Capitolo 21

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<< Sta attenta, non mandare a fuoco la casa e chiudi sempre i rubinetti >> mi raccomanda scherzosamente Melanie

<< Sei sicura di non voler venire? >>

<< Si, sta tranquilla, me la caverò come sempre >> la abbraccio

<< D'accordo, torneremo domenica sera >> mi ricorda mio padre

Annuisco e li saluto mentre entrano in macchina ed escono dal vialetto.

Rientro in casa: finalmente sola, finalmente in pace. Non sono mai stata una ragazza che ama la solitudine però penso che ogni tanto un momento da soli sia decisamente necessario per mettere in ordine le idee e la mente in generale. Anche se le parole di Cole fanno ancora male, non voglio sprecare questi due giorni a pensare a lui.

Kat è da Ryan e ultimamente non la vedo molto spesso: so che è difficile gestire il tempo con gli altri quando si vuole stare con una persona quindi non sono arrabbiata con lei. Mi tocca organizzare per benino il week-end che mi aspetta, in compagnia di solo cibo, divano e copertina.

Sono le otto e un quarto quindi farei bene a cambiarmi e ordinare una pizza se non voglio cenare alle dieci. Salgo di sopra e indosso una maglietta a maniche corte e un leggings per stare comoda, prendo il telefono e resto a fissare il numero della pizzeria, facendo le prove per effettuare l'ordine finché non mi decido a premere la cornetta, supportata dai brontolii del mio stomaco.

Dopo mezz'ora il fattorino mi consegna la mia margherita, rendendomi la ragazza più felice del mondo.

<< Grazie >> dico, chiudendo la porta. Finalmente si mangia. Dal momento che non mi piace direttamente dal cartone, prendo un piatto dove appoggiare la pizza e mi rendo conto che è già tagliata. Bene, una preoccupazione in meno. Accendo la televisione e trovo un programma sugli animali e i loro comportamenti buffi: che fantastico venerdì sera. Divoro la pizza un pezzo dopo l'altro e, stranamente, il mio stomaco insaziabile è appagato.

<< Vorrà dire che il dolce lo mangerò più tardi >> affermo ad alta voce. Non so molto bene il perché ma parlare da sola mi rassicura e, in un certo senso, mi fa sentire tranquilla. è come se tutto quello che penso detto ad alta voce prenda una forma più definita e si concretizzi, riuscendo a farmi avere un quadro più completo e realistico di qualsiasi situazione. Annoiata cambio canale e, questa volta, trovo Gossip girl.

Sto per cadere nel vortice del sonno quando il suono del campanello mi fa sussultare. La televisione continua a parlare da sola, trasmettendo un episodio che ho guardato così tante volte da perdere il conto. Un secondo squillo mi ricorda che qualcuno mi attende sulla soglia.

Mi sottraggo dal calore del plaid e mi dirigo verso la porta, sto per aprire con nonchalance quando mi ritorna alla mente che sono sola in casa. E se un ladro o, peggio ancora, uno zombie assassino aspetta solo che gli dia libero accesso al mio salvadanaio e cervello? Corro in cucina e prendo il primo coltello che trovo, poi cautamente afferro la maniglia. Seguono almeno altri tre suoni prima che mi decida ad aprire. I capelli neri che ricadono sul viso lievemente sudato e quegli occhi verdi iniettati di sangue mi tranquillizzano, facendomi sentire al sicuro. Tiro un sospiro di sollievo, posando la mia arma.

<< Ehi >> mi saluta, avvicinandosi per baciarmi. Mi scanso e lui barcolla ma non cade.

<< Che ci fai qui? >> gli chiedo con tono infastidito

Si guarda intorno, forse temendo che ci sia qualcun altro con me.

<< Io... volevo vederti >> biascica. Se, a quelle parole, il mio cuore saltella di gioia, il mio cervello dice di non farsi abbindolare. Ma restare impassibili non è possibile davanti a quel musino imbronciato e a quell'espressione pensierosa.

<< E perché? >> la mia voce è fredda

<< Vabbè, ho sbagliato >> fa per andarsene ma, senza volerlo, gli domando come è arrivato fin qui.

<< Non credo sia una buona idea guidare in questo stato >> affermo

Nei suoi occhi balena una strana luce, come se nutrisse la speranza che le cose si sarebbero sistemate presto tra noi e saremmo tornati a trascorrere pomeriggi di studio insieme. Lo osservo mentre attraversa il soggiorno e va a sedersi sul divano.

<< Che guardavi? >>

Lo raggiungo << Veramente stavo per addormentarmi >>

<< Oh, mi dispiace averti svegliata >>

<< Ho detto che stavo per addormentarmi, non che stavo dormendo >> ribatto acida

Riduce le distanze tra di noi, avvicinandosi e posando la testa sul mio petto. Colta alla sprovvista, vengo percossa da brividi e il mio corpo si agita senza motivo. Sembra notarlo, infatti mi sorride beffardo. Si sistema meglio e bastano pochi minuti perché il suo respiro si faccia pesante e crolli sulle mie gambe.

 Si sistema meglio e bastano pochi minuti perché il suo respiro si faccia pesante e crolli sulle mie gambe

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