Capitolo 30 - Contrasto

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È una sera di fine luglio. Dopo cena Eleonora raggiunge il marito in soggiorno. Si è fatta una doccia e si è messa in pigiama, ma non sembra intenzionata ad andare a dormire. Giuseppe è seduto in poltrona, intento a leggere mordicchiandosi le labbra.

Eleonora si avvicina e gli si siede in grembo.

"Scusa? Ma sto leggendo!", ride Giuseppe.

"Ah, scusa, non me n'ero accorta". Eleonora scivola un po' all'indietro in modo da far combaciare il suo fondoschiena al basso ventre di Giuseppe e si muove leggermente.

"Perdonami, abbiamo un divano che sembra una piazza d'armi e un'altra poltrona, proprio qui ti devi sedere?"

"Vabbè, se proprio ti do fastidio..."

Lui la stringe per la vita, attirandola ancora di più sopra di sé. "Andiamo di là, va', che stiamo più comodi".


Le mani di Giuseppe sono ben ferme sulle natiche di Eleonora, seduta sopra di lui, ferme ma senza stringere, accompagnano il movimento ondulatorio del suo bacino come le mani di un giocatore di pallacanestro accompagnano la palla durante i palleggi, senza quasi staccarsi.

Eleonora si china per raggiungere quel punto del corpo del marito che le piace stuzzicare, dove il collo si congiunge alla spalla, e inizia a solleticarlo con baci e piccoli morsi.

"Ahia Eleonora, fai piano!"

"Scusa". Eleonora riprende la sua opera continuando a muoversi sopra di lui.

"Eleonora, mi fai male cazzo!"

Si ferma a guardarlo negli occhi, il fiato corto. "Se non ti andava bastava dirlo, senza fare tutta 'sta scena", e si sfila da lui, alzandosi dal letto.

"Eleonora, che cazzo stai facendo, torna qua".

Eleonora, nel frattempo, entra in bagno per darsi una lavata, dove la raggiunge Giuseppe, furente e ancora nudo.

"Mi spieghi che cazzo hai? Tornatene a letto e finiamo quello che stavamo facendo".

"Che cazzo ho io? Che cazzo hai tu! Se ti dà così fastidio che ti tocchi, guarda non c'è problema, non ti tocco proprio! O se c'è qualcun'altra che ti tocca meglio di me, vai a farti toccare da lei!"

"Ma che cazzo stai dicendo Eleonora, che cazzo stai dicendo! Ma di quale altra vai cianciando, cristo santo, ma ti ascolti? Ho solo detto che mi hai fatto male quando mi hai morso, non toccato".

"Intanto abbassa la voce che svegli il bambino, e poi com'è che le altre volte non ti lamentavi, eh?"

"Non so, forse perché stringevi i denti un po' meno, che dici?"

Eleonora si infila una maglietta e si dirige in cucina.

"Senti, non essere melodrammatico che se ti sentono sembra che ti stia seviziando, eh. Io non faccio tutto 'sto casino quando mi lasci i segni sul culo, cioè sempre. Se non ti va di fare sesso, dillo prima, non succede mica niente, ma non fare la cazzo di vittima".

"Eleonora, guarda, piantala e torna in camera, perché quanto è vero Iddio se non la smetti ti sbatto sul tavolo e poi vediamo se mi dici che ti faccio male!"

Eleonora lo guarda sfrontata. "Ma vai a cagare, va'". Non riesce a finire la frase perché Giuseppe si è già impossessato della sua bocca che esplora senza sosta con la lingua, mentre le dita compiono gli stessi funambolismi, ma fra le sue gambe.

"Sei uno stronzo", cerca di dire Eleonora staccandosi un momento per prendere fiato.

"Altrettanto", è la risposta del Presidente mentre fa sedere la moglie sul tavolo prendendola per i fianchi e immergendo il viso nella sua intimità. E su quel tavolo la fa venire, per poi rigirarla come un pupazzo, penetrarla e spingere sempre più forte mordendole la schiena e le spalle.

Dopo la notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora