La mattina dopo arrivò più veloce di quanto John si aspettasse. Si preparò e si vestì in fretta. Durante il tragitto in taxi per Baker Street provò nella sua testa una serie di discorsi, ma nessuno sembrava quello giusto. Alla fine decise di lasciar perdere, avrebbe inventato sul momento cosa dire a Sherlock. Pagando il tassista, John aprì la porta nera con i numeri dorati. Salì in fretta i diciassette scalini che lo portavano all'appartamento e aprì la porta. Individuò subito Sherlock. Era sulla sua poltrona di pelle, vestito in maniera impeccabile come al solito e John si ritrovò a pensare senza vergogna quanto fosse bello. Sherlock aprì gli occhi di scatto e guardò John. "C'è un motivo particolare che ti ha portato quì?" Chiese con voce fredda. Tutto l'entusiasmo di John scemò. "Dovevi per forza venire per farmi vedere ogni maledetto giorno come sei felice con Mary e sbattermi in faccia la tua felicità?" Continuò alzandosi. Sherlock era stanco, non ce la faceva più a trattenere il suo segreto. Non gliene fregava niente se John non ricambiava quello che provava lui, ma doveva dirglielo, doveva dirgli che ogni volta che lo vedeva felice lui era triste perché sapeva che quella felicità non gliela aveva fatta provare lui, che ogni volta che sorrideva il suo cuore perdeva un battito. Doveva dirglielo o sarebbe esploso, perché era meglio vivere una vita senza John che una vita in cui era un'altra persona che lo rendeva felice e non lui. "Ma che..?" John era perplesso. Perchè Sherlock si comportava così? Che cosa aveva fatto lui di male. "Sai che cosa volevo chiederti in quell'ospedale due mesi fa?" Domandò il consulente investigativo. "Se in quel momento prima che ti investissero volevi baciarmi... ma sono stato uno stupido perché ovviamente c'è solo Mary per te e "tu non sei gay" Cosa che hai cercato di ricordarmi quasi ogni giorno!" esclamò Sherlock. Gli occhi pizzicavano dalla voglia di mettersi a piangere, lui non voleva allontanare John, lui non voleva che se ne andasse, voleva solo che capisse cosa aveva provato, tutta la tristezza e il dolore. "Sherlock" un'unica parola. John pronunciò un unica parola e il consulente investigativo esplose. "E lo sai perchè?" Chiese "PERCHÈ IO TI AMO!" Urlò scoppiando a piangere. Era un pianto silenzioso. Le lacrime scendevano incontrollate dagli occhi e lui non poteva fare niente per fermarle. John rimase fermo immobile. Cosa aveva sentito? O quella era un allucinazione uditiva oppure aveva sentito bene. Sherlock Holmes lo amava? Ma era un sogno! John cercò di non saltellare dalla gioia perchè proprio adesso Sherlock stava piangendo. "Sherlock" disse di nuovo, come se quella parola contenesse mille significati. "Guardami" esortò. Sherlock alzò la testa. Come al solito i suoi occhi azzurri vennero risucchiati da quelli più scuri di John. Che cosa voleva John? Glielo aveva detto chiaro e tondo che lo amava, sarebbe dovuto scappare via terrorizzato, invece era ancora quì. "Sherlock ero venuto quì per dirti una cosa, ero così felice perché finalmente avevo preso la giusta decisione, perchè anche io ti amo Sherlock" disse tutto d'un fiato. Si sentì subito più leggero. Sherlock lo guardò sbalordito. Cosa? John lo amava? Si era fatto mille domande quando l'unica cosa che doveva fare era andare da John e dirglielo. John sorrise e Sherlock pensò che adesso la stanza era molto più luminosa. Si avvicinò a Sherlock. La maschera che di solito usava il consulente investigativo per nascondere le sue emozioni cadde e andò in frantumi. John potè vedere paura, tristezza, incertezza ma soprattutto amore. Solo allora John si rese conto di essere stato un emerito idiota. Come aveva fatto a non vedere? Come aveva fatto a non capire che anche Sherlock stava provando la sua stessa cosa? Era stato troppo cieco, troppo cieco e si era preoccupato dei suoi troppi problemi, dimenticandosi che forse anche il consulente investigativo stava soffrendo per tutte quelle incertezze. Ma John voleva rimediare, cercando di trasmettere con tutto sé stesso quello che provava attraverso gli occhi e i suoi gesti, si avvicinò ancora di più e ridusse la minima distanza che si era creata tra loro due. -John, tu hai una moglie, forse non dovresti...- Sussurrò ad un certo punto il consulente investigativo. -Sta zitto Sherlock- ribbattè John continuando ad avvicinarsi. Si incontrarono a metà strada. Sia Sherlock che John avevano aspettato quel bacio da quasi tutta la vita e solo ora si resero conto che era la cosa giusta. Era la cosa da fare per essere felici. Al diavolo il matrimonio, i figli e una vita normale. John si ritrovò a pensare che quell'idea che aveva di felicità era completamente sbagliata. Non gli servivano tutte quelle cose per essere felice e amato. Lui aveva Sherlock e Sherlock aveva lui. "Le emozioni sono complicate" Pensò Sherlock Holmes "ma vale la pena provarle tutte, dalla prima all'ultima, se questo vuol dire amare John Watson"
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Le emozioni sono complicate
Fanfictionsò che nessuno la leggerà perchè praticamente il fandom della serie Sherlock della BBC è praticamente morto, ma a me piace scrivere e quindi pubblico questa storia. John viene investito da una macchina in corsa. Questo incidente spingerà Sherlock e...