Spazio autore
Ribadisco che ogni cosa descritta è solo frutto della mia immaginazione. I pochi riferimenti servono solo come spunto per la storia, che è pura fiction e non vuole offendere o urtare la sensibilità di nessuno. Mai come in questo momento mi sembra doveroso metterlo in chiaro anche se mi pare ovvio. In qualsiasi momento sarò disposta a modificare o cancellare qualsiasi capitolo o anche l'intera storia.
Buona letturaLa voce dello steward richiamò la sua attenzione, così come la luce che indicava di allacciare di nuovo le cinture. C’era una discreta turbolenza su quella tratta ma lui non aveva paura, ci era vissuto sugli aerei.
Lanciò un’occhiata verso il lato opposto, Thomas stava svegliando Vic, la quale dormiva beata con la testa appoggiata alla tendina del finestrino.
Solitamente era lui quello seduto accanto alla ragazza, la spalla sulla quale si appoggiava per sentirsi sicura e lasciarsi andare. Era lui quello che si lamentava per la sua testa pesante, accusandola scherzosamente di russare o sbavare nel sonno. Era lui, che le teneva la mano quando lei aveva paura dei vuoti d’aria o sentiva crescere il panico e la claustrofobia. Ma quel giorno no, erano lontani come non mai e lui si sentiva perso, messo in castigo in un angolo e non sapeva nemmeno bene il perché.
Si erano rivisti nella hall dell’albergo, ormai pronti per partire. Lei era di nuovo lucida, nonostante la cera terribile e i profondi solchi viola sotto gli occhi spenti.
Damiano aveva tentato di avvicinarla, era evidente che non si sentisse bene e voleva a tutti i costi parlarle, sapere almeno perché se n’era andata e aveva ignorato le sue chiamate. Vic però si era mostrata fredda e distante, lo aveva evitato apertamente, nascondendosi dietro ad Ethan o rimanendo con lo sguardo fisso sul proprio telefono.
Che diavolo stava cercando di fare?
Erano saliti sulla stessa auto senza dire nulla per tutto il tragitto e, solo una volta arrivati in aeroporto, l’uomo era riuscito ad avvicinarla con una scusa, accanto al bancone del bar.
“Tu non prendi niente?”
Le chiese, evitando di guardarla mentre si portava il bicchierino del caffè alle labbra.
“No grazie, non mi va…” Ovvio. Non ricordava l’ultima volta che l’aveva vista mangiare in sua presenza.
“Dovresti almeno bere… prendere qualcosa che ti tiri un po’ su…”
Vic sbuffò e fece l’atto di allontanarsi ma lui la precedette, fermandola con l’ennesima domanda. Non ci avrebbe più girato intorno.
“Perché te ne sei andata stamattina?”
“Non volevo svegliarti…” Rispose lei a mezza voce in quel suo solito modo evasivo.
“Che cazzo significa che nun me volevi svejà?” Vic si limitò a scuotere leggermente la testa, sistemandosi la borsa sulla spalla con impazienza per evitare il suo sguardo. “Cos’è, te sei sentita male di nuovo?”
“No Damià, annamosene daji altri, daje…”
Stava mentendo e non era nemmeno brava a farlo ora che l’odore del caffè le faceva salire di nuovo la nausea.
Damiano se ne accorse, ormai la conosceva come le sue tasche. La seguì fuori dal bar, verso il gruppo degli amici, che li precedevano di pochi passi.
“Vic, dovemo fa quarcosa, se vede che nun stai bene! Hai provato co’ deji integratori?? Te stai a disidratà…”
“È nausea…È normale…” Bisbigliò lei, attenta a non farsi sentire.
“Non lo è per niente! Nun te reggi in piedi… dovresti vedè quarcuno… un dottore…”
A quel punto lei si fermò, lanciando occhiate preoccupate verso gli amici.
“E infatti lo vedrò non appena torneremo.” Era scocciata, come se lo avesse ripetuto all’infinito.“Ascoltami, basta così. Scusa per stanotte, lo so che ho esagerato! Ero ubriaca ma adesso va tutto bene.”
“Come fai a dì che va tutto bene?"
Protestò lui con la sua espressione più incredula dipinta sul volto.
“Perché è così! Mannaggia a me e a quando ho deciso de parlà! Mò partimo e non ne parlamo mai più, ok?!”
Si mosse di nuovo ma Damiano sembrava intenzionato a volerle bloccare il passo.
“E stanotte? Non ti ricordi cosa mi hai detto stanotte?"
“No, ero sbronza… cosa vuoi che abbia detto?!”
“Che non vuoi farlo! Che nun vòi abortì sur serio!”
“Shhh… ma che cazzo te urli? Sei scemo??” Vic lo colpì sul petto, guardandosi intorno con angoscia.
“Perché, non è vero?”
“No, non è vero. Non è cambiato nulla da ieri. Ce semo già detti tutto, il discorso è chiuso. Ed ora vedi de stamme lontano!”
E lui le era stato lontano. Ferito, infuriato, rifiutato. Le stava lontano anche ora, su quel maledetto volo che sembrava non finire mai.
La vide destarsi con gli occhi gonfi ed assonnati per la difficile notte appena trascorsa. Vic si guardò intorno senza capire ciò che stava succedendo, fino a che un nuovo scrollone non la fece sbiancare ancora di più.
Damiano avrebbe voluto alzarsi immediatamente e raggiungerla ma sapeva che non poteva più farlo, perché lei non lo avrebbe permesso.
Victoria si allacciò la cintura con le mani che le tremavano leggermente e fece un profondo respiro per calmarsi, mentre Thomas cercava di distrarla con qualcuna delle sue pessime battute. Il cantante la osservò rispondere con un sorriso tirato ed alzare la tendina per spingere lo sguardo fuori dal finestrino. Era tesa, nonostante cercasse disperatamente di non mostrarlo. La vide portare le mani sulla cintura per stringerla appena e posarle poi sul proprio ventre, nascosto dalla giacca di velluto blu scuro. Era un gesto assolutamente involontario, questo Damiano lo capiva ma allo stesso tempo era così potente da scatenargli una serie infinita di emozioni. Era dolcezza e protezione, era la preoccupazione di una madre.
A quel punto fu attirato dallo sguardo fugace della ragazza, che doveva aver intercettato il suo ed ora aveva allontanato velocemente le mani, come se sentisse di essere stata scoperta a fare qualcosa di illegale.
Si sentì stranamente mortificato per quella invasione nella sua privacy. Distolse a sua volta l’attenzione, concentrandosi sulle battute del film davanti a lui.
Era tutto così sbagliato: il loro rapporto ormai alla deriva e quella sensazione che gli attanagliava il cuore. Vic lo odiava per come si era comportato e probabilmente anche lui odiava lei per lo stesso motivo ma non riusciva a rimanere arrabbiato, non riusciva a smettere di pensare alle sue parole. Si erano lasciati così male quella mattina e lui non aveva ancora avuto occasione di parlarle davvero ma in fondo sapeva che prima o poi avrebbe dovuto farlo.
L’ennesimo scossone provocò un vero e proprio boato tra i passeggeri. Vic stringeva forte la mano di Thomas ora, quasi a volerla staccare ma guardava lui, Damiano, i loro sguardi erano fissi, legati da una forza invisibile, perché la paura non aveva orgoglio ed entrambi sapevano che avrebbero dovuto affrontarla insieme.
L’uomo cercò di infonderle sicurezza senza mai staccare gli occhi da quelli di lei ma si sentiva bloccato lì, lontano e impotente.
Furono istanti infiniti, poi finalmente la spia dell’emergenza si spense e tutti poterono tornare a godersi il viaggio in tranquillità. Tutti ma non lui, che non riusciva a smettere di pensarci.
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Amandoti 5 (What if...?)
Fiksi PenggemarEcco un nuovo finale. Le regole le riscrivo ogni volta così per non confondere. Questo non è altro che uno dei tanti finali alternativi per la prima ff (Amandoti). La parte iniziale riprenderà il capitolo, al quale si lega per il nuovo svolgersi del...