Capitolo venticinquesimo.

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"Ragazzi, primo volo per Agrigento domattina. Urgente, non fate domande. No paparazzi, niente scherzi. Portate con voi anche le ragazze."

Ignazio sembrava totalmente un'altra persona. Non era più se stesso. Sguardo basso, cupo, triste, confuso. Non era in se.

Aveva gli occhi socchiusi, poco più che uno spiraglio lasciava intravedere la sua pupilla dilatata. Una piccola fessura lasciava notare ad Adele una nota di dolore. Che succedeva?

La sua mente era invasa di domande, punti interrogativi si scontravano tra loro. Una battaglia si svolgeva tra i pensieri di Ignazio. La sua mente poteva essere paragonata al purgatorio, o ancor meglio all'inferno della Divina Commedia di Dante.

Adele capì che non erano le circostanze giuste per porre domande. Eppure voleva sapere cos'era successo in quei pochi minuti in cui lei e Veronica si erano allontanate a prendere un paio di drink. Si erano appartati in un privè del The Club, uno dei locali più esclusivi di Milano, per festeggiare il loro Nuovo Anno assieme.

Quella serata sembrava essere iniziata come uno dei più bei sogni mai fatti.. Ma sembrava si stesse concludendo come uno dei peggiori incubi ad occhi aperti.

Adele non aprì bocca. Posò il suo drink e quello di Ignazio sopra il tavolino di vetro che si trovava affianco al loro divanetto. Osservò velocemente Gianluca che non sembrava particolarmente preoccupato, rimaneva seduto sul divanetto in pelle nera e si passava spesso le mani tra il ciuffo di capelli. Non era buona cosa effettivamente.

Ignazio si poggiò una mano sul fianco e iniziò a fare due passi avanti e due indietro, esattamente come l'aveva già visto Adele quando era agitato. Sì ecco, era agitato per qualcosa.

Gli mise il dito indice della mano destra sulle labbre, lo obbligò a fermarsi e guardarla in quei occhi blu intenso che chiedevano risposte invano. Lo abbracciò forte attorno al collo e gli sussurrò che qualsiasi cosa fosse successa, sarebbe andato tutto bene.

Ignazio rimase in silenzio, Adele lo conosceva più di quanto lui potesse minimamente immaginare. Lei era rimasta ad osservarlo per così tanto tempo. E lui si lasciò andare, sapeva che di lei non poteva far altro che fidarsi.

Lui lasciò cadere il suo viso tra l'incavo della spalla destra di Adele. I capelli profumati e lisci, quanto erano morbidi e setosi. Senza rendersene conto strinse le sue braccia così forte attorno ai fianchi di Adele, che lei emise un flebile gemito. Un misto di dolore e piacere. Si sentì finalmente meglio, più leggero grazie a lei.

Gianluca fece cenno al proprietario che presto sarebbero andati via. Chiuse il conto e indicò l'uscita secondaria per fargli capire che non volevano dare nell'occhio. Fuori all'aria aperta Ignazio e Gianluca si abbracciarono, eppure una domanda retorica pervadeva l'animo di entrambi. Perchè Torpedine non aveva scritto nel gruppo in cui erano presenti tutti e tre?

***

Il mattino seguente trovarono un jet privato ad aspettarli in aeroporto e in poche ore giunsero ad Agrigento. Fecero scalo velocemente e se ne andarono in direzione Catania dove li aspettava Torpedine. Perchè proprio Catania?

"Siete in auto?" "Sì, l'autista vi porterà al Garibaldi.." "Le domande dopo Ignazio, dai stacca!" comunicò Torpedine dall'altro capo del telefono.

Subito dopo Ignazio ripetè ad alta voce e con viso tranquillo a Gianluca che sarebbero stati accompagnati al "Garibaldi". Veronica non aveva mai visto quel ragazzo sbiancare come in quel momento.

"Il Garibaldi? E che c'andiamo a fà in ospedale? T'ha detto altro?" esclamò Gianluca bianco in viso e visibilmente con le mani sudate. Iniziarono ad agitarsi.

"Piero, cazzo.. Piero no, non può essere!" iniziò a singhiozzare Adele. Rossa in viso, le lacrime le rigarono le sue guance di norma pallide. Gli occhi si fecero più spenti e di un azzurro che solamente il cielo conosce. Veronica racchiuse quel vuoto in cui sprofondò la sua migliore amica in un abbraccio. Non poteva essere successo qualcosa di davvero grave. Non a lui.

***

Entrarono nuovamente da una porta sul retro che portava alla direzione e vennero accompagnati da un medico al quarto piano dell'ospedale. Torpedine era lì, testa china che osservava i numerosi palazzi che occupavano gran parte della città. Continuava a mordersi le unghie dal fastidio, era chiaramente nervoso. Pestava furiosamente i piedi per terra, finchè non sentì la voce di Gianluca che lo riportò al momento preciso che stava vivendo.

Il viso duro del loro manager, messo in contrapposizione agli sguardi sfuggenti e sfatti dei genitori di Piero, provocava dolore. Cosa aveva combinato quel ragazzo? Dove si trovava? Cosa gli era successo? Perchè nessuno rispondeva a queste domande da più di 12 ore?

Adele si affrettò ad abbracciare i genitori del suo migliore amico senza proferire alcuna parola. La madre del suo 'Picciriddu' era un po' come una seconda madre per lei. Vedere le lacrime inondarle il viso la faceva stare male, sprofondarono assieme in un pianto di dolore che solo l'animo femminile può intendere.

Il medico si rassicurò che il signor Torpedine volesse comunicare di persona ai ragazzi cosa fosse successo la sera precedente, e così fu. Ormai è chiaro che non è una gamba rotta il prolema di Piero. Si portarono infatti in una stanza adiacente cosicchè Adele non potesse sentire, bisognava lasciarle ancora alcuni minuti perchè si ristabilisse. Forse se ad averglielo detto fossero stati i genitori di Piero, sarebbe stato più 'semplice' da accettare.

Il respiro irregolare di Torpedine, difficile ormai trattenere i singhiozzi anche per un uomo forte come lui. le mani poggiate allo schienale di una sedia. Alcune parole, se uscite dalla propria bocca, fanno capire la gravità di una cosa. Sentirle dire da altri non è la stessa cosa.

"E' entrato in coma.. Coma etilico" gli sguardi si placarono, freddi come ghiaccio. Le ciglia esitavano a battere, i cuori si fermarono diversi secondi. "Il tasso alcolemico era.. Era alto, parecchio alto" riprese parola Michele.

Ignazio si sentì le gambe molli, tremare. Occhi incollati al muro bianco della stanza. Zero pensieri, zero parole. Si sentiva solo, abbandonato e incapace a fare qualsiasi cosa. Si accasciò a terra, schiena rivolta al muro. Le mani tra i capelli. Sentì il suo cuore affondare.

Veronica si lasciò andare un paio di lacrime, ma voleva rendersi forte per Gianluca. Il suo Gianluca che aveva sempre visto in Piero il fratello maggiore. Lei lo prese, lo abbracciò senza conferire parola. Lo baciò sulle labbra portandogli un po' di sollievo. Quasi non si reggeva in piedi, quel ragazzo tanto forte quanto debole.

"Potrebbe svegliarsi come no... E se non si svegliasse?" pronunciò con un flebile filo di voce Ignazio.

Adele si lasciò cadere a terra in un pianto isterico. Era quasi accanto ad Ignazio quando sentì quelle parole. Vide il buio davanti a se.

Non mi va di commentare questo capitolo, è particolarmente importante per me.. ditemi voi cosa ne pensate, se ho fatto una cazzata o se vi piace come è scritto. Ci tengo, grazie di tutto :) Arianna


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