Capitolo 14

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Si lasciò sistemare il colletto, sbuffando leggermente per quel gesto assolutamente superfluo. A Giulia piaceva fingere che andasse tutto bene davanti agli altri, era fatta così. Non che lui volesse dare spettacolo mettendosi a litigare nel bel mezzo del ricevimento ma preferiva evitare di attirare troppe attenzioni su di sé e sul suo matrimonio ormai alla deriva.
Alzò lo sguardo e si scontrò letteralmente con quello di Lei. Gli ci volle qualche secondo per deglutire e fare un rapido cenno di saluto nella sua direzione.
Vic era appena arrivata e, maledizione, era bellissima! Sembrava quasi che l’intero salone si fosse illuminato al suo ingresso. Indossava un abito giallo lungo fino ai piedi, del tutto simile a quello che portava quando era una ragazzina dallo stile un po’ bohemien. I capelli erano più chiari del solito ed il suo viso era di nuovo scoperto, senza la frangia, che aveva portato per anni. Erano secoli che non vedeva più il suo volto, come se si fosse nascosta fino a quel momento.
“Ecco Victoria… non andiamo a salutarla?” Giulia lo trascinò verso la donna, nonostante fosse fin troppo evidente che era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare.
“Vic, finalmente! Non ci speravamo più! Sei pazzesca!!” La accolse con due rapidi baci sulle guance, che la bassista ricambiò sorpresa. Damiano sorrise alla sua smorfia, mentre Giulia la abbracciava ed i loro sguardi si incrociarono sopra la spalla di lei. Che diavolo le prendeva?
“Ehi…” Si limitò a dirle poi, posandole un bacio imbarazzato sulla guancia. Era strano dal momento che quello era uno dei loro riti scaramantici per eccellenza da quasi due decenni ma ora sembrava un gesto assolutamente fuori luogo per entrambi.
“Ehi… Come state? Vi trovo in ottima forma… Vi ha fatto bene il sole della California…” Vic avrebbe voluto fare conversazione, se l’era ripromesso per ore ed ore ma aveva finito per fare polemica non appena aveva aperto bocca. Perché non era un segreto per nessuno che Damiano si fosse trasferito in America con la moglie, lasciando indietro una miriade di progetti.
“Sì, decisamente… il clima è migliore… e poi anche le corde vocali di Dami ne stanno traendo molto giovamento. Non è vero, amo?!”
“Sì… sì, abbastanza.” In quel momento la voce dell’uomo non sembrava tanto a posto a dire il vero ma era solo l’imbarazzo. “Ora però ci fermeremo per un po’… ho scritto alcune cose che vorrei farvi ascoltare più tardi...” Lo aveva detto apposta per creare di nuovo un contatto, per sentirla vicina e farle capire che, anche se si era allontanato fisicamente, il suo cuore era sempre rimasto lì. Eppure si sentiva estraneo, ingessato, forse era solo quel completo firmato che gli tirava troppo sulle spalle e lo faceva sentire una sorta di Ken di plastica.
D’un tratto una voce interruppe le sue paranoie.
“Eccomi, tata… pensavo di aver dimenticato le chiavi in macchina…”
Una donna con i tacchi a spillo, che lo sovrastava di almeno dodici centimetri, si era appena posizionata lì davanti a loro. Indossava un elegante tailleur color lavanda e sembrava che si sentisse molto più a suo agio di lui in quel contesto. Non c’era alcun dubbio: stava con Vic.
“Ragazzi, questa è Valeria. Loro sono Giulia e Da…”
“Damiano, certo!” Le saltò sulla voce la donna. “Come si fa a non sapere chi sei? Non vedevo l’ora di conoscerti, Vic mi parla sempre di te!"
Damiano era ammutolito di colpo. E chi cazzo era adesso questa? Non si aspettava certo che Vic rimanesse sola e casta per sempre ma nemmeno che portasse la sua nuova fiamma al matrimonio. In fondo da quanto era finita tra lei e Joy? Sei, sette mesi? No… forse a ben pensarci erano passati un paio danni.
Le strinse la mano come una specie di robot. Cercò anche di fare un paio di battute ai danni di Vic ma non risultavano divertenti nemmeno per lui. Giulia da parte sua sembrava come sempre padrona della situazione, amava mettersi in mostra con i suoi discorsoni sempre tutti uguali per fare colpo sulla nuova arrivata e questo li faceva sentire ancora più in imbarazzo.
Decise di buttarsi sull’alcol, in quei casi aiutava sempre. Si congedò con eleganza e si avvicinò al bancone, ordinando un gin tonic, nonostante fossero appena le quattro del pomeriggio e la cerimonia dovesse ancora iniziare.
“Fammene n’artro uguale, va!”
Fu attirato dalla voce inconfondibile di Leo, che si posizionò proprio accanto a lui.
“Ammazza ahò… che figurino!” Gli disse non appena lo vide in quel completo blu scuro, che gli regalava un paio di anni in più.
“Hai visto, Chicco? Me paro James Bond!”
“Più o meno…” Damiano rise, vagando con lo sguardo sui presenti. Avrebbe voluto distrarsi ma i suoi occhi continuavano a finire lì, su quel vestito giallo.
“’Na bomba, vero?!” Commentò l’amico, seguendo il suo sguardo.
“Eh? Chi? Vic??” Damiano cadde dalle nuvole.
“Ancora a pensà a Victoria, stai? Te sei proprio malato qui!” Lo prese in giro lui, puntandogli un dito alla tempia. “Parlavo della donna sua… Vale…”
Vale?”
Quindi erano già così in confidenza? Cosa si era perso?
“Sì… ma lo sai chi è quella? È una dei dottori più famosi d’Italia… è specializzata in mocrochirurgia della mano, cioè, ‘na robba ad altissimi livelli… Te ricostruisce queste, brò!”
Gli mostrò le mani con orgoglio come se fosse stata proprio lei a fargliele dal nulla.
“Me cojoni!!”
Esclamò lui, fingendosi meno colpito di quanto non fosse in realtà. La verità era che lo infastidiva tutto quell’amore per la nuova arrivata e lo infastidiva ancora di più che fosse una cazzo di cervellona indispensabile per la società. Non poteva essere una soubrettina del cazzo senza arte né parte? O magari una stilista, una musicista come loro o un’artista come Joy? Alla fine cosa c’entrava un microchirurgo della mano con una come Vic? Magari un chirurgo plastico…
“Leggo un po’ di gelosia…” Leo invece leggeva molto di più mentre iniziava a sorseggiare il suo cocktail.
“Ma quale gelosia? Non me ne frega un cazzo di quella spilungona… Non capisco cosa c’entri con Vic… dai, guardale!”
In effetti più le guardava e più si rendeva conto che erano proprio belle insieme. O forse erano solo i colori degli abiti, che si sposavano alla perfezione.
“Le guardo, le guardo… e te posso assicurà che è da quanno Joy se n’è annata che Vic nun l’ho mai vista così serena… è rinata con quella donna, microchirurgo o no…”
“Va bene… nun te scardà, Chicco! Ce credo…” Damiano si allontanò dal bar e l’amico lo seguì.
“E tu invece? V’è servita la vacanzina?”
“Se intendi per salvare il salvabile, direi proprio di no. C’ho provato, Lè… voleva cambià aria, voleva provà, diceva… ma è inutile…” Era realmente afflitto da tutta quella situazione. Erano anni che cercava di convincersi che fosse solo una crisi passeggera con Giulia ma non la era. Le loro vite si erano fatte troppo distanti, troppo intense. Mancava la complicità e la buona volontà da sola non bastava.
“Me spiace, Dam!” Leo gli diede una pacca sulla spalla, senza commentare oltre.
“Dai, dimmelo: Te l’avevo detto!"
Scimmiottò la voce dell’amico, il quale gli rispose con uno dei suoi sorrisi irresistibili.
“Certo che te l’avevo detto… e me sò pure beccato der cojone da mezzo monno! Ma ce stava… nun eri pronto…”
“Non so se adesso lo sono…” Damiano non parlava mai di quell’argomento, se non con suo fratello e con la sua analista storica ma ora sentiva che anche solo ammetterlo davanti ad una terza persona, era il primo passo decisivo.
“Non si è mai pronti per queste cose… tu ci hai creduto fino all’ultimo e questo ti fa onore ma non stare a colpevolizzarti troppo, lo sappiamo che le favole non esistono… anche lei lo sa!”
Entrambi gli uomini si ritrovarono ad osservare Giulia da lontano. Stava ancora parlando con Valeria, o meglio, stava monopolizzato tutta la sua attenzione solo per distoglierla da Vic. Era sempre stato così, non era colpa sua, probabilmente non se ne rendeva nemmeno del tutto conto.
“Oh regà, eccovi!”
La voce agitata di Thomas li riportò al vero motivo per il quale erano tutti riuniti lì.
“Bella, Tony!! Allora, te la stai a fà sotto?”
Thomas era vestito di tutto punto, faceva anche un po’ ridere con quel completo che ricordava tanto Jimmy Page nei suoi anni ruggenti. Ma era il suo matrimonio e poteva fare quello che voleva.
“No… non so se ce la faccio! Nun c’è manco Victoria… come famo senza Vic?”
Era così sulle spine che non si era nemmeno accorto dell’arrivo della bassista.
“Stà là, Chicco!! Calmati… i testimoni ci sono tutti! Ormai sei spacciato, nun c’hai più scuse!!” Lo prese in giro Leo, che in fondo era sempre stato molto contrario al matrimonio di chiunque.
Thomas si lasciò andare ad un sospiro di sollievo, quando incontrò lo sguardo di Vic e la vide correre verso di lui. Si preparò all’impatto e per poco con cadde, quando lei si ancorò al suo abbraccio.
“Nun ce credo che Fettuccina se sposa! ‘Ndo stà tù mojie? Secondo me è scappata!”
Risero. Anche Damiano rise. Rise come non gli succedeva da tempo, guardando i suoi amici tutti riuniti lì davanti a lui. Non sentiva quella sensazione da così tanti anni, da quando si erano accorti che potevano funzionare insieme, che, nonostante gli scazzi della vita, loro stavano bene. Sì, stavano proprio bene.
Non erano stati anni facili per nessuno di loro, dopo i fasti iniziali c’erano state le prime cadute, la concorrenza, la mancanza di idee, le accuse di plagio e di scarsa originalità. C’erano stati poi le difficoltà individuali di ognuno di loro, i problemi di salute fisica e mentale, le liti e le incomprensioni, che li avevano a volte allontanati ma senza mai rompere quel legame fraterno di fondo.
Ethan li raggiunse, bellissimo nel suo completo color antracite. Dovevano ammettere che tra di loro era quello invecchiato meglio, con i primi fili argentei ad illuminargli i lunghi capelli neri ed un fisico scolpito come quello dei suoi vent’anni.
“Quindi, ce semo tutti?”
Si avvicinarono all’altare con ansia ed eccitazione.
“Non ero così agitato nemmeno per il mio matrimonio!” Sussurrò Damiano all’orecchio di Vic, non appena si sistemarono l’uno accanto all’altra nel banco dei testimoni.
“Manco io…” Rispose.
Era una bugia, ovviamente. Ma era anche vero che il giorno del suo matrimonio erano arrivati entrambi leggermente provati dai postumi della serata precedente, che avevano trascorso insieme a Leo a buttare giù litri di tequila sale e limone.
Vic si aggiustò il vestito, lanciando occhiate verso la sala ormai gremita di gente.
“Bello ‘r chirurgo tuo… tata!” La prese in giro lui a quel punto, ponendo l’accento su quel nomignolo terribile.
“Me so’ data da fare…”
“Te tocca ‘sta attenta che la stà a puntà pure Giulia!” Scherzò l’uomo, guardando verso un punto imprecisato davanti a sé, mentre lei gli sistemava il nodo della cravatta. Doveva ammettere che quando lo aveva fatto la moglie, gli aveva dato molto più fastidio.
“E che sarà mai! Ormai ce sò abituata…” Anche lei aveva un tono scherzoso ma entrambi sapevano quanta verità ci fosse in quella battuta. Il loro rapporto era stato messo a dura prova, avevano passato periodi interi senza nemmeno parlarsi ma erano stati i mesi peggiori, i più lunghi. Perdevano l’ispirazione, l’allegria, in quei frangenti tutto sembrava meno bello, perché la verità era che si amavano di un amore ormai non più fisico ma profondo, radicato ed insostituibile. Varie persone nel corso degli anni avevano cercato di frapporsi tra di loro ma senza successo; era come un eterno cerchio, che si chiudeva inesorabilmente ogni volta, che loro lo volessero o no.
Ci fu un po’ di trambusto e poi finalmente partì la musica, uno di quei tormentoni  strappamutande, per i quali prendevano sempre in giro il loro chitarrista.
A Vic veniva da ridere, a Damiano naturalmente da piangere, vedendo incedere la sposa al braccio del padre. Ethan li compativa entrambi, cercando di zittirli come se fossero due bambini. Thomas da parte sua non riusciva a stare fermo per l’emozione, aveva atteso quel momento per anni ed ora tutto sembrava così perfetto da non essere nemmeno vero.
Fu una cerimonia divertente e commovente al tempo stesso. Damiano si ritrovò a pensare che se la stava godendo molto di più in veste di testimone che di sposo, anche se gli faceva un certo effetto starsene lì davanti accanto a Victoria. Chissà, magari se non avesse avuto così fretta di coronare il suo sogno d’amore con Giulia, non si sarebbe sentito a quel modo. Come se avesse buttato via l’unica occasione della sua vita.
Ma poi, chi voleva prendere in giro? Vic non si sarebbe mai sposata con nessuno, nemmeno con lui. Non era tipo da matrimonio, anche se ora scorgeva con la coda dell’occhio le lacrime di gioia dell’amica, mentre guardava firmare il suo fratellino.
La festa che seguì fu un vero e proprio evento esclusivo. Suonarono qualche pezzo ma senza troppo impegno. Il  Cobbra finì in piscina almeno un paio di volte, Edgard fece conquiste al bar, fingendo come ogni volta di gustare qualche cocktail superalcolico e Vic si ritrovò inaspettatamente in consolle a rimpiazzare il djset di un pezzo grosso, che aveva bevuto decisamente troppo.
Più la guardava e più doveva ammettere che ci stava bene lì sopra, con i capelli raccolti in modo disordinato e la sua aria così concentrata mentre ascoltava i brani in cuffia. Era uno di quei suoi tanti talenti, che Damiano non sapeva di conoscere ma che ora gli sembrava quasi scontato.
Ballarono e bevvero e tagliarono la torta per poi bere di nuovo. Era tutto magico in quella notte d’estate sui colli romani, l’aria frizzante, le luci intorno agli alberi e quell’atmosfera rilassata come non succedeva da secoli.
La serata stava quasi volgendo al termine, la maggior parte degli invitati se n’era andata, lasciando spazio agli irriducibili che si godevano gli ultimi attimi di follia. Alcuni si perdevano in discorsi filosofici a bordo piscina, altri dormivano riversi sui divanetti bianchi. Damiano da parte sua stava vincendo una scommessa alcolica e non aveva nessuna intenzione di abbandonare la nave. Poi qualcosa cambiò, gli bastò sentire quelle poche note e fu come se il suo battito si uniformasse ad esse. Si voltò subito verso la consolle e i loro occhi si incontrarono per una frazione di secondo, mentre da lontano si alzavano le prevedibili proteste di Leo.
“A Victò, hai rotto ‘r cazzo co’ stà lagna!”
Lei sorrise. Non ci poteva fare niente, adorava quella canzone, anche se aveva più di vent’anni ed i suoi compagni di avventura la odiavano perché li aveva costretti ad ascoltarla almeno un milione di volte.
Anche Damiano sorrise. Un sorriso fatto di ricordi e di sapori del passato. Di litigate furiose, incomprensioni e riappacificazioni magiche.

Secrets I’ve held in my heart
Are harder to hide that I thought
Mybe I just wanna be yours
Wanna be yours…

Le parole si srotolarono nella sua testa come un tappeto. Erano sempre state lì, anche quando pensava di averle dimenticate. Sentì stringersi un nodo alla gola e pensò che era da stupidi emozionarsi a quel modo.
Forse era così che si scopriva di essere diventati vecchi? Era quella la nostalgia?

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