Presentazione

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Salve a tutti. Vorrei presentarmi per bene, ma non ho molto da dire. Prima di tutto, sono Adrian e ho 13 anni, ho origini russe ma sono italiano.

I miei capelli sono biondi, ma di un biondo prossimo al bianco, gli occhi sono azzurri, e la mia pelle è molto chiara. Sono un po' più basso rispetto alle persone della mia età, e sono magro, molto magro, penso si veda soprattutto nelle gambe, sottili come stuzzicadenti.

Caratterialmente parlando, non saprei descrivermi.
Di norma sono un ragazzo tranquillo, sono calmo e distaccato, risultando spesso apatico, ma questo soprattutto con gli adulti, con i ragazzi della mie età evito di esserlo troppo.
Quando provo delle emozioni, queste prendono il sopravvento sul mio cervello: se sono triste rischio di arrivare alla depressione, se sono felice arrivo all'euforia, se sono arrabbiato impazzisco, e se ho paura rischio un infarto per il panico. In parole povere, sembra che il mio corpo non conosca mezzi termini, emotivamente parlando: o non provo emozioni, o le emozioni che provo sono alla massima potenza. Ogni tanto c'ho riflettuto, e l'unica possibile causa che ho trovato a questo comportamento è la mancanza di costanza di queste emozioni: se una persona normale alterna queste emozioni giornalmente, io tendo a provarle si e no una volta alla settimana. Penso, ma non è nulla di certo o medicamente/scientificamente dimostrato, che la mancanza di costanza nel provare queste emozioni, renda il mio corpo più "inesperto" nel gestirle. Ovviamente sono solo speculazioni, ma volevo trovare qualche spiegazione a quello che mi succede.
In ogni caso, se ve lo state chiedendo il mio MBTI è ISTJ-T, e penso che questo mi possa presentare meglio di come potrei fare io: in base al test sono molto introverso, realistico, focalizzato sulla logica e sulla pianificazione e più prudente che impulsivo. Forse quest'ultima parte non è completamente giusta, poiché non sono poche le volte in cui sembra che spenga il cervello affidandomi all'istinto più puro.

Detto questo, vi presento un po' la mia situazione familiare: da qualche anno vivo con mio zio, Marvin, in un quartiere tranquillo ma un po' malandato. Non so nulla dei miei genitori (ho qualche ricordo, e non sono dei migliori, e per qualche anno ho vissuto con mia madre, prima che scomparisse, e ora nemmeno so dove sia mio padre), e non ho mai avuto fratelli. Non ho mai conosciuto i nonni, ma so che sono vivi, non so se ci sono altri zii, o altri parenti.

Se mi venisse chiesto chi è la persona che più odio al mondo, senza esitazione risponderei "mio zio": è un uomo tozzo e grosso, molto, con un pancione che a poco non gli permette nemmeno di entrare dalla porta. È un uomo che non sa cosa sia l'igiene, un uomo che puzza dalla mattina alla sera, che non si preoccupa di lavare i propri vestiti, di pulire la casa o di vedere se in frigo c'è del cibo scaduto.

È un uomo che spende la maggior parte dei soldi in alchool e scommesse, e ogni tanto sceglie anche di andare a puttane. Quindi, ho uno zio che essenzialmente è alcolizzato e ludopatico, ma non è la cosa peggiore.
Mio zio viene da uno dei quartieri più poveri e malavitosi che possano esistere. Durante la sua infanzia, il padre l'ha sempre picchiato, per "insegnargli a comportarsi come un vero uomo", e durante l'adolescenza l'aveva buttato in mezzo alla strada per "insegnargli cos'è la vita" (ho sentito questo racconto dai vari pettegolezzi fra le nonnine del quartiere). Ma ciò che è uscito da questa "educazione" non è certo un uomo che sa cos'è la vita, che sa vivere e che sa comportarsi. Al contrario, è nato un mostro: se vieni educato a suon di mazzate, le mazzate saranno l'unico linguaggio che conoscerai (a meno che durante la tua vita qualche evento non ti abbia portato a migliori strade), infatti non è sorprendente il fatto che io stesso venga "educato" alla stessa maniera.
Quest'uomo infatti, mi picchia spesso, non provando nemmeno a contenere la propria forza. Mi dice che serve per educarmi, perché "i cazzoni come te non andranno da nessuna parte nella vita", ma realmente è una scusa per poter sfogare le proprie frustrazioni.

Ma se pensate che questo sia terribile, sappiate che fa di peggio. Infatti, e non mi è facile dirlo, ma è fondamentale che lo sappiate, lui... mi violenta.
Prima erano solo molestie, mi toccava dove non doveva, in modi inappropriati e riluttanti, ma poi è passato a... questo.
La prima volta fu a 8 anni. Era il mio compleanno, e piangevo perché non voleva darmi una candelina da soffiare. In classe avevo visto tutti i miei compagnetti spegnere le candeline felici, mentre gli veniva detto di esprimere un desiderio. Quel giorno speciale volevo esprimerne uno pure io. Non avrei mai chiesto una torta, ma desideravo ardentemente quella candelina nella speranza che il desiderio che volevo esprimere si sarebbe avverato. Però mio zio era irremovibile nella sua scelta: "i mocciosi come te non meritano nemmeno di nascere, figuriamoci se ora questo giorno si deve festeggiare".
Ma in quel momento, come il bambino che ero, mi ero messo a fare i capricci: sbattevo i piedi, piangevo e urlavo disperandomi. Ancora oggi mi pento di aver insistito: lui, stanco di quel piagnisteo, mi prese di peso e mi scaraventò sul divano. Iniziò a sbottonarsi il pantalone mentre disse "ora impari qual è il posto per mocciosi come te".
Penso abbiate capito ciò che fece dopo. Da allora, ogni tanto lo rifà. Ricordo che quando la prima volta cercai di scappare, lui mi ruppe la caviglia, e da lì capì che ribellarsi non avrebbe avuto alcun senso, avrebbe reso il tutto solo più doloroso e avrebbe prolungato quello strazio.

Questo è ciò che riguarda il tasto dolente della mia situazione familiare. Ma nella mia vita, i tasti dolenti sembrano essere infiniti, sempre in continua crescita e non sembrano voler diminuire. Infatti, un altro tasto dolente è la scuola.
La scuola di per sé non è un problema: ho buoni voti, sono un ragazzo studioso e mi mantengo sulla media del 7. Ai professori sono indifferente, forse forse un professore in particolare ci tiene a me, ma per gli altri sono un alunno come gli altri. Con i miei compagni di classe non ho problemi: parliamo tranquillamente, ogni tanto scherziamo, qualche volta si confrontano con me per i compiti e durante le verifiche provo ad aiutarli. Mi considerano un compagno qualunque.

Ma quanto vorrei essere considerato così da tutti! Invece, c'è chi mi riserva un trattamento speciale, la mitica offerta "bullo-vittima". Sono ragazzi sia della mia classe che delle classi più grandi, guidati da Derek che gli fa da "capobranco", un ragazzo di 4a che si diverte con poco a quanto pare. Si tratta di 8-10 ragazzi nel totale, il più grande dei quali va in 5º liceo.
Alcuni di loro mi usano come valletto, altri come banca personale, alcuni come "poggiapiedi", altri come "posacenere" , altri ancora come "cagnolino", alcuni come risorsa per i compiti, altri come professore privato, alcuni come calcolatrice umana, altri come scrittore ufficiale. E infine, alcuni come sacco per i pugni, mentre altri come valvola di sfogo.
Insomma, chi ha bisogno della qualunque va da Adrian.









--------angolo autore--------
Ho cambiato un po' lo stile di scrittura. Il testo originale mi sembrava troppo bambinesco, con un linguaggio un po' troppo semplice e "superficiale", specialmente nell'affrontare temi un po' più forti.
Per questo motivo ho riscritto la parte, e lo farò anche per le parti a seguire.
Nel particolare c'è una parte che è un vero e proprio casino, che non vedo l'ora di aggiustare.

Spero gradiate comunque, alla fine il contenuto è lo stesso, ma penso che ora il linguaggio usato sia più appropriato.
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