Si salutarono con un cenno veloce. Damiano scese dall'auto per salire su quella che lo avrebbe portato a casa, da lei. Vic lo vedeva scalpitare da ore ormai, riconosceva l'impazienza nei suoi gesti nervosi e nelle sue occhiate esasperate. Lui era così, non aveva tanta resistenza, amava il suo lavoro ma aveva bisogno di staccare, di tornare alla normalità per ricaricare le batterie e quella normalità si chiamava Giulia.
Del resto quei due non si vedevano da settimane ormai, settimane di viaggi intercontinentali, comparsate e alberghi sempre più lussuosi; settimane durante le quali avevano scalato vette vertiginose ed inimmaginabili mentre la distanza tra lei e l'uomo diventava ormai incolmabile. Victoria avrebbe voluto dire che era tutta scena per non attirare l'attenzione dei media ma la verità era che, da quella sera in Germania, tutto tra di loro era cambiato. Avevano fatto una scelta definitiva e dolorosa e, benché Vic fosse ancora convinta che fosse stato lui il primo a tirarsi indietro, ora Damiano si comportava come se lei lo avesse rifiutato.
Ma che avrebbe dovuto fare? Ancora ricordava la sua espressione triste mentre si faceva scattare quelle foto per Halloween. Non voleva essere lì. A Vic faceva soffrire vederlo così, perché sapeva che era costretto lontano da lei, che non era dove avrebbe voluto essere ma rimaneva solo per dovere. Il gruppo era il dovere. Vic si sentiva il dovere per lui, là dove un tempo era sempre e solo stata il piacere vero e proprio, il sollievo, il futuro. Quando le loro strade avevano iniziato a divergere in modo così drastico?
Gli era rimasta lontana per quasi tutto il viaggio negli States, quel viaggio che avevano sognato per tutta la vita e che ora perdeva un po' di magia.
Victoria era in qualche modo felice di non aver compromesso ancora di più la stabilità già precaria della band con una notte di sesso, della quale di sicuro si sarebbero pentiti per il resto della loro vita. Più lo guardava e più lo sentiva estraneo, triste. E anche lei si sentiva sbagliata, non valorizzata come avrebbe voluto, messa da parte. O forse era solo lei a mettersi da parte per non infastidirlo. E allora se n'era rimasta in disparte, camminando da sola, un paio di passi dietro a tutti gli altri e lasciando che l'aria del molo di Santa Monica le scompigliasse i capelli, mentre in lontananza esplodevano i bagliori del cielo in tempesta sopra all'Oceano.
Ora però erano a casa, avrebbero potuto respirare la loro aria familiare e chissà, magari le cose avrebbero ricominciato a girare per il verso giusto!
"Bella Dam... ce sentimo domani... "
Thomas salutò l'amico per spostare poi la sua attenzione su di lei, su Victoria, sul suo sguardo perso fuori dal finestrino. Le posò una mano sulla gamba per farle sentire la sua vicinanza.
"Tutto bene, Vincé?"
"Sì... sì certo! Perché nun s'annamo a magnà quarcosa, te va?"
Ethan si fece accompagnare a casa e loro andarono a prendersi un hamburger, come sempre gli ultimi ad abbandonare la nave, come sempre insieme. I due fratellini, pronti a fare baldoria pur di non rimanere soli con i propri pensieri in testa.
"A che pensi?"
Thomas la destò dalle sue preoccupazioni mentre se ne stavano seduti su di un muretto a mangiare i loro panini.
"A nulla..."
"Fa freddo. Vòi la giacca?"
Era dolce il suo fratellino. Era come lei, non si sarebbe addentrato in discorsi filosofici sulla caducità delle cose e la superficialità delle relazioni umane ma le avrebbe semplicemente offerto la sua giacca per confortarla e dirle che lui c'era sempre. Che magari Damiano la stava accantonando, che camminava sempre un po' più avanti rispetto a loro senza darle l'importanza che meritava, ma lui no, lui la vedeva e rimaneva al suo fianco. Sempre.
Anche quella sera in Germania, quando se l'era ritrovata in camera con la sua aria sconvolta, non le aveva fatto domande. Sapeva che lei e il cantante erano andati in camera insieme, sapeva che prima o poi sarebbe successo perché la loro elettricità stava diventando impossibile da contenere ma qualcosa doveva essere andato storto. Lei aveva bussato e lui l'aveva fatta entrare. Avevano scambiato un paio di parole, prima di mettersi davanti ad un canale di video musicali e si erano addormentati così, tra le hit improbabili degli anni novanta.
Vic e Damiano erano una specie di nebulosa per lui. Li compativa più che capirli. Ethan sembrava più capace di leggere nelle loro liti furibonde e nelle catartiche riappacificazioni ma Thomas si limitava ad assecondarli sul palco come fuori da esso. Si era reso conto immediatamente che i rapporti si erano raffreddati quando Damiano aveva iniziato a contare su di lui per tenere in piedi lo show. Un tempo quel compito spettava a Vic, la loro chimica sarebbe riuscita da sola a portarsi a casa un live di tre ore ma adesso non più. Ora quei due manco si guardavano se non per i pochi passaggi concordati in scaletta.
Lui lo sapeva di chi era la colpa. Tutti quanti lo sapevano ma usavano la loro delicatezza per non sottolinearlo mai. A dire il vero non era proprio una colpa, era stato piuttosto un incastrarsi sfortunato di eventi. Vic e Damiano erano molto diversi per tanti aspetti, lei era il Sole e lui la Luna, lei era Marte e lui Venere, non si sarebbero trovati mai ma quando lo facevano, beh... quella era pura magia!
Lui e il batterista ne avevano parlato così tante volte ormai da farsi venire la nausea al solo pensiero. Thomas avrebbe tanto voluto chiuderli in una stanza per sempre e lasciare che si affrontassero una volta per tutte, così da metterli di fronte al loro sentimento. Odiava quell'eterno balletto, in cui si avvicinavano per poi allontanarsi sempre di più. Odiava anche lei, Giulia. Odiava che si fosse intromessa in un equilibrio precario ma collaudato, mischiando tutte le carte in tavola. Non la conosceva abbastanza per odiarla personalmente ma era abbastanza sicuro di detestare l'amico quando lei era intorno.
Ethan rimaneva più imparziale, come del resto era nella sua natura. Lui gli diceva di aspettare, che il tempo avrebbe dato i suoi frutti e messo a posto tutto quanto ma l'unica cosa che il chitarrista vedeva profilarsi all'orizzonte sempre più chiara e nitida era la possibilità che Damiano si allontanasse dal gruppo. I giornali ne parlavano da sempre, dai tempi di X Factor probabilmente, nessuno di loro aveva mai dato peso a tali malelingue ma ora Thomas aveva la netta sensazione che le divergenze di vedute tra il cantante e la bassista avrebbero finito per provocare la rottura definitiva. E a quel punto cosa sarebbe successo? Che fine avrebbero fatto tutti quanti? Lui avrebbe preso una posizione o avrebbe continuato a tacere come voleva Ethan?
"È stato un sogno..." Si decise a dire finalmente, ricordando il viaggio appena terminato dall'altra parte del globo.
"Davvero!! Sarei rimasta lì altri due mesi..."
"Troppo pochi dù mesi...troppo pochi!" Erano sempre così in sintonia quei due.
"Ma ce pensi alla faccia de tù padre mentre te guardava sonà sur palco dei Rolling Stones? Te l'immagini?"
"Madò, avrei pagato pe' averlo lì davanti, in prima fila dove se meritava de stare..." Ed era la verità, se lui era lì, se era chi era e suonava sul palco di una leggenda vivente come Keith Richards, era solo merito del suo vecchio, che gli aveva fatto amare ciò che i giovani della sua età nemmeno conoscevano.
"Peccato che non sia stato così bello per tutti..." Eccolo di nuovo quello sguardo perso nel vuoto.
"Dici Damiano? Ah... ma lascialo perde a quello! C'aveva li cazzi sua come sempre..."
"Già... come sempre." Gli fece eco lei, senza dare voce ai propri pensieri.
"Cos'è? Avete litigato di nuovo?"
"No, non litighiamo manco più... è che lui sembra sempre così scazzato. Come se dovesse timbrare il cartellino e non ne potesse più di noi... e questa cosa me spaventa... Non era così che me l'ero immaginata..."
"Già, nemmeno io. Ma non permettergli di rovinarti la festa... cazzo, l'hai visto l'altra sera quanto era felice de stà in mezzo alla gente a ballà e divertisse?!"
"Era sbronzo..." Rispose Vic con un mezzo sorriso.
"E allora?? Era più simile al Damiano che ho conosciuto io. Forse se ce parlassi..."
"Chi, io??" Vic scoppiò a ridere. "Credimi, sono proprio l'ultima persona al mondo con la quale vorrebbe parlare... più lontano gli sto e mejo è pe' tutti!"
"Non lo so, Victò... nun me piace quanno state separati. Tira 'na brutta aria pe' tuttti..."
"Se è per questo nun piace nemmeno a me ma che devo fà? Vicini ce scottamo..." Vic lasciò da parte il panino, che in fondo non le era mai andato. Prese un sorso della sua bibita e si mise a sedere più dritta per cercare lo sguardo dell'amico.
"Ma te lo ami?" Anche Thomas aveva smesso di mangiare. Era una domanda da un milione di dollari quella, ci aveva messo secoli a farla.
"Lo amo... Non lo so, Tony... Certo che lo amo! Come amo voi..."
"Ma che stai a dì?" La spinse via scherzosamente, come a dirle che non credeva a una sola parola. Di certo Vic era una brava a raccontare cazzate ma non con lui, che la conosceva da tutta la vita.
"È 'na cosa strana..." Disse lei con un sospiro, torturandosi l'orlo della giacca sgualcita. "A volte lo amo così tanto che me manca il respiro quanno stà troppo vicino. Lo amo ma non so in che modo..."
Il chitarrista alzò un sopracciglio, aspettandosi forse una risposta più esauriente.
"E... insomma avete mai...?" Essere tanto spudorati sul palco non voleva dire che tra di loro non esistessero tabù e quello era un argomento mai affrontato ma sempre rimasto sullo sfondo, come qualcosa di sottinteso ma non certo.
"Chi noi?? No! No no no no!" Si affrettò a chiarire lei come se fosse la cosa più assurda del mondo. "Cioè, non proprio. Diciamo che ce semo annati vicino ma per fortuna ce semo fermati in tempo."
"Forse sarebbe stato mejo che non ve foste fermati pe' niente!" Fu la sentenza inaspettata del piccolo Cobbra.
"Ma che stai a dì? Forse una volta ma ora... sarebbe stato strano... schifoso! Come farlo co' mì fratello! E poi immagina che bordello che ne sarebbe uscito...
"Ah già... pe' quella! A volte penso che sarebbe stato tutto molto più semplice se non l'avesse mai incontrata! Da quanno se l'è portata qui semo tutti cambiati de botto." Finalmente poteva dirlo senza offendere nessuno.
"Lo so. Ma è quello che lo fa felice..."
"Lo sai che ce la dovremo pijà pure ar prossimo viaggio?!" Disse il chitarrista con aria mesta.
"E allora? Lo vedi anche tu, no?! Con lei è diverso..." Victoria sembrava triste e felice allo stesso tempo. Forse solo rassegnata.
"Con te è diverso, Vic!!" Le rispose secco l'amico.
"Siamo solo amici. Sarebbe imbarazzante e basta. Devo mettermi in testa che devo vortà pagina."
Thomas la guardò con una sorta di compassione. Non avrebbe voluto essere nei suoi panni ma allo stesso tempo voleva davvero aiutarla ad uscire da quella specie di immobilità emotiva, nella quale era piombata ormai da anni.
"E perché non co' Joy? Pensavo stessi bene con lei..."
"Ce sto bene infatti. Ce sto benissimo!!"
"E allora? Me piace Joy..."
Vic si mise a ridere, colpendolo scherzosamente su una gamba.
"E certo che te piace, me l'hai presentata te! Non ti sarò mai abbastanza grata per averlo fatto! Lei... ah, Joy è una persona così speciale... me ne rendo conto. È una roccia, non ha paura di me, né di se stessa. Non ha paura dei miei vuoti, dei miei silenzi... non mi rinfaccia nulla. Lei è così perfetta in tutto... ma poi arriva Damiano, con quel cazzo di sorriso e quel suo modo lunatico e lui... è casa! Ed io mi sento così in colpa perché Joy sa tutto e lei mi ama e mi aspetta lo stesso. Mi sento un mostro!"
"Lei te rispetta."
"E poi adesso lei e Giulia stanno a diventà amiche per la pelle..."
Tony mimò l'urto del vomito, come a sentenziare tutto il suo disappunto.
"Eddai, scemo! Se vedono quanno noi stamo lontani... ed è giusto e normale che sia così."
Thomas sbottò di nuovo, quel discorso lo faceva sempre incazzare. Era deluso dal fatto che nessuno dei suoi compagni di viaggio fosse più attaccato al sogno quanto lo era lui.
"No! Ma nun c'hanno una cazzo de vita loro... che ne so... un lavoro, deji impegni...? La mia ragazza non me segue dovunque..."
"Ma è questa la loro vita, non lo capisci?! Forse dovremmo solo smette de pensà che semo solo noi quattro e fare spazio per allargà la famija..."
Thomas sospirò, allungando le gambe con un lamento stanco.
"Sì, c'avrai pure raggione te... ma poi se perdemo l'equilibrio e noi quattro stronzi se n'annamo co' le gambe all'aria, poi so'cazzi pe' tutti!"
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Amandoti 4 (What if?)
FanficLe regole sono sempre le stesse: il primo capitolo si lega a quello della mia prima ff, dal quale poi si snoda un nuovo finale. Questo finale risponde ad una nuova domanda: cosa sarebbe successo se non fosse successo proprio niente? Lo so, così si c...