Capitolo 31

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Ascolto gli scalini cigolare, mano a mano che il mio piede posa sul legno, avanzando verso l'unica conseguenza delle mie azioni che mai avrei immaginato.

Continuo ad insultarmi in tutti i possibili modi che conosco, finché la maglietta nera davanti a me si ferma e mi invita ad entrare in una stanza.

Cerco di non dare a vedere la mia agitazione, raddrizzo le spalle e varco la soglia di quella che mi sembra una camera padronale. Sarà grande due volte la mia ed è decisamente spoglia e poco arredata, un vero peccato per una meraviglia del genere.

Un tonfo abbastanza forte mi fa sussultare e lanciare un urletto.

<< Shh, calma Angel, o penseranno che ti stia torturando >> si avvicina con fare predatore

<< Lo spero tanto, così qualcuno mi porterà lontano da te! >> alzo la voce

Sorride beffardo << Sono certo che neppure il tuo amico  potrà aiutarti in questo: sei stata tu a pronunciare la parola 'obbligo', sbaglio? >>

Non rispondo e resto sotto il suo sguardo inquisitorio, mentre mi conduce verso la parete.

<< Cosa devo fare? >> sussurro a malapena, ignara del fatto che, pochi minuti dopo, mi si sarebbe fermato il cuore per un istante.

Fa finta di pensarci.

<< Dovrai fingerti la mia ragazza, per sei mesi >> annuncia, rompendo il silenzio che si era venuto a creare.

La mia risatina isterica risuona nella stanza << Stai scherzando, vero? >>

Il suo sguardo resta impassibile, e questa è la conferma che proprio non volevo avere.

<< Tu sei pazzo, assolutamente no! >> marco le ultime parole con decisione, prima di spingere il suo petto lontano da me e divincolarmi.

Con il passo di chi è furibonda e quasi schifata, cammino verso la porta, intenzionata più che mai a lasciare questa festa alla quale non sarei mai dovuta venire.

Le mie mani indugiano sulla maniglia, poi mi pare di vedere il fumo fuoriuscire dalle mie orecchie quando constato che è chiusa a chiave.

<< Senti, non so a che gioco tu stia giocando, ma è evidente che io non voglio farne parte quindi, per favore, apri questa porta >>

Scuote la testa ed io mi avvicino, per tentare di sottrargliele con la forza, anche se non serve dire essere un'opzione da non considerare minimamente.

<< Vuoi queste? >> chiede, estraendo il mio obiettivo dalla tasca sinistra.

<< Vieni a prenderle >> afferma in modo teatrale, mettendosele in bocca.

Questo ragazzo è un folle! Cosa diavolo ha in quella testa?

Non riesco neppure a descrivere la rabbia che provo in questo momento e lui deve accorgersene, perché è fermo immobile, in attesa di una mia reazione che di certo non avrà. Sono stata per troppo tempo alle sue provocazioni, non ci cadrò un'altra volta. Con Cole tutto sembra un circolo vizioso: un secondo prima tranquillità, quello dopo caos, poi di nuovo tranquillità e così all'infinito. Sono stufa di discutere, poi essere sua amica, e di nuovo sua nemica.

Mi porto una mano sulla fronte << Ti parlerò chiaramente: io non ti ficcherò mai la lingua in bocca per prendere quelle chiavi, quindi comportati da persona civile e dammele >>

Scuote la testa << Se vuoi uscire di qui, devi accettare le mie condizioni. Sarai la mia fidanzata per sei mesi >> ripete

Comincio a prendere in considerazione l'opzione di tirargli in testa uno dei tanti libri riposti nella libreria alle mie spalle, anche se nella mia mente c'è una domanda che mi assilla da quando ho udito per la prima volta la sua proposta.

Apparently I hate youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora