Dimmi, non ti è mai passato per l'anticamera del cervello che non c'è solo lei? Che forse non è l'unica ad avere dei problemi qui dentro?"
"Dai, dimmeli questi problemi allora..."
La provocò guardandola con sufficienza. Voleva solo che parlasse, che dicesse che ci teneva a lui e che soffriva per la fine della loro storia ma Victoria non riusciva nemmeno più a guardarlo in faccia. La vide fermarsi a pensare, esitando come se non sapesse se parlare o andarsene. Doveva dirglielo. Doveva farlo solo per zittirlo e vederlo crollare. Aprì la bocca per parlare ma qualcosa di nuovo la frenò e questo lo mandò in bestia ancora di più.
"E smòllate ogni tanto, Victò. Dille le cose... dille cazzo!!"
Si riferiva chiaramente a quel pudore così ben radicato in lei che non le permetteva di aprirsi con nessuno, lo stesso che non le aveva mai permesso di dirgli che lo amava. Che lo ammettesse una buona volta!! Che lo dicesse che era gelosa, che teneva a lui, che in fondo scappare non era servito a un cazzo!
E invece non lo disse.
"Sono incinta."
La sua voce era appena udibile, lo guardò negli occhi solo per un istante prima di fare un istintivo passo indietro, spaventata dalle sue stesse parole.
"Cosa...?" Damiano fece a sua volta un passo avanti, convinto di non aver capito bene.
"Aspetto un bambino!" Questa volta lo disse con rabbia, urlandogli in faccia la verità che lui tanto le aveva chiesto.
L'uomo ebbe un attimo di sbandamento, come se quel grido avesse causato una corrente d'aria fortissima, un terremoto pronto a fargli franare il terreno da sotto i piedi.
"Che cosa...?" Mormorò ancora ma questa volta non aveva alcun bisogno che lei lo ripetesse.
La vide alzare gli occhi al cielo ed allontanarsi verso il bagno alle sue spalle. La seguì d'istinto, cercando di fare chiarezza nel rombo assordante dei suoi pensieri.
"Ehi... che significa? È... è suo? È di Luigi?!"
Victoria si voltò, fermandosi sulla porta e lo guardò con sufficienza, come se fosse l'essere più stupido al mondo.
"Sì... sì, guarda è suo, ok?! Famo che sia suo così magari te senti mejio!" Non poteva credere che il suo primo pensiero fosse quello di scaricare la responsabilità su un altro uomo.
A quel punto però Damiano la bloccò, afferrandola per un braccio prima che potesse rinchiudersi lì dentro, tagliandolo fuori come faceva sempre.
"Non può essere... non può essere mio, semo stati attenti!"
"Beh, non abbastanza!" L'ombra di un sorriso ironico le sfuggì dalle labbra e lui si sentì un perfetto coglione. Si guardò intorno con il terrore che qualcuno potesse entrare nel camerino, quindi la spinse all'interno del bagno con la forza e si richiuse la porta alle spalle.
"Ma che cazzo fai?" Sbottò lei, divincolandosi.
"Scusa..." Le lasciò il braccio, che le stava ancora stringendo e la guardò come se la vedesse per la prima volta in quel preciso istante. "Io... dai, non po' esse! E quando...? Da quanto lo sai?"
Avrebbe voluto mettere insieme più frasi di senso compiuto ma in quel momento gli venivano solo parole a caso.
Vic gli rispose con un'alzata di spalle.
"Che cazzo significa? Sei sicura almeno?? Vojo dì... possono esserci mille motivi per un ritardo, no?! Lo stress, i viaggi... gli ormoni... magari è l'alimentazione, non stai a magnà 'n cazzo ultimamente è nun dì che nun è vero! E poi lo hai fatto un test almeno?" Lo stava facendo diventare matto.
Lei lo ricambiò con un'espressione esasperata. Sapeva che non avrebbe reagito bene a quella notizia ma ora si pentiva anche solo di aver aperto bocca.
"Ne ho fatti otto di test, ok?! Otto!! E ad ogni risultato positivo mi sono sentita morire."
"Non è possibile..." Continuava a ripetere lui, ancora sotto shock. Per quanto si sforzasse non riusciva ad elaborare quella notizia, non poteva farlo.
A quel punto Vic perse la pazienza e lo obbligò ad alzare lo sguardo.
"Ascolta Damià, de che cosa me stai a incolpà esattamente? Pensi che te voja incastrà? Che l'abbia fatto apposta? Lo sai anche te che non semo stati attenti a Parigi o... a Mosca... e mille altre volte."
Cazzo. Aveva ragione... aveva maledettamente ragione. L'uomo soffocò un'imprecazione. Era incazzato nero con lei e soprattutto con se stesso. Lui non era uno che faceva quel genere di cazzate. Era sempre stato molto attento con tutte fin da quando era un ragazzino. Come aveva potuto abbassare la guardia a quel modo e poi proprio con lei?
"E mò? Cazzo, adesso? Non possiamo... cioè... no, non po' succede 'na cosa così... Lo sa quarcuno? A chi l'hai detto?"
Il panico si stava impossessando di lui man mano che l'enormità di quella notizia si sedimentava nella sua testa.
"A chi vuoi che l'abbia detto?? A nessuno! Nessuno lo deve sapé... avrei fatto mejo a non dirlo manco a te!"
Damiano si risentì come previsto.
"E che volevi fà? Volevi abortì senza dirme 'n cazzo? Victò, che te dice la testa? Hai almeno visto un medico?"
"Come secondo te? Come? Semo in tournée, nun posso manco mette er naso fòri senza 'n bodyguard attaccato ar culo!"
Victoria ricominciò ad armeggiare con il corsetto rimasto incastrato poco prima e lui decise di andarle in aiuto.
"Daje, girate che te lo levo..." Era una situazione abbastanza surreale, fino a pochi istanti prima quel gesto sarebbe stato il preludio di una sessione di sesso selvaggio nei camerini, il loro preferito.
Dopo qualche tentativo abbastanza maldestro, finalmente quella gabbia infernale la lasciò libera e nuda davanti a lui. Di nuovo la vide coprirsi con le mani e si sentì un verme. Le aprì la porta del bagno perché recuperasse una delle giacche abbandonate lì sul divanetto e la osservò per qualche istante, iniziando finalmente a fare ordine.
Era stato un coglione. Un vero coglione. Non solo aveva rischiato ma lo aveva fatto con la persona più sbagliata al mondo, l'unica dalla quale doveva stare lontano. Era colpa di entrambi, questo era certo ma adesso era lui quello a sentirsi in difetto. Vic non stava bene da giorni ormai, da quel pomeriggio in saletta, quando si era sentita male per un sorso di birra. Aveva dato la colpa alla serata precedente, al cibo, ad un virus intestinale e invece gli stava solo nascondendo la verità. Forse se non l'avesse costretta a parlare, avrebbe continuato a mentirgli.
Vic si sedette sul divanetto, la giacca stretta a coprirla come se fosse chiusa in un bozzolo. Damiano avrebbe voluto avvicinarsi ma non ci riusciva.
"Che pensi di fare? Non... vojo dì, nun pòi pensà de tenerlo!"
Vic si aprì in un sorriso dei suoi, buttando indietro i capelli ancora sudati dal live.
"Ma certo! Io non posso!!" Era così ovvio che riguardasse solo lei.
"E che dovemo fà? Un fijo? Ma tu lo sai cosa significa un figlio alla nostra età?... A qualsiasi età, cazzo!! E mò chi jelo dice a Fabri... ai ragazzi? Jelo dici te che la promozione in America mò salta perché emo fatto 'na cazzata come dù adolescenti? Se parla de roba grossa, Victò! Stamo a fà un volo de quelli che non capitano mai... E poi tu non potresti manco sonà..."
"E perché??"
Che testa di cazzo che era quando ci si metteva.
"Come perché? Perché no, perché è pericoloso... perché un concerto è faticoso e la gente te tocca, te spigne e nun c'hanno manco la mascherina... e poi i viaggi, gli aerei... dovremmo annullare tutto. E poi? Ar principe tuo nun c'hai pensato? E a Joy? Siete tanto libere ma credi che sarà contenta?"
"È inutile che ce giramo intorno. Nun te ne frega 'n cazzo de Luigi o de Joy. Te pensi solo a Giulia..."
"Sì, ce penso! Le cose stanno a mijiorà dopo secoli tra di noi... avemo appena firmato pe' la casa e cosa dovrei dirle?"
Vic si alzò di scatto e si allontanò di nuovo, sistemando le sue cose sparse in giro, all'interno di un piccolo borsone nero, che i ragazzi avrebbero caricato nel van insieme agli strumenti.
"Niente Damià. Non dirle niente! È assurdo... Te manco la ami a questa!"
"E chi te lo dice?"
"Tu!! Ogni fottuto giorno! Sei tu che me lo fai capire. Te piace fà la parte der ragazzo perfetto, che combatte le battaglie perfette e dice le cose perfette ma è questo che sei... Ed io sò stata 'na stupida, stupida a fidamme! E dire che l'ho sempre saputo che eri così... perché credi che non sia mai successo niente tra di noi?"
"Perché m'hai friendzonato fin dar primo istante?" Disse lui con ovvietà. Ed era così, Vic non gli aveva mai dato modo di provarci se non per scherzo. Non l'aveva mai preso sul serio e questo lo aveva fatto diventare matto.
"Perché te eri inaffidabile. Perché nun te sò mai piaciuta pe' davvero!"
"Che cazzata! Te la sei tirata così tanto che me sò dovuto vortà da n'artra parte."
"Avrei fatto mejio a tirarmela de più!" Vic era a pochi passi da lui ora e lo stava odiando così tanto per quell'atteggiamento. Non la stava aiutando, la stava solo accusando, facendola sentire peggio.
"Sì... forse sì! Forse avremmo fatto mejo a seguì le regole, ce saremmo risparmiati tutto 'sto bordello."
"Oh guarda me spiace... Me dispiace tanto d'esse io! Me dispiace d'esse finita in mezzo alla vostra storia da favola. Se fosse suo... se fosse de Giulia forse tutto sarebbe perfetto!" Non avrebbe voluto umiliarsi a quel modo ma la rabbia era così tanta che non riusciva a frenare le parole.
Damiano ne rimase particolarmente colpito, forse perché erano le parole di una donna ferita e non aveva mai visto Vic sotto quella luce. Cercò di calmarsi e di abbassare i toni.
"Ma che cazzo dici?? Non sarebbe perfetto comunque. Ma lo vòi capí che non è pe' lei o pe' quell'altro? Che stamo a mannà a puttane anni e anni de lavoro? Pagamo gente, Victò... ce stà tutto un mondo dietro alla band... mò come jelo spieghi?"
"Non lo so!!!" Concluse lei ormai esausta è con le lacrime agli occhi. Erano settimane che non faceva altro che pensarci. Come faceva a decidere una cosa del genere senza rimorsi?
"E se io lo volessi?? Tu la fai tanto facile, tanto a te che te frega? Ma se io lo desiderassi invece? Se non me la sentissi di abortire?" Lo fronteggiò, voleva sfidarlo. Non aveva mai realmente pensato di poter portare a termine quella gravidanza ma l'atteggiamento dell'uomo la faceva andare su tutte le furie ed era nel suo dna ribellarsi alle imposizioni.
In quel preciso istante Damiano ebbe come un flash. Un lampo fugace e passeggero, che gli riportò alla mente il ritornello di una delle loro canzoni preferite.
"I'm having your baby, it's none of your business..."
A ben pensarci quel testo gli aveva sempre ricordato un po' Vic e se non fosse stato così teso, magari gli sarebbe venuto anche da ridere per la coincidenza. Ma no, non ora che se la stava letteralmente facendo sotto.
"Non puoi pensarlo davvero, Victò!?"
"Perché non posso? Per la carriera? Per te? Credimi, l'ho sempre saputo che non ci saresti stato!" Era più vicina ed era cattiva mentre pronunciava quelle parole.
Damiano si sentiva minacciato come se lo sovrastasse in altezza pur essendo almeno venti centimetri più bassa di lui. Era davvero così inadeguato come voleva farlo passare lei? Non era solo ragionevole? Si sentiva in trappola, come schiacciato dalla volontà della persona alla quale teneva di più al mondo ma che ora sembrava la sua nemica numero uno.
"Non è questione di esserci o no. È che abbiamo commesso un errore... e questo lo sai anche tu..."
"E chi lo deve sistemare questo errore??"
"Sei ingiusta ora... Vòi che venga co' te?"
Che modo stupido di rimediare.
Victoria lo guardò quasi con compassione. Ora era lei quella a non riconoscerlo. Non si aspettava di certo che si buttasse ai suoi piedi, dicendole di amarla alla follia ma nemmeno che si mostrasse così freddo e distaccato.
"Lo sai che non lo farai! Non puoi!! Non possiamo manco uscì da soli pe'strada!!"
"E chi l'ha voluta questa cosa? Chi l'ha iniziata?? Tu hai voluto mette 'n sacco de paletti e mò semo intrappolati in 'sta situazione de merda!"
"Immagino sia colpa mia anche questo, vero? Aspetta n'attimo, vediamo se me ricordo bene: te te metti co' una, la nascondi flirtando co' me per anni, poi 'n bel giorno decidi de dichiararlo ar mondo intero, che a quel punto me bolla come l'altra... ma no, non contento decidi de venì a letto co' me perché sai, tra noi ce sta 'sta cosa e come fà ad esse sbajata? E adesso ovviamente è tutta colpa mia, sono io la zoccola che s'è fatta fregare dar figo der quartiere... beh, geniale! Come ho fatto ad essere così stupida?? Come? Ma tu... tu pensi che mi faccia piacere? Che in questi giorni io sia stata felice? Hai la più vaga idea di come cazzo mi sono sentita? Ho cercato di negarlo perfino a me stessa per settimane! Nun ce volevo crede... E poi vedere te, gli altri... vedere Giulia, ovunque!! E nascondere tutto: la nausea ventiquattrore su ventiquattro, il mal di schiena e il senso de colpa ancora più forte? E hai idea di come mi senta al pensiero di... no guarda, lascia perde... la risolvo da sola..."
Gli diede le spalle, dichiarando chiusa quella discussione inutile e senza senso e lui la seguì.
"Ma me dici perché devi sempre esse così stronza, Victò? Nun potemo solo parlarne come dù persone adulte?"
Damiano odiava quando lei faceva così quando si chiudeva senza dargli modo di spiegarsi. Odiava che gli mettesse in bocca cose che non solo non aveva mai detto ma nemmeno pensato.
"Ne abbiamo già parlato e sei stato chiarissimo, credimi..."
"Ma che cazzo volevi che te dicessi? Sì Victò, che bella notizia... famo un fijo e sposamoce? Ma tu? Tu poi lo vorresti davvero un figlio da me? O è una delle tue prese di posizione da wonderwoman der cazzo!"
Victoria si girò di scatto, avvicinandosi pericolosamente a lui. Era uno dei loro momenti terribili: una discesa vertiginosa nella montagna russa che era il loro rapporto, quando tutta la passione si trasformava in qualcosa di potente e distruttivo.
Damiano vide le scintille negli occhi diventati di colpo grigi e cupi come un mare in tempesta.
"No. Io nun lo vojo un fijo da te. Io non voglio niente da te... Niente!!" La sentiva tremare di rabbia, nonostante i loro corpi non si toccassero nemmeno. Era così potente in quel momento il loro amore e anche il loro odio. "Torna da lei come hai sempre fatto... torna nella tua casa nuova con la tua donna perfetta, la tua famiglia perfetta e lasci e perde 'na bona volta!"
"Eddai... nun fà cazzate..." Damiano non voleva che finisse così. La conosceva, sapeva che quando era sconvolta non ragionava. La toccò per fermarla prima che prendesse e uscisse dalla stanza e fu come se un'onda d'urto lo colpisse in pieno petto. Doveva averla avvertita anche Vic perché lo allontanò con decisione.
"Non toccarmi mai più, mi hai capito bene?" L'uomo si scostò come se lo avesse appena schiaffeggiato e lei continuò, sibilandogli contro tutto il suo risentimento. "D'ora in poi saremo solo colleghi... prove, performance, foto, interviste... tutto qui. Intesi?"
Ecco, quello no. Quello Damiano non se lo aspettava. Sembrava così ferita e vulnerabile da farlo sentire male e per un attimo riconobbe il ben noto istinto di protezione, che si faceva largo in lui.
"Vic, Mò stai a esagerà... Lo so che sei sconvolta..."
Ora si era addolcito ma lei no. Lei aveva il terrore che lui si avvicinasse troppo per paura di scoppiare, si sentiva quasi un pezzo di vetro, sull'orlo di disintegrarsi in mille schegge impazzite.
"No. Non sono sconvolta. Sono incazzata... sono così... ah!!" Si sarebbe staccata la testa da sola se avesse potuto. Si sentiva in trappola dentro se stessa.
Si allontanò di nuovo, recuperando la borsa pronta per andarsene senza nemmeno struccarsi. Sapeva che i ragazzi della crew li stavano aspettando ma ormai erano abituati alle loro lunghe riunioni in camerino. Probabilmente tutti stavano pensando che stessero facendo altro lì dentro.
Damiano la seguì senza darsi per vinto.
"Ascolta n'attimo, annamo in hotel e ne parlamo co' più calma, ok? Magari dovremmo dirlo agli altri..." Damiano stava cercando di ragionare, di superare lo shock iniziale per valutare tutte le soluzioni possibili. In fondo lo sapeva che Vic non era una stronza, che non aveva cercato di incastrarlo e che stava vivendo un momento molto delicato. La osservava lì davanti, così pallida e dimagrita, con quella giacca enorme a nascondere il loro segreto.
Lei lo ricambiò con uno sguardo severo, impassibile, lontano. Ormai aveva deciso.
"No, tu non hai capito. È finita, Damià. Non c'è più niente da dire."
La vide uscire dal camerino, lasciando la porta spalancata, come se lui non meritasse nemmeno quel minino di intimità per elaborare tutto ciò che era appena accaduto. Non l'aveva mai vista così decisa, così ferita e sapeva che aveva mandato a puttane tutto quanto.
"Ehi piccola, va tutto bene?"
La voce di Luigi nel corridoio lo colse di sorpresa. Si era completamente dimenticato di lui, che doveva aver sentito le loro grida dal corridoio.
"Sì, annamosene via!" Disse la ragazza, ancora visibilmente sconvolta dal loro confronto.
Damiano rimase fermo con lo sguardo fisso su quei fiori, che troneggiavano ancora abbandonati lì sul tavolo davanti a lui. Vic non li aveva degnati di uno sguardo, se n'era andata e lui sapeva che non sarebbe mai più tornata da lui.





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