Capitolo 15

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Ultimo capitolo di questo finale. Spero vi piaccia abbastanza. Fatemi sapere...

"Dai, balliamo questa..."
Si sentì afferrare la mano e fu come se la bolla, nella quale si sentiva protetto, scoppiasse all'improvviso.
Giulia lo trascinò al centro della pista, dove alcune coppie stavano già ondeggiando al ritmo della canzone degli Artic Monkeys.
Ballava. Damiano ballava con sua moglie, cercando di non far trasparire la loro distanza, la scarsa confidenza, i problemi di anni e anni di matrimonio ormai agli sgoccioli. Ballava ed il suo sguardo continuava a vagare lassù, attirato dal vestito giallo, da quel sole, che rimaneva fermo davanti a lui come un eterno punto di riferimento.
Era la loro canzone, sua e di Vic. Non era che una delle tante, ne avevano a centinaia ma quella in particolare aveva sempre lo strano potere di trapanargli il cuore.
Quando finì, fu come risvegliarsi da un sogno. Il djset si concluse nel giro di una ventina di minuti, così come la sua scommessa, che a quel punto aveva già miseramente perso.
Vic scese dal palco ed iniziò a sistemare la valigetta del dj, ancora disperso chissà dove. Accanto a lei l'immancabile Valeria, che aveva passato tutta la sera lì vicino a sorseggiare un cocktail rosa, ormai annacquato. Damiano faceva finta di non vederle nemmeno ma le osservava di tanto in tanto mentre se ne stava al tavolino con gli amici ad accendere una sigaretta con il mozzicone di quella appena terminata.
Finalmente Victoria si avvicinò a loro, probabilmente voleva congedarsi. L'uomo si preparò all'impatto, pensando a qualche scusa per farla rimanere. Grande fu la sua sorpresa quando la vide sciogliersi i lunghi capelli dorati e togliersi gli stivali, per rimanere finalmente scalza.
"Ehi dj... se non metti l'ultima noi non ce ne andiamo..." Leo la accolse con uno dei suoi cori preferiti.
"L'ho già messa l'ultima, Chicco..."
Gli rispose l'amica, prendendo un sorso dal bicchiere di Damiano.
Quest'ultimo non protestò, anzi le fece spazio accanto a lui. Sapeva di avere bevuto troppo ma si sentiva appena brillo, forse solo stanco.
"Beh... allora metti l'ultima dell'ultima..." Supplicò di nuovo Leo, il quale era molto più brillo di lui.
"Basta Lè... torna a dormì!" Lo zittì a quel punto il cantante, lanciandogli il pacchetto di sigarette ormai vuoto.
L'assistente capì immediatamente l'antifona e si alzò, barcollando in modo pericoloso.
"Ma 'ndo vai??" Vic era preoccupata per lui, nonostante lo avesse visto anche in condizioni peggiori.
"Vado a innaffià quelle piante là in fondo... Dite che s'offendono?" Si guardò intorno in cerca degli sposi, i quali dovevano essere saliti in camera da almeno un'ora buona. Detto questo si allontanò verso il giardino, lontano dalla loro vista. Entrambi sapevano che lo faceva per lasciarli soli ma fingevano di non capirlo, perché sarebbe stato ancora più imbarazzante.
"Allora? Dove hai messo il tuo chirurgo?" Damiano si guardò intorno in cerca del tailleur lilla, che lo aveva tormentato per tutta la giornata.
"Era stanca... penso che domani sia reperibile..." Rispose la donna, slacciando un paio di bottoni del vestito, per accoccolarsi poi sulla poltroncina lì accanto.
"Wow...reperibile!" La prese in giro lui. "Giulia invece se n'è andata con Rebecca e le altre... ha detto che aveva mal di piedi e non voleva continuare a vedere gente vomitare in giro..."
Vic annuì. In fondo poteva capirla. Rimase qualche istante a giocare con i propri anelli d'oro, prima di decidersi a guardarlo negli occhi.
"A dire la verità, credo che Valeria mi abbia appena scaricato."
Il sorriso tirato sul viso di Damiano scomparve all'istante.
"E perché mai? Siete rimaste appiccicate tutta la sera... mi sembrava... sì insomma, me sembrava abbastanza presa..."
Vic rispose con la sua distintiva alzata di spalle.
"Che te devo dì? Magari anche a lei facevano male i piedi..." Gli strappò un sorriso e continuò con maggiore sincerità. "Non lo so... forse non sono ancora pronta... dice che nun ce metto il cento per cento..."
Cercava una risposta negli occhi nocciola illuminati dalle luci dorate ma l'unica risposta che ricevette la fece quasi cadere a terra.
"Io e Giulia stiamo divorziando."
"Come...? Come divorziando?" Sentiva di aver perso la voce. Quella era una totale sorpresa, un segreto così ben custodito dalla persona che pensava di saper leggere meglio di tutte.
"Sì, saranno quattro o cinque anni che ce stamo a provà... ma..."
Non era necessario finire la frase. Era un fallimento, punto. E dirlo proprio a lei, alla donna che aveva messo da parte per la sua storia da favola, di certo non lo aiutava a sentirsi meglio.
"Magari potreste farvi aiutare... Franci e Luca ad esempio..."
"No, Victò. Siamo stati in terapia, abbiamo fatto cose, condiviso progetti, siamo andati a Tokyo, a Bali, a Malibu... abbiamo lavorato insieme... è inutile, non funziona..."
Lo sguardo che le rivolse era disarmante, non ricordava di averlo mai visto così sincero e rassegnato.
"Mi dispiace..."
Che altro poteva dire? Un bel: Fanculo, te lo meriti? Forse sarebbe stato più da lei ma non era il momento per fare la stronza.
"No... non dispiacerti! È la prima volta che riesco a dirlo... intendo la parola divorzio... e devo ammettere che non fa più tanta paura."
Questa volta i loro sorrisi non erano più imbarazzati o tristi. C'era quella profonda connessione, che aveva sentito anche prima, quando era partita la loro canzone. Rimasero un silenzio per un po', osservando Leo e gli altri, che molestavano il povero barman per avere l'ultimo giro di shot con la scusa dell'open bar. Poi fu Damiano ad alzarsi per primo.
"Che dici, levamo le tende?"
Victoria annuì, guardandosi intorno in cerca forse di una scusa per rimanere. L'uomo se ne accorse e la tranquillizzò.
"Ah... nun te preoccupà! Lello non è da solo... Dai, t'accompagno..." Le tese la mano, invitandola a raccogliere le scarpe e a seguirlo.
"Non c'è bisogno..." Si affrettò a rassicurarlo lei.
"Ma non eri venuta con Valeria?"
"Sì ma posso sempre chiamare un taxi."
Sembrava che Vic non volesse rimanere sola con lui, che ne avesse il segreto timore dopo le loro ultime confidenze. Damiano cercò di tranquillizzarla, non avrebbe ammesso un no, ora che poteva finalmente passare del tempo con lei senza sentirsi in colpa.
"Ma che, stai a scherzà? Nun esiste che te faccio prenne 'n taxi... Saranno le cinque de mattina! Piuttosto annamose a fa 'na bella colazione delle nostre!"
A quelle parole le si illuminarono gli occhi e questo bastò per farlo sentire di nuovo fresco e carico come se non avesse appena bevuto il suo decimo shottino di whiskey scozzese.
"Se vedemo, regà..."
Salutarono gli amici con un cenno e si incamminarono verso l'uscita di quella corte magica. Damiano guardava i piedi nudi di Vic, che affondavano nell'erba, bagnata dalla rugiada del mattino; se non fosse stato così complicato, avrebbe voluto togliersi le scarpe per sentire la stessa sensazione. Allungò istintivamente la mano per prendere la sua e lei non fece resistenza ma gli sorrise di sottecchi proprio come faceva un tempo. C'era qualcosa di così puro e malinconico in quell'alba che stava per spuntare all'orizzonte, nel loro incedere lento in mezzo alla natura mentre le voci sguaiate dei ragazzi arrivavano sempre più lontane. C'era qualcosa di giusto ed inevitabile. Damiano inspirò, godendosi quella sensazione di inspiegabile serenità. Era da lungo tempo che non si sentiva a quel modo, come se finalmente fosse arrivato nel posto giusto al momento giusto.

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